Trentacinque anni dalla morte di Renato Guttuso- di Ezio Pagano

Trentacinque anni dalla morte di Renato Guttuso- di Ezio Pagano

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Ricordando Renato Guttuso nell’anniversario della morte, a proposito delle pitture della Chiesa di Aspra e di quel convegno che andrebbe fatto.

A proposito di Guttuso, quest’anno ricorre il 35⁰ anniversario della sua scomparsa, con l’assenza di un ricordo da parte dell’Amministrazione comunale. Intanto si continua a disertare sul concorso per il nuovo direttore mentre si pensa invece al ristorante all’interno del complesso monumentale di Villa Cattolica. In questo modo si lascia andare la barca alla deriva per mancanza di un timoniere.

Per fortuna a ricordare l’anniversario ci ha pensato il prof. Marco Carapezza con l’Università di Palermo. Manifestazione che mi ha fatto ricordare quando nel ventennale della scomparsa del grande maestro bagherese, nel 2007, durante una cerimonia commemorativa con gli interventi del sottoscritto, del prof. Franco Lo Piparo e del prof. Marco Carapezza, nella sede del “Museo Guttuso”, ebbi modo di dire quanto segue:
Ho sempre pensato che le biografie dei grandi personaggi vadano scritte in tre tomi, il primo dedicato al periodo giovanile, il secondo dedicato al periodo della formazione ed il terzo a quello della maturità. Il contributo che oggi si vuole dare rientra certamente tra le cose che riguardano il primo tomo “Il periodo giovanile”: Renato Guttuso ha decorato la chiesa di Aspra molto probabilmente a soli diciotto anni, nel 1929, e anche se questi dipinti non possono considerarsi importanti opere artistiche, sono di fatto un prodigio per il nostro illustre concittadino e quindi, importanti per ricostruire il suo percorso formativo.
Di Guttuso, quest’anno ricorre il ventennale della sua morte e tra qualche anno l’ottantesimo della realizzazione dei dipinti di Aspra, e, per la storia fascinosa della loro nascita, l’incredibile segregazione per oltre quarant’anni, gli assurdi e maldestri interventi di restauri e sopratutto per il degrado in cui versano oggi, a mio avviso sul punto di un precipizio senza ritorno, mi è parso doveroso, nella veste di direttore dell’Osservatorio dell’arte in Sicilia MUSEUM, proporre all’Amministrazione comunale di Bagheria una Giornata di Studio, con la partecipazione del prof. Giuseppe Basile e del prof. Enrico Crispolti (che mi avevano assicurato la loro presenza).
Prendendo spunto da questa particolare ricorrenza, a costo di apparire anticonformista, anziché i soliti gesti simbolici o discorsi con parole in libertà, chiedo all’Amministrazione comunale di fare propria questa esigenza, cioè: organizzare secondo i crismi della più alta ufficialità, per come si conviene in situazioni di questo genere, una giornata di studio, iniziando da subito a nominare un Consiglio scientifico e ad allargare la schiera dei relatori, in modo da poter concludere l’intensa giornata di lavoro con un nutrito e interessante materiale da pubblicare e lasciare come vademecum per i futuri interventi di restauro.
Per quello che può essere utile, avevo offerto la mia gratuita collaborazione, non fosse altro per averli riportati alla luce dopo oltre quarant’anni, per aver fatto il primo tentativo di restauro scoprendo la testa del Cristo e per avere raccolto materiale e testimonianze utili alla ricostruzione di un serio percorso, considerando che il materiale attualmente in circolazione (giornali, libri, interviste televisive ed quant’altro) è più fuorviante che illuminante.
Ovviamente da quel giorno sono passati quindici lunghi anni e nel frattempo qualcosa è stato fatto.

La foto: da destra. Marco Carapezza, Franco Lo Piparo, Ezio Pagano, Biagio Sciortino, Bartolo Di Salvo e Paolo Amoroso, alla Conferenza stampa del 18 gennaio 2007 presso il Museo Guttuso di Bagheria.

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