Appunti per una storia di Bagheria - IX puntata, di G.ppe Speciale

Appunti per una storia di Bagheria - IX puntata, di G.ppe Speciale

Storia Locale - Documenti
Typography


Questo malessere si manifesta in vari modi: nei tumulti seguiti alla “rivoluzione” palermitana del 1820 (a Bagheria si recluta una poderosa “guerriglia” che partecipa ad una delle numerose spedizioni contro la Sicilia orientale (Mistretta) che non aveva aderito alla “rivoluzione”);
nella sommossa scoppiata a seguito della violenta epidemia di colera del 1837 e, infine, nel 1848 quando le squadre guidate da Giuseppe Scordato, dopo avere assalito il presidio borbonico e fatti prigionieri 92 soldati, calanoa Palermo contribuendo in maniera determinante alla cacciata dei Borboni.

D’altra parte la vita delle ville settecentesche è effimera. Si può con certezza affermare che esse ebbero un certo splendore soltanto agli inizi dell’Ottocento quando Ferdinando e Carolina fuggiti precipitosamente da Napoli sotto l’incalzare dell’esercito rivoluzionario francese si rifugiarono in Sicilia assieme a tutta la numerosa corte di nobili.

Ferdinando trascorreva lunghi periodi nel palazzetto reale di Solanto (nella foto in basso: l'antica tonnara, n.d.r.), mentre la regina preferiva l’ospitalità degli Spedalotto nella loro villa di Bagheria.

La presenza di un esercito inglese nell’isola e della flotta nel Mediterraneo provocano d’altra parte un generale rialzo di prodotti agricoli siciliani (vino, olio, formaggi e grano in particolare) e questo fenomeno ha positivi riflessi anche a Bagheria che, come abbiamo visto, produce un ottimo vino bianco.

La fine della guerra contro la Francia e la restaurazione del vecchio ordine in Europa provocano nel 1816 una gravissima crisi nell’agricoltura della Sicilia e Bagheria ne risente in maniera acutissima.

D’altra parte l’angustia del territorio e la povertà delle colture che in esso si esercitano pongono il problema della conquista di nuove terre.

A sud dell’abitato si estende un vasto feudo appartenente ai monaci di Santa Cita che da sempre lo hanno abbandonato nelle mani di ingordi gabelloti. Non c’è un albero, non ci sono altre colture.

Quattrocentocinquanta ettari che potrebbero dare lavoro e pane a migliaia di persone sono lasciati a pascolo naturale.

E la conquista di queste terre diventa l’obiettivo dei contadini di Bagheria.
Con la rivoluzione del 1848 sembra che il sogno possa realizzarsi...

Continua....

Le parti precedenti sono archiviate in Rubriche>Storia Locale>Documenti
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.