Un ricordo del barone Agostino La Lomia- di Ezio Pagano

Un ricordo del barone Agostino La Lomia- di Ezio Pagano

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Fu amico di Luigi Pirandello, Giovanni Gentile, Filippo Tommaso Marinetti, Marta Abba, Angelo Musco, Trilussa e, solo per alcuni giorni, anche mio.

Quest’anno ricorre il quarantennale della dipartita di Paolo Annarino e Gatto. Il prestigioso giornale “Le Figaro” di Parigi pubblicò il seguente necrologio: “Investito da mano pirata è deceduto tragicamente il cinque agosto 1969 in Canicatti S.E. il Referendario Paolo Annarino e Gatto. Ne da il triste annunzio don Turiddu Capra duca di Santa Flavia e merlo, che lo ebbe padre, fratello e amico. I resti mortali saranno tunulati di fronte al mare Jonio nell’isola di Capo La Croce in quel di Taormina”.

Con questo funesto incipit lasciatemi introdurre la figura di un personaggio che merita di essere ricordato, S.A.R. il barone Agostino La Lomia.
Siamo negli anni Sessanta del secolo scorso, ai tempi in cui l’Hotel “Zagarella” era composto da un piccolo corpo centrale e da una serie di bungalow. Per un lungo periodo vi ospitai un personaggio immensamente simpatico quanto strano, Sebastiano Carta, pittore e poeta, autore di opere futuriste.
Una mattina, arrivato allo “Zagarella” per il quotidiano incontro con Carta, venni letteralmente rapito dal direttore dell’albergo, Giovanni Lo Medico, il quale mi disse che nel corso della giornata mi avrebbe presentato un personaggio particolarmente estroso e importante; per un attimo pensai che stesse scherzando e che si riferisse a Carta, ma Lo Medico non era solito scherzare, almeno con me, e quindi gli risposi: “mi faccia chiamare quando sarà il momento, io sono nel bungalow di Carta”. Più tardi ricevette la chiamata e recatomi nella hall trovai il dott. Lo Medico in compagnia di un signore dall’abbigliamento bizzarro, che mi venne presentato come il barone Agostino La Lomia. In seguito fui messo al corrente di tutti i suoi titoli, barone di Renda, barone di Carbuscia e Torrazza, signore di Giantonnina e abate laico dell’Abbazia di Giacchetto, membro dell'Accademia Parnasiana, vice presidente del Banco di Credito siciliano, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, ecc. ecc.
Del barone si potrebbero raccontare una moltitudine di cose stravaganti, come del suo funerale celebrato da vivo o dei titoli nobiliari attribuiti agli animali domestici, dell’istrionica Accademia del Parnaso o, ancora, dell’acquisto dell’isolotto di Capo La Croce, in prossimità di Taormina, che proclamò stato indipendente autonominandosene Sovrano. Certo non direi nulla di nuovo perché sul web c’è tutto. Racconterò soltanto due episodi inediti che mi coinvolsero personalmente.
La prima è che, dopo essere stati presentati, il barone mi chiese di fargli fare cento cartoline; io li per lì non capii, poi seppi che il barone era stato informato da Lo Medico della mia attività da gallerista e, quindi, intuii che avrei dovuto chiedere a uno dei pittori di mia conoscenza di dipingere per lui cento cartoline. Ricordo che lo dissi al pittore locale Vincenzo Girgenti che, con la tecnica dell’acquarello, dipinse paesaggi e monumenti barocchi di Bagheria. Il barone rimase contento e mi pagò profumatamente.
La seconda cosa me la chiese il giorno successivo, affidandomi una splendida fanciulla (mi pare di ricordare che fosse sua nipote) e raccomandandomi di farla svagare. Io che possedevo un duetto Alfa Romeo, l’auto della dolce vita, feci di tutto per non deluderlo.
Purtroppo, di aneddoti inediti da raccontare non ne ho altri e mi rendo conto che quanto ho narrato è poca cosa. Per questo suggerisco, a chi è rimasto affascinato dal personaggio, di cercare sul web: ed avrà modo di scoprire che “condusse un’esistenza briosa, goliardica e godereccia. Superstizioso fino al midollo, faceva annunciare i suoi ospiti dalla servitù con un numero variabile di rintocchi di campane, tanto più numerosi quanti più erano graditi i visitatori. Amava le azioni plateali, come quando il 3 agosto 1969 sul Giornale di Sicilia pubblicò il necrologio per la morte del suo gatto”. Allo stesso filone appartengono le strampalerie di “insignire il suo merlo acquatico «Don Turiddu Capra» del titolo di Duca di Santa Flavia e di provvedere a far smpare al suo amato pennuto i biglietti da visita” e tanto altro, come quando ospitò a Lucky Luciano nel suo palazzo o l’amicizia che intrattenne con Sofia Loren e, soprattutto con Gina Lollobrigida.

Immagine di copertina da sx verso dx: Sebastiano Carta; Agostino La Lomia

 

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