Antonio Belvedere: «Vorrei una Sicilia governata da uomini liberi e appassionati»

Antonio Belvedere: «Vorrei una Sicilia governata da uomini liberi e appassionati»

Politica
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In vista della prossima tornata elettorale nazionale e regionale del 25 settembre, appuntamento importantissimo per la nostra comunità, abbiamo deciso di intervistare il bagherese Antonio Belvedere, di professione Insegnante e Architetetto, unico tra i candidati di "casa nostra" a farlo, per la corsa al parlamento regionale, nelle file della sinistra con la lista di Claudio Fava "Cento Passi per la Sicilia".

Architetto Belvedere, Lei è l’unico bagherese candidato in una lista di sinistra. Come si sente ?

Come mi sento ? Bene, grazie. È una campagna elettorale difficile e in salita, ma è una partita importante e vogliamo giocarla fino in fondo: si combatte contro la rassegnazione, il pessimismo, il disincanto. Tre anni fa ho raccolto intorno a me un gruppo di cittadini appassionati di politica nella sua accezione più nobile. Accettando questa proposta di candidatura ho inteso dare continuità all’esperienza delle Comunali di tre anni fa e lanciare ancora una volta un messaggio di speranza, di partecipazione, di impegno nella vita pubblica.

La coalizione col PD sembra però scricchiolare, non vi si vede molto insieme…

Noi sosteniamo lealmente la candidatura di Caterina Chinnici e personalmente ritengo che sia il candidato presidente migliore in campo.
Poi, per quel che vedo, PD e Cento Passi rispettano il postulato sulle parallele, procedono fianco a fianco senza incontrarsi, ignorando che in politica le parallele potrebbero anche…convergere ! Scherzi a parte, si, gli scricchiolii ci sono e però le danze sono aperte e quindi….si balla !
Il programma però lo abbiamo scritto insieme. È un buon programma per far ripartire la Sicilia. Ovviamente i programmi camminano sulle gambe degli eletti. Io credo che mai come oggi sia importante scegliere bene le persone che dovranno rappresentarci.

Come sta la Sinistra oggi a Bagheria?

Bagheria non fa eccezione: come sta ? Come sta in tutto il Paese: cioè, male. Negli anni Sessanta il PCI era fortissimo; nel 1965 dodici consiglieri comunisti erano entrati a far parte di una delle prime “giunte popolari” che si formarono a livello nazionale e quella giunta era presieduta da mio padre, che era stato eletto sindaco con la prima lista civica formatasi a Bagheria. Una storia molto interessante che presto i bagheresi conosceranno perché ho ritrovato gli atti consiliari dell’epoca e ho intenzione di pubblicarli. Cosa sia diventata oggi quella Sinistra bisognerebbe chiederlo ai sopravvissuti di quella stagione e anche a coloro che ritengono di esserne gli eredi.

Suo padre? Ma non era un fervente cattolico? Come avrebbe potuto imbarcarsi in una operazione del genere?

Si, ha detto bene, era un fervente cattolico molto impegnato anche nelle ACLI. Dopo aver lasciato la DC, suo partito d’origine, aveva creato un movimento civico che si presentò alle elezioni del 1964 dove ottenne un buon successo e, eletto Sindaco, capì che era il momento di superare ogni barriera ideologica per mettersi al servizio della comunità chiamando a raccolta le forze che in quel momento si battevano per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, e si opponevano alla mafia combattendo la corruzione e la speculazione edilizia che stava già allora devastando Bagheria.

E lei è mai stato tesserato al PCI ?

Io non sono mai stato tesserato al PCI né alla sua federazione giovanile. La mia formazione politica è avvenuta nell’alveo delle battaglie civili del Partito Radicale di Pannella. Un piccolo partito che però ha avuto un ruolo importante nella vita politica del Paese. Ammiravo Pannella per il suo coraggio, come quando si schierò apertamente con Aldo Braibanti che subì un processo per “plagio” che in realtà fu un processo contro la sua omosessualità. La storia è stata raccontata da Amelio nel suo recentissimo film, “Il Signore delle Formiche”.

Quindi Lei sembra prendere un po’ le distanze dalla sinistra ex PCI.

No. Diciamo che la distanza, se c’è, è nelle cose, è nelle nostre storie. Bisognerebbe unirsi, mettendo in risalto i valori comuni, più che dividersi come sappiamo fare bene da sempre, a sinistra. Nel nostro gruppo bagherese dei “Cento Passi” ci sono tanti compagni ed amici che provengono da differenti storie ed esperienze “di sinistra”, che hanno saputo stare insieme e io sono molto orgoglioso di questo.

Oggi però in tutto il Paese la Sinistra appare in crisi, confusa.

Pensare che la crisi sia solo a Sinistra è un errore.
Le presunte certezze della destra sono pericolose e creeranno altre macerie.
Per dirla con le parole di Edgar Morin, viviamo una crisi della democrazia nel mondo intero, la crisi di un pianeta devastato dall‘onnipotenza del profitto, la crisi sanitaria scatenata dalle epidemie. E «stiamo vivendo, soprattutto, una crisi più insidiosa, invisibile e radicale: la crisi del pensiero ».

Si parla poco di mafia in questa campagna elettorale, non crede?

Si, molto poco. Ma nei prossimi mesi e anni, con il flusso di denaro in arrivo, bisognerà allertare tutti gli strumenti di cui disponiamo, migliorandoli e potenziandoli, per monitorare i potenziali contesti corruttivi che affliggono la nostra terra. Posso affermare con orgoglio che la Commissione regionale Antimafia presieduta da Claudio Fava ha lavorato con grande competenza e determinazione, svolgendo 300 sedute e 600 audizioni, portando alla discussione dodici importanti relazioni di indagine e due disegni di legge.: incendi dolosi, scandalo AST, sistema Montante, rifiuti, Sanità…..

Come vede il futuro?

Il pianeta, ha scritto Luciano Mirone, è attraversato da un pensiero unico: il capitalismo selvaggio. Per il quale si fanno le guerre, si disbosca la foresta amazzonica, si inquinano i mari, si sotterrano i rifiuti tossici, si umilia il Terzo mondo, si esalta l’economia a danno della politica. In poche parole: si mette al centro il danaro e si mortifica l’Uomo. Questo pensiero unico va combattuto se vogliamo avere una speranza. Come? Portando avanti le nostre battaglie senza arretrare e cercando di rinnovare la classe dirigente.
Un appello al voto
Se pensi di non andare a votare perché «tanto non cambia nulla», sappi che probabilmente non cambia nulla anche perché tu ti fai i fatti tuoi e lasci che le cose vadano come vanno. Se sei sfiduciato e non credi più nei partiti, scegli la persona, vota la sua storia. Io vorrei una Sicilia governata da uomini liberi e appassionati. E non intendo smettere di sognare.

 

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