Criminal minds- di Giusi Buttitta

Criminal minds- di Giusi Buttitta

senza zucchero
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Criminal Minds 1 - Partiamo da Genny ‘a Carogna. I commenti, dopo i fatti dell’Olimpico, furono unanimi: il calcio italiano è sotto ricatto della camorra, della criminalità, dei tifosi delinquenti. La feccia. Conclusione in coro: il calcio italiano è malato. Pensi “vabbè, sarà un problema del calcio”. Poi leggi “Ferdinando Minucci, presidente della Legabasket, è stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.”. Ci rifletti e dici “sarà, allora, un problema dello sport italiano”. Un settore, un ambito, una realtà circoscritta. Però, se ci rifletti bene, continuando a procedere per categorie, settori, aree, ti rendi conto che scoppiano gli scandali nella sanità e si parla di “sanità malata”; poi la cronaca si occupa dei funzionari pubblici e malata diventa la macchina burocratica presentata come vero bubbone purulento e ricettacolo di corruzione; passi all’abbinata politica e criminalità e questa diventa una narrazione che riguarda la cronaca, la storia e parte della preistoria; lanci uno sguardo sul territorio e l’abusivismo continua ad essere una piaga; sugli appalti pubblici (vogliamo parlare dell’EXPO, tanto per restare nell’attualità?) ogni sforzo per renderli trasparenti sembra sia vano; in compenso, lo smaltimento dei rifiuti, tossici e non, funziona con punte di efficienza teutonica (dalla Terra dei Fuochi alla distilleria di Marsala, per rimanere al caso più recente, che sversava pericolosi scarti della distillazione sui terreni situati a poca distanza dai pozzi dell'acquedotto comunale di Marsala). E senza pretendere di essere esaustivi nell’elencazione delle aree del delinquere diffuso, cosa ci suggerisce il record tutto italico in termini di evasione fiscale? E la contraffazione, nell’accezione merceologica più ampia possibile, di quali canali si avvale per la distribuzione? E chi sono quei rispettabili professionisti (avvocati, commercialisti, notai, esperti di finanza, di fiscalità internazionale, etc…) che gestiscono i patrimoni delle organizzazioni criminali? Qui non si tratta di fare di tutta un’erba un fascio, ma, è la quantità spaventosa di così tanti fasci di erba velenosa, che visti tutti assieme creano sgomento. C’è da chiedersi se la discussione invece di essere affrontata settorialmente, non vada analizzata in una visione d’insieme. In Italia sembra esserci un approccio criminale che permea e attraversa in modo trasversale ogni ambito della vita sociale. Dagli episodi eclatanti a quelli di criminalità “inconsapevole” (storie di ordinaria disonestà), il vento del delinquere soffia forte, gonfia le vele di una nave chiamata Italia trascinata verso derive che non prevedono ritorni. Siamo noi Romanzo Criminale.

Esposizioni nocive - La settimana scorsa una notizia è passata sotto silenzio ed invece potrebbe spiegare molte cose. Forse tutto. Uno studio condotto da alcuni scienziati dall'Harvard School of Public Health di Boston e pubblicato sulla rivista Neurology, giornale dell’American Academy of Neurology, è giunto alla seguente conclusione: il cervello non recupera mai pienamente dopo l'esposizione a vernici, colla o fumi sgrassanti. Lo dimostrerebbero i test cognitivi. In Italia qualcuno dovrebbe far partire un’indagine per capire a quale tipo di esposizione sono sottoposti i cervelli della classe dirigente italiana.

Pittalà Street - È tendenza consolidata nei paesi occidentali quella di decentrare, rispetto ai centri storici, le sedi degli uffici pubblici. Maggiore facilità di accesso, parcheggi, decongestionamento del traffico, opportuna raccolta in un’unica area dei vari uffici. Buon senso urbanistico. A Bagheria, invece, se devi rinnovare la carta d’identità, da qualche mese, devi recarti presso gli uffici di Via Pittalà, una stradina laterale al Corso Butera. Gli uffici dei Servizi Demografici da via Mattarella sono stati trasferiti in Pittalà Street. La zona è nota per le ampie strade, la facilità di parcheggio, la scorrevolezza del traffico (comunicazione di servizio per i lettori non bagheresi: trattasi di battutona). Prima riflessione: “Mah…”; seconda riflessione: “Boh…”; terza riflessione: “Chissà perché?”. Smetto di scrivere, faccio una pausa, accendo la radio, la voce di Lucio Battisti, le note di “Sì, viaggiare”, la canzone attacca così “Quel gran genio del mio amico…”. Sorrido, perfetta colonna sonora per gli uffici pubblici in Pittalà Street.

Giochi di parole - Le parole sono importanti. Cambia il codice deontologico dei medici italiani, tra le varie modifiche la scomparsa della parola "paziente" sostituita della dicitura "persona assistita". Personalmente preferivo la prima, decisamente più aderente alla realtà. A chiunque capiti di venire a contatto con il sistema sanitario italiano, alla fine è più “paziente” o più “persona assistita”? O deve essere molto paziente prima di poter essere persona assistita? Alle volte ci si sbilancia con eccessiva superficialità. L’espressione “persona assistita”, calata all’interno della realtà della sanità italiana, è una sorta di dichiarazione d’intenti. Un manifesto programmatico. Molto spesso, non è la realtà dei fatti. Meglio “paziente”.

Bagheria – L’Aquila, solo andata – L’Aquila, nel 2009 (ma i primi eventi sismici si verificarono nel dicembre 2008), fu colpita dal terremoto. L’Aquila, negli anni, è diventata una metafora dell’Italia di questo inizio millennio. A chi chiedeva, rivolgendosi agli aquilani, “cosa vi ha spaventato più del terremoto?” la risposta era “il dopo terremoto”. Malgrado le passerelle berlusconiane, le promesse di ricostruzione e di rilancio del territorio, L’Aquila è stata transennata, avvolta nel silenzio e trasformata in una città fantasma. Dopo cinque anni è così. A proposito di transennamenti, a Bagheria da circa un mese, in via Ignazio Lanza di Trabia, un po’ prima di arrivare in via Flavio Gioia, quindi nel percorso che collega il paese all’uscita dell’autostrada, direi un punto strategico del traffico veicolare, nel nostro piccolo, sta avvenendo la stessa cosa. Si è aperta una sorta di voragine, è stato costruito un quadrato di transenne che impedisce la circolazione diretta; e basta. Una nuova strategia: accerchio il problema senza aggredirlo. Nemmeno un cartello con la scritta “stiamo lavorando per voi”, o, magari, “se non oggi, vediamo domani”, o un piccolo berlusconino de’ noartri che si fa fotografare con un piccone in mano a segnare un fantomatico inizio dei lavori. Non una speranza, ma, almeno, un’illusione. C’è il buco, si mette la pezza. A quanto pare, nemmeno quella.

UFO – Extraterrestre portami via. Luciano D’Alfonso (ex sindaco di Pescara, ora candidato del Pd alla guida della Regione Abruzzo): “Il mare Adriatico sarà il parco più grande dell'Abruzzo e lo rispetteremo  dalle invasioni degli Ufo, perché si sono già messi in cammino.”. Tanto per dare ragione a chi sostiene che a sinistra, da tempo, non si riesce più a dialogare con le masse, ora si è passati direttamente allo sproloquio. Libro consigliato a D’Alfonso “Un marziano a Roma e altre farse” di Ennio Flaiano.

Il segmento – Definizione di segmento “Tratto di linea, specificatamente di retta, compreso tra due punti, detti estremi del segmento”. Notizia A: “In Gran Bretagna una laurea vale un milione di sterline. Nel Regno Unito un laureato su cinque diventa milionario, questo è quello che sostiene l'ufficio di statistica del Paese anglosassone. Il governo britannico dichiara: "L'università è un buon affare, giustificato il rialzo delle rette"”. Notizia B: “Quattro cassoni per la raccolta differenziata della carta pieni di tesi di laurea. Il ritrovamento è avvenuto al dipartimento di informatica, in via Comelico a Milano, dove alcuni studenti hanno scoperto centinaia di impaginati destinati al riciclo.”. Ora, uniamo i due punti tra la notizia A e la notizia B e otterremo un segmento la cui lunghezza misura la distanza, sotto ogni punto di vista, che separa l’Italia dalla Gran Bretagna.

Criminal Minds 2 - Su Sky, da un paio di settimane, è partita la serie televisiva Gomorra. Un successo, come lo è stato il libro di Saviano e il film di Garrone. Questa è l’ennesima occasione per porsi l’annoso problema che non si riesce a risolvere: chi paga i diritti d’autore alla criminalità? Come liquidarli e come quantificarli? La questione non riguarda solo Gomorra e la camorra. Non esiste paese al mondo dove la criminalità e la delinquenza abbiano offerto tanto materiale narrativo alla letteratura, al cinema, alla televisione. Solo gli Stati Uniti possono vantare una produzione così corposa, ma con la differenza che gli USA sono una nazione enormemente più grande e, in ogni caso, gli spunti di cronaca non coinvolgono il territorio con la stessa diffusione e capillarità. In Italia, i più grandi successi degli ultimi anni hanno una matrice comune, guardate a Romanzo Criminale che prende spunto dalle vicende della banda della Magliana, anche qui prima il libro di De Cataldo, poi il film di Placido e infine la serie. Successo, successo, successo. Soldi, soldi, soldi. Ovviamente, c’è la necessità di saperla raccontare una storia, ma non il bisogno di doverla inventare. Al massimo, filtrare, romanzare. Per il resto ci pensa la realtà. La televisione ha costruito su “La Piovra” un successo planetario, in questi anni vagonate di “Squadre Antimafia” e “Capo dei Capi” hanno fatto scoppiare i palinsesti. Ma, la nostra, è una tradizione. Negli anni settanta i polizziotteschi alla “Milano violenta”, Napoli spara, Roma mitraglia, Palermo risponde, hanno creato un genere. Anche in quel caso, si attingeva dalla realtà. Un cofanetto a parte si può confezionare sul tema “giudici ammazzati” e non mi dilungo nell’elencazione perché fa male. Detto questo, rimangono due riflessioni; la prima: dietro questi successi quanto compiacimento, intima approvazione, inconfessabile ammirazione c’è per i protagonisti di queste storie; la seconda: ma un Paese che sembra un set a cielo aperto per la messinscena di criminalità, corruzione, malaffare, che speranze ha?

Frase “nuje vulimme na speranz' 'e campa' senza chesta ansia” (da "Nuje Vulimme 'na Speranza" di NTO - sigla della serie Gomorra).

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Giusi Buttitta


 

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