Parliamo di Guttuso - di Ezio Pagano

Parliamo di Guttuso - di Ezio Pagano

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Ai miei tempi si parlava di santità solo quando affioravano i miracoli, adesso si dice: Santo subito!

Guttuso non è stato uno stinco di santo, ciò nonostante la santità l’ha raggiunta in vita. Il primo miracolo è che artisti importanti come lui e più di lui, come Fontana, Burri, Morandi, de Chirico, vivevano da persone normali, Guttuso no! Non era normale. Guttuso dominava, condizionava, decideva, viveva da monarca, insomma, esercitava un potere che gli altri non potevano esercitare, almeno nella misura in cui lo esercitava lui.

Ricordo quel pomeriggio del 1984, quando fummo interrotti nella nostra conversazione su Baharia e i baharioti intanto che dipingeva, da una telefonata di Giulio Carlo Argan che avvertendolo del fatto che alla sede del Partito si tramava contro di lui, lo esortava a rientrare.
Io che avevo portato a Guttuso una lettera del presidente della Provincia di Palermo, Di Benedetto, che lo invitava a Palazzo Comitini, fui latore a sua volta di una lettera di Guttuso al Presidente, dove gli comunicava che avrebbe potuto accettare l’invito solo più avanti, dovendo rientrare a Roma con urgenza per motivi personali.
Forse in quella occasione si metteva in discussione la sua santità!?
(in quei giorni a Enrico Berlinguer era subentrato Alessandro Natta, alla segreteria del P.C.I.).
Questo episodio mi riporta ad un articolo del mio amico Fulvio Abbate, di questi giorni, del quale vi propongo l’inizio e la fine.
L’inizio: “Sarà stato il 1982, mi trovavo in casa di una baronessa palermitana, c’era Guttuso, lì presente in salotto, amico speciale, quando a un certo  punto della conversazione la nobildonna pose una domanda assoluta riferita alla stoffa politica del segretario generale del Pci: “Renato, ma com’è Berlinguer?” Guttuso, membro del Comitato centrale, pittore “ufficiale” del Partito, sembrò pensarci un po’ su, poi, dopo un breve filosofico silenzio, (…) concesse la sentenza: “Francesca, è uno che lavora tanto”. A suo modo, una lapide sul talento del capo del partito comunista “più grande d’Europa”.
La fine: “Cosa sia stato Berlinguer credo lo sappiano gli storici, quale il suo ruolo, i suoi limiti, quanto fosse più o meno “comunista”, i cronisti ricordano anche la battuta di Giancarlo Pajetta riferita proprio a lui: “Si iscrisse giovanissimo alla segreteria del Pci””.
È probabile che dovrei dare uno strapuntino d’informazione in più per renderlo più chiaro, ma forse vi toglierei il piacere di una autonoma sana riflessione sull’argomento. Buona riflessione a tutti.
La Foto: Renato Guttuso durante la campagna elettorale.

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