Una ragione di più – 'Sai, c'è una ragione di più per dirti che vado via; vado e porto anche con me la tua malinconia'. C’è una ragione di più per andare via: la paura. Le parole le ho prese a prestito dalla Vanoni, scritte da Reitano e Califano (quando si dice il diavolo e l’acquasanta). Ogni momento merita una sua colonna sonora. Ci siamo lasciati a fine luglio, dandoci un arrivederci a settembre e ora rieccomi qui. Non puntuale, sono in ritardo, la rubrica doveva ripartire la settimana scorsa, ma non c’è l’ho fatta, agosto mi ha lasciato un senso di nausea, di angoscia, di disgusto, nulla che scopro all’improvviso, ma la sensazione forte è che oggi sia costantemente meglio di domani. Dicevamo, La Paura. Andiamo di ritagli, titoli e sottotitoli, frammenti di cronaca, commenti, schegge di fatti. Cruenti, violenti, terrorizzanti. “Palermo. Raid notturni in via Sciuti e via Aquileia, tre negozi assaltati in mezz'ora… mazzate alle vetrine, un'occhiata alla cassa, la fuga quasi a mani vuote…” Si suppone: “…intimidazioni per aprire la strada a future richieste di pizzo”.
Palermo, zona Viale Lazio: “Anziano garagista picchiato con la pistola per un bottino di 15 euro… armati e coi volti coperti da un casco… Alla reazione dell'uomo, i malviventi hanno risposto colpendolo con l'impugnatura dell'arma. Per lui tanta paura ed un trauma cranico”. Palermo: “Rapina in Via Ausonia… Assalita una tabaccheria… due banditi hanno messo a segno una rapina violenta, stringendo in mano un fucile a canne mozze…” Palermo: “Un corteo contro il Far West della stazione… «Stop agli scippi - la sicurezza è progresso». È lo slogan scritto su uno striscione che ha accompagnato il corteo, organizzato dalla prima circoscrizione, contro la criminalità nel centro storico… alla stazione centrale si sono svolte rapine e aggressioni a ripetizione. In tre ore sono state picchiate e derubate due turiste francesi, una cinese ha subito uno scippo e un immigrato dello Sri Lanka è stato aggredito…”. Partinico: “Uomo picchiato selvaggiamente e rapinato: notte da incubo… In due hanno cercato di entrare in casa con una scusa… Il malcapitato è ricoverato all’ospedale del paese…”. Castelbuono: “Nella notte i malviventi hanno sfondato la vetrina di una tabaccheria a Castelbuono e sono scappati con una Mercedes rubata...”. Bagheria: “Rapinata farmacia…”.
E questa è solo una raccolta alla rinfusa di frammenti di terrore, non esaustiva, non definitiva. Si potrebbe continuare con altre aggressioni, con altri, furti, con altre rapine, con altri turisti aggrediti e malmenati, con appartamenti svaligiati, con ragazzi derubati (dammi i soldi e il telefonino). Tutto questo non riguarda un tempo dilatato e lunghissimo, ma solo gli ultimi trenta, trentacinque giorni. Una porzione d’estate. Tra questi pericoli si vive. Anzi, tra questi pericoli si sopravvive, ci si nasconde, ci si tappa in casa, si hanno gli incubi, si attraversa - stando sul chi va là - una strada deserta. Tra questa assenza di sicurezza si affretta il passo che ci separa dall’auto, si stringe il manico di una borsa, si ascolta con inquietudine un passo che casualmente ti incalza. In questo clima scatti in avanti come un meccanismo a molla se un motorino che va per la sua strada si incunea tra un’auto e l’altra sfiorandoti. Si chiama qualità della vita, il senso di sicurezza ne fa parte integrante e assieme a tutte le altre assenze rappresenta quella ragione di più per la quale ci viene voglia di andare via. A volte mi chiedo se non stiamo cadendo nell’errore di considerare ancora guaribile quello che, invece, è un malato terminale.
Parassitismi – Segue provocazione. È un’avvertenza. E se tutta questa criminalità diffusa non fosse altro che la punta cruenta di un iceberg che riguarda tutti? Se la spiegazione non albergasse in quel mix letale di ignavia, apatia, abulia, accidia, pigrizia, indolenza, inerzia, torpore, indifferenza, passività, poltroneria, mescolato a dosi variabili di qualcosa che viaggia tra la scaltrezza e la furberia che ammorba le menti e le energie della gente del sud, in generale, di quella siciliana, in particolare e che dalle nostre parti riesce a trovare una delle sue espressioni migliori? C’è un filo conduttore che lega (tenetevi forte) la grande criminalità che non riesce a rinunciare al pizzo anche di fronte a esercenti disperati non in grado di far confluire nelle casse delle organizzazioni criminali che pochi spiccioli, la micro criminalità che scippa la vecchietta o il turista, il funzionario pubblico o il politico che arraffa tangenti, sino a scendere in questa piramide dell’inazione sino ad arrivare trasversalmente a un po’ tutta la fascia della popolazione che proclama solennemente che nulla si può fare pur di non fare niente?
Quanto costa l’azione, quanto costa smuovere le acque, quanto costa mettersi in discussione? E quanto è comoda una nicchia, quanto è bello un riparo, quanto è facile la rassegnazione, quanta è breve la via verso la sopraffazione? Alla fine, sono le spalle di un qualcuno, uno qualsiasi, quelle che sono le più ricercate, per aggrapparsi con violenza, con pietà, col carico del senso di colpa, col ricatto dell’amore, con la minaccia di un coltello puntato alla gola, con la vigliaccheria di chi ti minaccia gli affetti più cari e prospettandoti questo scenario ti chiede porzioni della tua vita. Il nostro popolo ha dimostrato, sono i fatti a parlare, che tra il reddito (lavoro) e la rendita (parassitismo) si è sempre scelto la seconda. A Bagheria qualche decennio fa esisteva un’economia agrumaria (il reddito) spazzata via dalla prospettiva miope di una rendita (i contributi comunitari). Si cerca un posto all’ombra o un posto al sole, in funzione delle stagioni.
La domanda è: in questo clima depresso, così carico di angustie, dov’è l’energia? La rabbia? Quanto sono diffusi i casi di parassitismo rassegnato e stanco? Il punto massimo di indignazione che riusciamo ad esprimere si concretizza in una voglia di delegare a qualcun altro. Abbiamo le idee chiarissime su quello che gli altri devono fare e in questa assegnazione di ruoli chi li distribuisce spesso è proprio quello che rimane senza parte. Ci si adatta. La spazzatura ci sommerge? La si scansa. Ci svaligiano l’appartamento? Ci si tappa in casa. Il lavoro non c’è? C’è la pensione della zia ottantenne. Dovrei andare a lavorare? Scippo la vecchietta, questo sì, è un lavoro facile, facile. Piccoli e grandi parassiti crescono. Onore a quei grandi criminali che animavano i film americani degli anni cinquanta, che svaligiavano banche scavando tunnel infiniti, rischiando, immaginando, sognando crimine. Disonore al pallido funzionario pubblico che incassa mazzette al bar sotto casa, che infila buste giallo ocra piegate in due dentro tasche grigie come la loro anima. Onore ai nostri nonni che si imbarcarono verso l’ignoto una mattina fredda di febbraio guardando con nostalgia il porto di Palermo che si faceva sempre più piccolo e sempre più lontano. Disonore a tutti quei giovani e meno giovani che invece di fare lo sforzo di guardare in faccia la realtà, girano la testa dall’altra parte e si adattano in un angolo che si fa, progressivamente, sempre meno comodo.
Onore ai volontari che puliscono le spiagge, disonore a chi stende il telo mare limitandosi a spostare la lattina vuota. Onore a chi si mette in discussione, disonore a chi ha sempre una scusa. Onore a chi si mette sul banco degli imputati, disonore a chi si autoassolve. Onore a chi ha saputo chiedere giustizia, libertà, diritti. Disonore a chi cerca solo piccoli e miserabili privilegi. Onore a chi paga il prezzo della sua libertà. Disonore a chi si vende. Onore a chi agisce, crea e mette in circolo energia; disonore al parassita che guarda, giudica, approfitta, succhia. Come una sanguisuga. Onore agli ostaggi dei parassiti.
Il Migliore – Tiriamoci su il morale grazie al più grande comico degli ultimi cento anni. L’uomo che ha sfondato il muro del paradosso, invaso il territorio del surreale, il vero genio in grado di mescolare realtà e finzione per tirarne fuori una terza, mai immaginata, e indescrivibile dimensione. Mi riferisco a Silvio Berlusconi. Non voglio fare ironia, dico sul serio. La battuta del mese, dell’anno e del secolo è questa: “Ho governato per 20 anni e tutto andava bene. Ora invece...” (28/8/2014).
I Peggiori – Sono proprio gli scudieri, i cavalier più o meno serventi, i paladini senza causa, i peggiori. Quelli che privi anche di un solo filo di umorismo si mettono a fare i difensori d’ufficio. Per esempio, Luciano Malan; il senatore di Forza Italia che vuole far ritirare “Belluscone – Una storia siciliana”, il film di Franco Maresco sul Cavaliere, che è stato in concorso a Venezia. Questa la tesi di Malan: “Deve intervenire la magistratura. Qui non c’è proprio nessuna satira: c’è ben poco da ridere. C’è piuttosto un attacco a una persona, a un'intera parte del Paese, a un movimento politico. Sono tre anni che Berlusconi non è più al governo italiano, quindi bisognerebbe parlare di qualcos’altro. Il cinema può essere un veicolo eccezionale di promozione, non solo turistica, ma anche economica in generale, ma purtroppo c’è un eccessivo indulgere sulla mafia...”. Malan dimostra di non aver capito alcune cose, la prima è che non è vero che c’è poco da ridere, quando c’è Berlusconi di mezzo c’è sempre molto da ridere e lo stesso Silvio lo bacchetterebbe per questa affermazione avventata. La seconda, ancora più grave e che se arriva all’orecchio del capo, Malan rischia grosso è “Sono tre anni che Berlusconi non è più al governo italiano, quindi bisognerebbe parlare di qualcos’altro”, Berlusconi tutto desidera tranne che essere dimenticato, l’unica cosa che vuole veramente è che si parli di lui. Questa è stata la sua regola che ne ha ispirato la condotta e ora arriva un Malan qualunque e vuole parlare d’altro. Però su una cosa Malan ha ragione “c’è un eccessivo indulgere sulla mafia...”. Peccato che, a volte, si muore di fuoco amico, ed è la stessa mafia che indulge su Berlusconi. Vero è che a suo tempo Totò Riina ha affermato “Questo Dell'Utri è una persona seria”, ed è sempre bello ricevere attestazioni di stima, però in questi giorni è venuto fuori che, sempre Riina, dice pure, riferendosi a Silvio: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”, e forse per Malan, per Forza Italia, per Berlusconi e anche per Belluscone, il vero problema non è tanto se il cinema indulge sulla mafia, ma se è la mafia che comincia a soffermarsi su Silvio.
Breve statistica senza senso – Molte, più di dieci, le persone che questa estate tornando da un viaggio vicino o lontano che sia stato (anche in Sicilia: Marsala, Ragusa Ibla, Capo d’Orlando, Gioiosa Marea, Acireale… Non per forza nell’ordinata Svizzera, nella precisa Germania o nella fascinosa Francia) mi hanno detto con l’aria di farmi una confidenza: “ma perché ogni posto mi sembra più bello di Bagheria? Riescono a essere più ordinati, più puliti, e alla fine tutto risulta più vivibile.”. E se fosse una questione maggioranze più o meno civili che abitano i luoghi? Insinuava un’amica poca interessata agli indici di popolarità.
10 - 10 è stato il numero dell’estate. Non c’è stato quotidiano, settimanale, mensile italiano nella sua versione online o cartacea che non si è lanciato in quello che è diventato una sorta di gioco. Il gioco del dieci. Le dieci cose da fare, le dieci cose da non fare, le dieci cose da mangiare, le dieci cose da evitare, i dieci borghi più belli, le dieci spiagge più belle, i dieci libri da leggere, i dieci viaggi più interessanti, le dieci frasi da non dire, le dieci frasi che lui ama sentirsi dire, le dieci bugie più frequenti, le dieci fantasie più sconvolgenti, le dieci cose da non pensare, le dieci cose da compensare, le dieci cose a cui ancora nessuno aveva pensato, le dieci bandiere bianche da sventolare. In questo trionfo del decalogo comportamentale, classificatorio, para-esistenziale, uno mi ha lasciata basita, perplessa, inebetita: cosa fare e non fare quando si è su una barca a vela. Perché questo sì che un problema che ci attanaglia, visto con quale frequenza gli italiani cavalcano le onde del mare issando vele, tirando cime, fiutando venti. 10 all’incapacità del giornalismo italiano di provare a trovare qualcosa di originale. 10 al suo vuoto di contenuti. 10 alla tendenza di copiarsi a vicenda.
Ultima ora – Mentre scrivo mi giunge notizia: “Palermo, rubato il giglio d’argento dalla statua di Santa Rosalia”. Cercavo una chiusura, questa mi sembra perfetta. W Palermo e Santa Rosalia.
Giusi Buttitta