Come conobbi Renato Guttuso, di Giuseppe Tornatore - II parte

Come conobbi Renato Guttuso, di Giuseppe Tornatore - II parte

Storia Locale - Personaggi
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Di lui si diceva che fosse generosissimo ma che avesse un carattere molto difficile.
Per quest’ultima ragione fui timidissimo e praticamente non aprii bocca quando mio padre insieme a Pio La Torre e Giuseppe Speciale,
mi presentarono a lui durante l’inaugurazione della Pinacoteca Comunale voluta dallo stesso maestro nel 1972.

Ma alcuni anni dopo, quando Guttuso venne assieme a Leonardo Sciascia per la campagna elettorale che si concluse con la loro elezione a consiglieri comunali di Palermo, all’antivigilia della sofferta fine della loro amicizia, ebbi i coraggio di chiedergli se potevo scrivergli.

Fu gentilissimo, mi autorizzò e così gli inviai una lettera in cui chiedevo consigli per intraprendere la carriera della regìa cinematografica.
Mi rispose cortesemente suggerendomi di fare il Centro Sperimentale e che avrebbe cercato di aiutarmi, ma la saggezza con cui metteva in guardia di avere scelto una strada difficilissima mi parve inevitabilmente troppo vaga, assetato di certezze com’ero, e non lo disturbai più.

Cinque anni dopo in occasione di una visita ufficiale in Comune, lo avvicinai e, confortato dal fatto che si ricordava di me, gli dissi che mi sarebbe piaciuto mostrargli uno dei miei documentari, quello sulla costruzione dei carretti.
Mi diede appuntamento nel suo studio di Palermo ed io ne fui felice.
Caricai sulla mia cinquecento il proiettore super 8, lo schermo, l’altoparlante, le bobine e mi recai in Via Ruggero Settimo (a Palazzo Galati, dove viveva quando sostava a Palermo, e ad accompagnarlo c’erano Peppino Speciale, Andrea Zangara, Angelo Gargano ed il padre Peppino Tornatore, n.d.r.).

Era la prima volta che proiettavo quel documentario ad un estraneo e durante la proiezione non smisi mai di sudare e di fissare il maestro.
Ancora oggi mi capita di pensare a Guttuso quando mostro a qualcuno un film appena ultimato e, cercando d’interpretare l’indice di gradimento dello spettatore nel corso della proiezione, non faccio altro che studiare i piccoli movimenti dei suoi piedi, della mani, delle gambe, delle spalle, del capo…!

Alla fine di quella particolare proiezione Guttuso fu entusiasta e volle sapere a che punto erano le mie ambizioni ed i miei progetti cinematografici. Gli raccontai che oltre quel tipo di documentari, ideati, girati, montati, ed autofinanziati in totale solitudine e senza possibile sbocco, non potevo fare altro. Rispose secco che me ne dovevo andare, che restando lì non avrei mai potuto incontrare il cinema che volevo fare io. Lo confesso: alcune delle frasi che Alfredo dice a Totò in Nuovo Cinema Paradiso, nelle sequenze in cui il ragazzo sta lasciando la Sicilia, sono ispirate a quelle esortazioni di Guttuso.

Infine il Maestro concluse chiedendomi cosa volevo che facesse per me.
Mi disorientai, non ero preparato a quella determinata disponibilità.
Tentennai qualche secondo, pensando a come potevo utilizzare una occasione così propizia……
Cosa potevo chiedergli? Un disegno, come faceva la maggior parte della gente che lo andava a trovare? Una raccomandazione presso uno dei tanti registi che certamente conosceva ben? Un altro vago consiglio ? Ero confuso.
Alla fine, chissà perché, sbottai: “Perché non mi scrivi le tue impressioni sul documentario “?

Mi guardò come vagamente deluso ma con occhio lucido e sorridente: ” Vieni domattina, ti lascerò una busta in portineria”. Il giorno dopo infatti trovai una busta contenente tre paginette scritte a mano che ancora oggi rammento come la più emozionata recensione che un mio film abbia mai avuto e che in qualche maniera mi ha aiutato ad avere forza e ad andare avanti.

In seguito, anche dopo il mio film, andavo a trovarlo una volta all’anno per salutarlo e scambiare quattro chiacchiere. Conservo un ricordo vivissimo di quegli incontri che avvenivano ritualmente senza che smettesse di lavorare. Dipingeva mentre parlavamo, oppure semplicemente si stava in silenzio e io lo studiavo mentre, avvolto da un ‘eterna nuvola di nicotina, stringeva gli occhi quasi a penetrare gli oggetti e le persone che utilizzava come modelli traducendoli sulle tele con mano agile e malinconica.

Una delle ultime volte che ci siamo visti, sospirò:Prima o poi arriva una mattina in cui, mentre ti fai la barba ti guardi allo specchio e ti accorgi per la prima volta che assomigli a tuo padre…allora capisci che sei diventato veramente vecchio.”
Rivedendo i suoi quadri, oggi più dei tempi in cui era circondato dai cori osannanti, mi accorgo che la pittura è realmente grande ed è grave che non se ne parli più tanto.
Penso anche che un siciliano come Guttuso, ossessionato dall’idea della morte come tutti i siciliani, non poteva avere destino peggiore di quanto gli ha riservato la nostra società troppo sensibile al pettegolezzo, prontissima a confrontare le circostanze in cui ha fine un’esistenza con la stessa intera esistenza.

Nella foto in alto
Pio La Torre tiene l'orazione funebre ai funerali di Agostino Aiello, già segretario della Camera del Lavoro di Bagheria, che fu ucciso a qualche decina di metri dalla sua casa in Via Roccaforte il 24-12-1976 ( foto di Pietro Pagano)

Nella foto in basso
Intervista di Peppuccio Tornatore sul set di BAARIA a Ben Arous (Tunisi)

Tratto dalla Guida Turistica "Bagheria. Gente, Natura, Architettura, Turismo, Tradizioni popolari" - edita dalla Pro Loco.