La grande sfida di oggi è senza dubbio il progetto Città/Cultura, sfida che con il passare del tempo non va soltanto crescendo nel numero delle città o delle reti di comuni che fanno squadra, ma soprattutto si affina la struttura dei progetti, nei quali la proposta culturale e le politiche di tutela, valorizzazione e promozione del territorio arrivano a permeare tutti gli ambiti della vita delle comunità e riescono a guardare ben oltre.
Si consolida insomma l’idea che la cultura debba ripensare la sua funzione reclamando uno spazio da protagonista a partire dalla politica di sviluppo locale.
Bisogna considerare prima di tutto lo sviluppo della città e il pensiero che c’è dietro per poter capire come innervare su quello sviluppo una programmazione culturale che tenga conto della vitalità e della complessità di una città che cerca nel suo continuo movimento nuove forme e nove realtà.
Per fare ciò sarebbe opportuno dare vita ad un ambizioso progetto di rigenerazione urbana capace di convogliare le sue attenzione e le sue risorse verso dei “distretti socio culturali” dislocati tra il centro storico e la periferia utilizzando come strumento di collegamento il recupero di monumenti, edifici storici, aree dismesse, verde urbano, affiancando al concetto di rigenerazione dello spazio quello di rigenerazione del tempo.
Un progetto che partendo dall’analisi degli spazi urbani riqualifichi il tempo che quelli spazi avrebbero prodotto, per ritrovare all’incrocio tra queste due dimensioni il nostro abitare la città, l’occasione di un cambio di passo verso una progettualità di maggiore inclusione e partecipazione culturale, in un “leitmotiv” dove la cultura dei Guttuso, Buttitta, Tornatore, Scianna, etc. torni ad essere il metronomo della vita della città, generando la consapevolezza che è la cultura a vincere il tempo, ad abbattere gli steccati storici e sociali che il suo incedere spesso erige.
Occorre, oggi, ridurre i rischi della dispersione delle energie e convogliandole in una direzione condivisa e programmatica che porti a lavorare su parole specifiche, capaci di diventare campi di forze entro i quali la città possa mettersi in gioco. Del resto il tempo è un tema alto, che costeggia questioni filosofiche e scientifiche difficili da declinare se non grazie agli elementi del progetto che attraverso i diversi modelli di espressione generano cinema, teatro, arte, scienza nell’interno del grande cantiere di discussione sul futuro della città.
Il recupero di ciascuna parte della città passa attraverso la narrazione della sua storia incontrandosi con la sfida tecnologica dove l’accessibilità a tutti e per tutti diventi la generatrice di un codice capace di meraviglia, stupore in un palinsesto temporale audace e paradigmatico.
Occorrerà lavorare su alcune specifiche linee progettuali che dovranno declinare i temi dell’integrazione e del multiculturalismo in cui dovrà maturare il rapporto tra imprese e cultura.
“Noi siamo i tempi” diceva Sant’Agostino. Una bella responsabilità, cui non ci si può più, in nessun modo, sottrarre.
Arch. Francesco Paolo Provino
Foto di copertina archivio Paolo Di Salvo autore ed epoca sconosciuti; foto in basso archivio Ferdinando Scianna.