L’attuale disgraziatissima pinacoteca di Villa Cattolica- di Ezio Pagano

L’attuale disgraziatissima pinacoteca di Villa Cattolica- di Ezio Pagano

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Questo titolo che può apparire profetico non è mio, è scritto di pugno di Renato Guttuso.

Il mio non è il braccio di ferro con l’amico Sindaco e nemmeno il fatto che non riesco a rassegnarmi, ma semplicemente un prendere in considerazione che forse gli sono sfuggiti i miei precedenti articoli sul “Museo Guttuso” e per questo non mi ha ancora degnato di una risposta che mi avrebbe consentito di occuparmi d’altro. Ovviamente non riesco a pensare che ritenga il problema del museo di poca importanza o che esso non abbia bisogno di una nuova linfa.
Nel luglio del 1982, Renato Guttuso con una lettera incaricava il prof. Franco Lo Piparo a rivolgersi all’avv. Celone di Palermo, per valutare la possibilità di sottrarre all’incuria della gestione comunale di Bagheria le sue opere e farne una Fondazione. Da questa lettera ho estrapolato la frase di questo tremendo titolo. A distanza di quarant’anni da queste dure parole di Guttuso, agli occhi degli esperti non è cambiato nulla, per come ho rappresentato nel mio precedente articolo. Usando la metafora della lettera voglio dirgli a Renato come stanno realmente le cose oggi.

Bagheria ottobre 2021

Caro Renato,
ti scrivo questa lettera per distrarmi alcuni minuti dalle brutture materiali e immateriali con le quali sono attanagliato nel nostro amato e odiato Paese, Bagheria, e per ricordarti che il 26 dicembre compi 110 anni, come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti. E sono pure 35 anni che te ne sei andato.
Ti ricordi che ti raccontavo sempre di Bagheria e dei bagheresi e con tua meraviglia rispondevo a tutte le tue domande, senza reticenze su qualsiasi argomento? Lo facevo nella nostra lingua madre, in “baharioto” e tu lo apprezzavi molto e facevi lo stesso, ricercando nella tua memoria le parole più ataviche per tornare alle emozioni di un tempo e anche per meravigliare a Martina quando era presente; ora però è un po’ che non lo facciamo, quindi approfitto di queste date e di questa lettera per metterti al corrente di alcune “buone” notizie.
Renato, anzitutto voglio parlarti del museo che porta il tuo nome: “bello, bello, bello”; su questo argomento dovrei dirti troppe cose e visto che sono pubblicate su “Bagheria News” ti prego di leggerli lì. In generale ti dico che l’economia in Paese va “bene, bene, bene”; pensa che il nostro sindaco è stato persino a Ziyang in Cina e ha detto: «Che si profili la possibilità di una via bagherese della seta, sarà il lavoro che da oggi in avanti si programmerà», da allora a Bagheria non si avverte più la crisi dell’agricoltura, in oltre siamo i primi al mondo per l’esportazione dello sfincione bianco e lo mandiamo dovunque, proprio come si faceva una volta con i limoni. Ora mi chiedi del direttore del museo, e qui posso risponderti con dovizia di particolari, perché come tu sai questa è la mia materia. Pare che il Sindaco finalmente abbia recepito l’urgenza del direttore e per questo è intenzionato a fare in fretta, ma io continuo ad essere preoccupato, perche per fare in fretta potrebbe scegliere un direttore nelle vicinanze, tra Aspra e Bagheria senza andare per il sottile, e invece, io che su questo argomento modestamente sono preparato, so che il direttore deve essere autorevole e non può che venire fuori da un concorso nazionale.
Caro Renato, non lo so come andrà a finire la “querelle”, io ce la sto mettendo tutta, per il bene di tutti. Ti assicuro che se mi ascolteranno, come per miracolo, tutto sarà come prima e meglio di prima e tu tornerai ad essere il numero uno che eri. É vero, eri amato e odiato dalla critica e anche dai colleghi, ma andava bene così. Ti dico un’ultima cosa e chiudo, errori ne sono stati fatti tanti, soprattutto dopo che te ne sei andato, e non solo a Bagheria, però credo che se facciamo bene e in fretta tutto potrà tornare ai tempi in cui eri l’aspirazione di tutti: nobili, politici, miliardari e semplici appassionati d’arte.
Spero di darti buone notizie la prossima volta e di poterle raccontare non solo a te come adesso con una lettera, ma questa volta con un articolo rivolto al mondo intero.
Ciao Renato, Ezio, l’amico di sempre.

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