Fedeli alla linea - di Giusi Buttitta

Fedeli alla linea - di Giusi Buttitta

senza zucchero
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AL  BALLOTTAGGIO – Alla fine è finita come si prevedeva. Al ballottaggio. Sarà Cinque contro Vella, o, se si vuole, Vella contro Cinque, oppure uno (cioè Cinque, anche se al quadrato, elevato al cinque del Movimento Cinque Stelle che apparentamenti con forze della “tradizione” rischierebbero di depotenziare) contro cinque (o quattro, o sei, o tre; la composizione possibile di eventuali apparentamenti “spontanei” tra le forze politiche “tradizionali” che potrebbero veder convogliare “naturalmente”, al di là di accordi a tavolino, su Vella le loro preferenze). L’onda lunga del grillismo, “o con me o con loro”, potrebbe/dovrebbe arrivare anche a Bagheria e compattare il fronte d’opposizione al M5S. Vedremo. Se conosco un po’ i bagheresi, posso anche immaginare come andrà a finire. Ne riparleremo. L’elettore si giochi la partita. Le carte mi sembrano sufficientemente scoperte per poter dire che si può procedere effettuando una scelta consapevole. L’importante è non rinnegarla prima che qualsiasi gallo canti tre volte.

NOSTRADAMUS  IN  GREMBIULE-Renzi è un bambinone circondato da mezze tacche, non è destinato a durare a lungo... Comunque, non è mai stato nella massoneria... Non le nascondo che vedo, con una certa soddisfazione, il popolo soffrire. Non mi fraintenda: non sono felice di questa situazione. Sono felice, invece, che vengano sempre più a galla le responsabilità della cattiva politica. Perché, probabilmente, solo un tributo di sangue potrà dare una svolta, diciamo pure rivoluzionaria, a questa povera Italia” (Licio Gelli Venerabile Maestro della loggia massonica P2, il 23 Maggio 2014). Non sottovaluterei le parole di un uomo che ha segnato, carte alla mano, la storia recente di questo Paese. Secondo lui, il punto di non ritorno potrebbe essere superato da una svolta che passa da un tributo di sangue. L’ipotesi è plausibile. In teoria. Quando la via d’uscita indolore, socialmente gestibile, non esiste, si deve necessariamente passare dal trauma. La piazza, il sangue.

Quando il re sarà nudo e nessuno sarà più in grado di sostenere il contrario, potrebbe accadere. Ma, abbiamo una speranza, siamo italiani. Se questo accadesse la nostra natura ci verrebbe in soccorso. Il sangue è roba da paesi con una vocazione spiccata per la tragedia e/o per la Grandeur, popoli da rivoluzione, noi, che siamo più inclini alla farsa e all’arte di arrangiarci, non siamo roba da bagni di sangue. Non siamo gente da rivoluzione. Rimaniamo il popolo di Pulcinella e Arlecchino, siamo quelli perfettamente fotografati nell’aforisma di Flaiano La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”, siamo italiani. Ed, una volta tanto, è anche un vantaggio. Il tributo di sangue? Caro Gelli, come direbbe Totò:Ma mi faccia il piacere…

FEDELI  ALLA  LINEA – A Bagheria più interessante del voto amministrativo, che è influenzato da dinamiche strettamente locali/personali, è l’analisi del voto “europeo”. Perché è quello che restituisce la vera anima “politica” della comunità. La coscienza politica reale. Lo schieramento. Non ci sono amici da aiutare, richieste di voto da parte di cugini alla ricerca di occupazione o sede da soddisfare, niente ballottaggi tra diversi imbarazzi da valutare. Insomma, per le europee il peso del candidato sul voto non è lo stesso di un’elezione amministrativa. Le mani sono libere e, allora, più facilmente, viene fuori il voto di “coscienza”. Bene, andiamo alla coscienza. A Bagheria il primo partito alle europee è stato Forza Italia (31,34%). Letto il dato la domanda, la prima, quella di getto, istintiva, quella che ti viene da rivolgere al mondo, così, d’emblée, è: “Ma, Berlusconi, per non farsi più votare, poverino, ma che deve fare?”.

Perché, tapino lui, onestamente, si è impegnato. In vent’anni ha profuso energie per offrire motivazioni affinché la gente non lo votasse. Ma il bagherese lo vota, perché il bagherese è così gattopardesco nell’anima, in giro va dicendo che vuole cambiare, cambiare, cambiare e nelle segrete stanze vota Silvio, perché il bagherese è furbo (volpepardesco?) e vuole le mani libere veramente, libere di fare cosa gli pare, ma l’importante che siano libere. Per questo ammira Silvio. E non basta, perché se aggiungiamo il 6,21% dell’NCD di Alfano e il 2,60 di Fratelli d’Italia, ricostituendo lo schieramento che, di fatto, gravita attorno al Berlusca, superiamo il 40%. Quasi un bagherese su due. Non poco dopo vent’anni di dù-dù-dù (nel senso del cane) e di dà-dà-dà (nel senso delle olgettine/o(r)gettine). In tutto questo dato c’è un’apparente stranezza se raffrontato al voto delle amministrative, alle europee Forza Italia ha il 31,34%, alle comunali 11,37%.

Ciò è sicuramente legato alla presenza di liste civiche di centrodestra che hanno drenato voti da quell’elettorato, ma, forse, ha anche influito la presenza di un candidato a sindaco come Antonino Costa, figura di alto profilo istituzionale, rappresentante, per la storia che ha alle spalle, delle istituzioni, della legalità, ma che qualche paura all’elettore medio di Forza Italia l’avrà pure messa: che ci portiamo la Polizia in casa? (smile, amici di Forza Italia, smile). Non tutti quelli che hanno votato FI alle europee hanno votato Costa alle comunali. È stato come mandare Maria Goretti a predicare castità presso i clienti seduti nelle sale d’attesa delle case chiuse, prima che la legge Merlin le sbarrasse definitivamente (ancora smile, ridiamoci su).

Sia chiaro, nessuna prevenzione nei confronti di Forza Italia, siamo consci della trasversalità del maneggio, di quanti pochi possono scagliare le prime pietre, ma la cronaca di questi anni non può essere archiviata frettolosamente sotto il tappeto della persecuzione giudiziaria (due i fondatori del partito, Dell’Utri e Berlusconi. Le loro vicende le conoscono tutti. Di fatto, due su due. Sono numeri). Per il resto, mentre il PD consolida, più o meno, a Bagheria la sua stanca e pallida (non nei numeri, ma nella forza) percentuale (23,49), nemmeno in linea con il dato nazionale (il rosso relativo di Renzi, direbbe Tiziano Ferro, ha spopolato; o rosso diluito dentro una concezione della sinistra come, semplicemente, la faccia un po’ meno feroce del capitalismo, ma rassegnata agli stessi peccati), il M5S sfiora il 30%, e questa è un’altra curiosità.

Qui viene fuori il bagherese dalla doppia coscienza, dalla doppia opinione, perfetto esempio di un atavico male siciliano, l’essere tutto e il contrario di tutto perché, alla fine, tra il tutto e il suo contrario non c’è tutta questa grande differenza. Semplifichiamo. Il M5S a Bagheria, alle europee si avvicina al 30%, alle comunali si mantiene distante dal 20. Più di 11 punti percentuali di differenza. Una fetta di elettori è stanca della vecchia politica a livello europeo, ma rimane nel solco della tradizione a livello locale. L’interessato risponde: “Si, però, mio cugino… Ma, con X e con Y siamo come fratelli…” e via scusandosi. Insomma, il cambiamento lì dove si può, lì dove non dà fastidio… Dove, tanto, non mi cambia niente. C’è una tipologia di bagherese che è così, un po’ autoreferenziale.

ERA  MEGLIO  MORIRE  DA  PICCOLI

“Era meglio morire da piccoli” è un evergreen e in una delle versioni di Paolo Rossi si concludeva con un “che vedere ‘sto schifo da grandi”. Quando Licio Gelli parla di tributo di sangue gli sfugge che siamo il paese di Michaela Biancofiore (parlamentare italiana, onorevole berlusconiana). Leggete, è lo stralcio di un’intervista presente sul sito di Libero (argomento: Dudù): “Ciao, sono Puggy Biancofiore (è Michaela che parla, simulando di essere il cane), ho un anno e mezzo e sono la gioia della mia mamma Michaela!... Il mio migliore amico è Dudù Berlusconi, siamo cresciuti insieme e ci vogliamo molto bene. Mi corteggia, ma io me la tiro! Giochiamo insieme nel parco di Arcore e a Palazzo Grazioli. Mi piace infilarmi sotto la scrivania del presidente Berlusconi mentre lui fa le telefonate ai Club Forza Silvio. Ero piccolissima, avevo 45 giorni quando il presidente mi prese in braccio la prima volta, è lì che Silvio e Francesca hanno pensato di prendere un cucciolo tutto per loro. Ed è arrivato Dudù!". (L'intervista si conclude con la Biancofiore e Puggy che "cantano" insieme l'inno di Forza Italia)”. Andate e cliccate: http://tv.liberoquotidiano.it/video/11623203/I-segreti-di-Puggy--.html. “Dudù Berlusconi”, ma vi rendete conto? Come se non bastasse il discorso di Puggy (Michaela) contiene una frase di un’ingenuità mostruosa considerando i precedenti di Silvio. Un rigore a porta vuota per qualsiasi comico. Scopritela.

GIOIELLI  DI  FAMIGLIA

Sulla corsa alla poltrona di sindaco di Bagheria, volutamente, non abbiamo finora detto molto. E questo vogliamo continuare a fare. Però, ora che qualcuno è fuori dai giochi, una chiosa, su una frase di uno dei candidati, vorrei permettermela. Non per entrare nel merito, l’intento del candidato poteva anche avere un suo senso, dipende se con i soldi si fa cassa o si costruisce un progetto; ma, per una rubrica che è partita dal presupposto che si sta passeggiando sull’orlo del baratro e che se non si comincia a guardarci dentro (al baratro) potremmo anche cominciare a precipitare (se già non lo stiamo facendo), le parole di Atanasio Matera (è lui il candidato) impongono una sottolineatura. La frase è questa: “se necessario così come fanno le famiglie che in stato di bisogno vendono i gioielli di famiglia, anch'io lo farò, mettendo sul mercato quelle ville e quei palazzi che, se messi sul mercato, potrebbero portare anche investimenti e ricchezza” (tratta dall’articolo di Angelo Gargano pubblicato Domenica 11 Maggio 2014 ore 21:10 su questo sito).

D’altra parte, l’idea non è nuova e viene ventilata da più parti da tempo, e in parte messa in atto, anche a livello nazionale. Qui non ci interessa stabilire se è una buona o una cattiva idea, quello che, invece, è sintomatico è che la soluzione, sia a livello nazionale che a livello locale viene sempre più spesso proposta. “Come le famiglie in stato di bisogno”. E come per quelle famiglie questo è l’ultimo stadio, e dopo? Intendo, dopo aver raschiato il barile. Se il momento attuale è congiunturale, allora, con il ricavato derivante dai gioielli di famiglia, resistiamo e, nel frattempo, rilanciamo; oppure, se non lo è, in quest’ultimo caso con il ricavato dei gioielli di famiglia prendiamo soltanto un po’ di tempo. Sia a livello nazionale che a livello locale, stiamo progettando un futuro o stiamo spostando in avanti una presa d’atto? Dopo che c’è? L’usuraio? (Grecia docet).

LA  FRASE – Da “Baratto” di Renato Zero Ehi, se ti do il pelo tu che mi dai? / Ehi, ti do la milza tu che mi dai? /Se ti do il polpaccio, tu che mi dai? /Per due molari io ci starei / Ci accomodiamo casomai”

GIUSI  BUTTITTA

 

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