L’Arte esiste solo nello spirito e si manifesta attraverso la materia, nasce con noi e non muore mai.
C’è un “detto” che mi pare saggio e per questo va sostenuto pervicacemente: “Una persona vale quanto la sua parola”. Ebbene si! Io non so quanto nel nostro Paese questa frase sia spendibile, perché in tal caso, col mio povero guadagno, potrei in un sol corpo comprarmi gran parte dei politici italiani.
Ma torniamo al “detto” e parliamo d’arte per dire che la “parola” sta diventando la mia ossessione. A proposito c’è un combinato di tre parole che mi inquieta: “Avere lo scheletro nell’armadio”, che il più delle volte viene riferito ad altri e che io, invece, riferisco a me stesso per dire l’indicibile: quando ho iniziato come gallerista ad occuparmi di arte astratta non la capivo! È proprio vero! Solo la gioia intima che provavo mi dava la sensazione che stavo facendo bene, anche se non mi era sufficiente l’emozione per poterla difendere.
Questo è il mio scheletro nell’armadio, anzi, lo era, perché adesso non lo è più, avendo palesato e soprattutto scoperto che le emozioni sono legate alle meraviglie del mondo e quindi all’arte, un’arte che integrata alla poesia e alla musica può essere “navicella” verso la felicità spiritualità. Oggi so anche che l’humus dell’arte astratta è universale ed eterno; infatti, i dipinti che non hanno questi requisiti sono espressioni artistiche etniche, che non godono del privilegio dell’immortalità e si esauriscono miseramente con un banale “mi piace” “non mi piace”.
La foto: particolare di un’opera di Elio Rosolino Cassarà.
