Non si potrà dire che non ci sia stato nessuno capace di gridare che “il re è nudo”- di Ezio Pagano

Non si potrà dire che non ci sia stato nessuno capace di gridare che “il re è nudo”- di Ezio Pagano

Politica
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Chi tace acconsente.

Per onestà intellettuale ho sostituito all’ultimo momento l’incipit di questa riflessione, con una frase maliziosa arrivata sul mio WhatsApp in risposta agli articoli sulla riapertura del “Museo Guttuso” pubblicati da “la Repubblica” e “Bagheria News”: “Certo sono sicura che nelle tue mani il museo sarebbe sicuramente il migliore al mondo. Come d’altronde lo è la tua galleria”.

Per rispondere a questa provocazione dovrei fare il cattivo e alla mia età non si addice, quindi faccio finta di non essere stato chiaro in passato e perentoriamente ripeto: io non aspiro a poltrone, a nomine, a titoli e quant’altro; di credenziali ne ho a bizzeffe. Scrivo del “Museo Guttuso” perché mi sta a cuore e non voglio assistere al suo degrado. A fronte di un bene artistico che va in malora ogni cittadino dovrebbe mobilitarsi, a maggior ragione se si tratta di difendere le proprie idee. Sbagliano quelli che al primo scoglio si arenano miseramente e quelli che lo fanno sotto mentite spoglie. Diceva Picasso “crederci sempre porta al successo”. Volete una prova? visitate il MAC “Ludovico Corrao” di Gibellina, un museo che in passato è stato più contestato del “Museo Guttuso”, e troverete un’eccellente museo.
A Bagheria il “Museo Guttuso” va in malora, ed io non starò con le mani in mano. A tal proposito mi scrive un amico: “A noi vecchi spetta il compito di sollevare il problema. Poi si vedrà. Ho un nipote che fra qualche giorno compirà quindici anni e imparo molto dal suo modo di affrontare la questione. Per il momento sa che non pensa il suo futuro a Bagheria. Potrebbe essere un modo per elaborare un approccio non localistico a Bagheria. Chi vivrà vedrà” (Franco Lo Piparo).
Su questo argomento ho scritto parecchio e l’unico riscontro che ho avuto è quello di trovarmi con qualche amico in meno. Ciononostante ritengo di aver fatto la cosa giusta, anche se a fronte delle tante attestazioni di stima c’è qualcuno che la pensa diversamente. E vivaddìo!
In verità penso che questa amministrazione un percorso di qualità non lo voglia fare, infatti, proclama di voler risolvere atavici problemi del museo ma non pratica la discontinuità, dice di voler volare alto chiedendo consigli alla general counsel Maria Varsellona, ma invita ai tavoli della programmazione gente comune, e così via. Per questi motivi ho voluto illustrare questa riflessione con l’opera “Les Demoiselles Avignon”, per un’analogia che mi frulla in testa: nell’opera di Picasso cinque ragazze si mostrano nude in tutta la loro bellezza, ma lo fanno in un bordello rovinando la poesia della seduzione, allo stesso modo a Bagheria i politici parlano di buoni propositi ma lo fanno dal palco di un teatro con “la commedia dell’arte”, vanificando ogni loro proposito.
Post scriptum
Ho l’abitudine di far leggere in anteprima ad un amico le mie elucubrazioni e ricevo interessanti osservazioni che tengo per me. Una però la voglio sbandierare: “Non si potrà dire che non ci sia stato nessuno capace di gridare che "il re è nudo"”(Maurizio Padovano).

La foto: Les Demoiselles d'Avignon, 1907. Olio su tela cm 243,9×233,7 (particolare).

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