Il tempo di costruire o di edificare. Breve analisi sull’uso ed abuso dello spazio

Il tempo di costruire o di edificare. Breve analisi sull’uso ed abuso dello spazio

Politica
Typography

Premetto che in queste brevi righe introduttive non voglio invadere il campo degli studiosi della semantica del linguaggio, ma mi appare opportuno che il lettore abbia ben chiaro la differenza tra “costruire” e “edificare”.

Il primo deriva dal latino “construere” cum struere, che equivale ad ammassare, mettere assieme dei mucchi, mucchi di mattoni ad esempio. Letteralmente vuol dire “mettere insieme”. Quindi l’atto del costruire si compie nell’intenzione e nella sua materia, qualunque intenzione, anche la più immediata, qualsivoglia materia che possa stare in qualche modo assieme.

Edificare è molto di più del costruire; mentre in con struere l’azione è tutta lì; l’edificare, sempre dal latitino aedes e facere , è il pensiero che da potenza diventa atto, è l’edificio, è chi edifica.
Edificare è costruire con il fuoco, il fuoco sacro, l’ardore, chi edifica ha un progetto che non attiene soltanto alla materia, ma allo spirito, ad un intento superiore, che richiama al concetto morale di edificante, ciò che è rivolto al bene.
E’ a partire da questa piccola esegesi sulla semantica del linguaggio che scaturisce la riflessione su quanto accade nello spazio sacro del cimitero comunale di Bagheria, dove ormai sono stati sdoganati i parametri del regolamento di polizia mortuaria e ogni ulteriore indicazione capace di rendere e salvaguardare un luogo di per sé sacro destinato ad accompagnare degnamente “le nostre spoglie mortali”. Assistiamo da anni all’azione di amministrazioni (se ricordo bene la penultima ha superato ogni limite) che, operando sotto il mantello della emergenza, procedono imperterrite nell’uso indiscriminato degli ultimi spazi di verde destinandoli all’occupazione di cubi informi di loculi.

Sì, cubi informi di loculi, dove non esiste discrimine per il rispetto degli spazi e dove tutto viene ridotto all’uso dello spazio nella logica di quei costruttori (ed uso questo termine non a caso) “palazzinari”.
La cultura del costruire (nel senso di mettere insieme) nell’edilizia cimiteriale del Comune di Bagheria supera di gran lunga quella dei “palazzinari” anche nel modo di derogare alle più semplici e seppure necessarie regole tecniche. Il progetto risulta assente ed il risultato copre esclusivamente l’obiettivo di assicurare un posto dove mettere dentro una salma.

Dallo scempio dello spazio in primis, alla mancanza di cura per gli alberi, dalle macerie generate dall’assoluta mancanza del progetto, dai mucchi di mattoni e di ferri, è ormai chiaro che non è più il tempo dei costruttori, e non è tempo di bachi.
Sarebbe il tempo giusto degli edificatori, almeno per salvaguardare e dare spazio all’idea di città
“Senza paradossi si può affermare che l’architettura è proprio l’edilizia “più utile”, in quanto, oltre alla destinazione pratica e all’organismo tecnico, riflette l’uso psicologico e spirituale.”(Bruno Zevi)

Arch. Francesco Paolo Provino

 

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.