sfRenato Guttuso- di Ezio Pagano

sfRenato Guttuso- di Ezio Pagano

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Quando il suo amico Mazzacurati gli appioppò il soprannome di sfRenato Guttuso, avrà certamente pensato alle due principali caratteristiche che aveva in comune con Picasso: l’enorme produzione pittorica e l’amore travolgente per le donne.

Raccontare Renato Guttuso censurando le situazioni scomode non è certamente la cosa migliore, questo vale per Guttuso come per qualsiasi altro personaggio. Infatti, il giorno che si metterà mano ad una biografia postuma dell’artista, sarà utile sapere dell’amore travolgente che Guttuso ha avuto per l’universo femminile, e il riferimento non è solo alla contessa Marzotto. Penso alle poco vere modelle, all’entourage alto locato, alle fans e a quanti frequentando lo studio dell’Artista cedevano alle sue avances, visto che Renato anche in età avanzata era un bell’uomo.
Renato con gli amici non aveva inibizioni o ne aveva poche, soprattutto quando alzava il gomito e canticchiava storie di sentimenti profondi o semplici piaceri. Chi ha avuto il privilegio di condividere questi momenti, alcune volte anche imbarazzanti, sa che Guttuso avrebbe meritato il premio dell’infedeltà. Non dire queste cose è come non dire di Mario Schifano che gli assistenti gli facevano i quadri o che il Pictor optimus di origini siciliane, Giorgio de Chirico, rifaceva le sue stesse opere su commissione, per compiacere la moglie che non disdegnava i soldi. Storie che da un lato sono scomode e dall’altro però creano il mito del personaggio. Vedi Caravaggio, van Gogh, Warhol, eccetera.
Ovviamente circoscrivere la personalità del grande artista bagherese solo al labirinto dell’eros è riduttivo, pertanto dirò anche altri aspetti che si sono affastellati negli anni, come quello della sua vastissima produzione che non è tutta da considerarsi arte, perché una parte sono solo quadri realizzati per monetizzare. D’altronde Guttuso aveva un parterre affollato da mantenere: esuberanti amanti, portieri compiacenti, autisti tuttofare, maggiordomi ruffiani, assistenti particolari, modelle vere e presunte, dame di compagnia, governanti, segretari, avvocati, commercialisti, fotografi e amici di ogni tipo, dislocati nei luoghi del suo vivere quotidiano: a Roma, a Velate, a Palermo, ma anche a “Villa Guttuso” a Porto Rotondo in Sardegna, dove trascorreva focose vacanze con la sua amata “Martina”. Come artista ovviamente sarà ricordato per i capolavori, uno per tutti “Crocifissione” del 1941, conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che gli valse l’appellativo di "pictor diabolicus".

Tornando ai quadri per monetizzare, racconto di quella volta che con Guttuso andammo ad un ricevimento in suo onore a Canicatti, nella sede centrale della Banca Popolare Siciliana. Eravamo pronti per andare, quando, ricordandosi che stava per arrivare da Roma un mercante d’arte, tale Giuseppe Scattaglia, al quale avrebbe dovuto fargli trovare cinque guazzi che non aveva ancora fatto, nonostante fossimo in ritardo sulla tabella di marcia, tornò nello studio, prese cinque fogli e in meno di mezzora gli fece i cinque guazzi. È ovvio che quei cinque fogli non fossero opere d’arte e lui ne era certamente consapevole, ma è altrettanto vero che quei fogli stavano per diventare milioni di lire che Scattaglia avrebbe subito raddoppiato.

E ancora, a proposito di cose sconvenienti, ma necessarie a ricostruire la vera storia di Guttuso, ricordo una mostra allestita a Villa Cattolica, “Ritratti e autoritratti”, nella quale, per una stupida censura da parte dei curatori, furono omessi i ritratti di Marta Marzotto, perché ritenuti sconvenienti. A questo torto fatto alla musa ispiratrice del Maestro, si potrebbe rimediare con un’altra mostra che esalti la parte più autentica dell’autore: “L’eros nei dipinti di Guttuso”; dal momento che la figura femminile e i ritratti, in particolare di Marta Marzotto, nell’opera di Guttuso sono determinanti. Sulla donna e l’amore lo stesso Guttuso scrisse: “La donna è l’essere più completo che esiste in questo mondo. È armonia, è bellezza. Due doti che poiché le sono naturali sono sempre presenti nella sua vita: sia quando dorme, sia quando lavora, sia quando languidamente si riposa, sia quando abbraccia teneramente il suo uomo, sia quando appassionatamente lo ama, sia infine, quando invecchia. In ogni situazione c’è sempre lei con la sua incredibile armonia. La donna per me è l’amore e il mistero”. Ovviamente protagonista di questa mostra non potrà che essere la “libellula d’oro”, come chiamava Renato la contessa Marzotto. Questo per me dovrebbe essere il solo modo di raccontare Guttuso, nelle conferenze, attraverso i libri e infine nelle mostre d’arte. Magari aggiungendo di quel miracolo che vede Guttuso, dopo la morte, col dono dell’ubiquità, ma questa è un’altra storia.

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