Cronaca

 

Originario di Mazara del Vallo, Paolo Lumia, 47 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei principali intermediari tra i cartelli sudamericani e le organizzazioni criminali del Sud Italia, in particolare delle famiglie mafiose di Porta Nuova e Bagheria, è stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino.

L'uomo, giunto ieri a Roma, alle 13.30, con un volo di linea proveniente da Bruxelles, è stato preso in carico dagli investigatori della Sezione Criminalità di Palermo che, unitamente agli agenti della Polaria di Fiumicino, hanno provveduto a notificargli l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 22 febbraio 2011 dal gip Luigi Petrucci, nell'operazione "Lampara". 

In quella occasione dalle indagini erano emerse le figure di Paolo Liga, nipote del boss bagherese Giuseppe Scaduto e Daniele Scaduto, uomo d'onore organicamente inserito tra le fila dei malavitosi del mandamento di Porta Nuova. "Venivano delineati inoltre i ruoli dei personaggi indagati nel traffico internazionale di stupefacenti oggetto d'indagine i quali, per dissimulare il reale contenuto delle loro conversazioni telefoniche e tra presenti, indicavano la droga col termine di 'cassette di pesce'", spiegano gli inquirenti.

Nel corso delle indagini è stato appurato come Lumia avesse stabilito la propria base operativa a Barcellona, in Spagna, e che era divenuto il referente dell’esportazione dalla Colombia e dalla Spagna di ingenti partite di cocaina, destinate prevalentemente al mercato di Palermo. L’arrivo della droga in Italia era riscontrato dagli investigatori attraverso distinti sequestri di sostanza stupefacente. Il primo, il 21 febbraio del 2009, a Porticello: in quest’occasione, la polizia sequestrò una quantità di droga pari a due chili di cocaina all'interno di una Fiat Panda vecchio modello.

In seguito, l’8 giugno del 2009, a Palermo sono stati sequestrati altri tre chili di cocaina.

 

Un’attività svolta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo ha consentito l’emissione da parte del Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, del provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro a carico di:

MILANO Salvatore, nato a Palermo il 13.11.1953, inteso “Tatieddu o Totuccio” (in atto libero, tratto in arresto nell’operazione denominata “PERSEO”).

La complessa attività investigativa, svolta attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni ritenuti nella disponibilità del predetto, ha consentito di individuare un ingente patrimonio illecitamente accumulato in diversi anni di malaffare.

In particolare, tra i cespiti sottratti alla sua disponibilità si evidenziano le quote di maggioranza di due negozi di abbigliamento denominati “Le Griffe” e siti in via R. Gregorio nr.9 e Corso Calatafimi nr.373 di Palermo, 3 lussuosi appartamenti nel centro di Palermo, una porzione di una imponente villa con piscina sita nel comune di Trabia, 17 rapporti bancari e tre autovetture.

Le indagini patrimoniali sono consequenziali all’operazione denominata “PERSEO” che nel dicembre del 2008 aveva consentito di trarre in arresto il MILANO quale “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Palermo Centro e “gestore della cassa” delle tre famiglie mafiose che costituiscono articolazione del mandamento cittadino di Porta Nuova (nell’ambito di detto procedimento, MILANO Salvatore è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo a 6 anni e 4 mesi di reclusione).

Dalle indagini era emerso come il MILANO avesse partecipato attivamente a molteplici riunioni finalizzate alla gestione degli affari del sodalizio e avesse curato i rapporti tra la consorteria di appartenenza e le altre di “Cosa Nostra”.
 

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato un’associazione sportiva che gestisce campi di calcetto e due conti correnti bancari, per un valore complessivo di circa 4.000.000 di euro, in esecuzione di un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione.

I beni sono stati confiscati a Salvatore BUFFA, appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo - Brancaccio, già tratto in arresto nel 2002 per i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione e condannato nel 2008, con sentenza divenuta definitiva, a 3 anni di reclusione.

La confisca eseguita dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria conclude il procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, iniziato nel 2011, a carico del BUFFA. I beni riconducibili a lui ed al suo nucleo familiare, infatti, erano stati sequestrati in quanto sproporzionati rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati. Ciò ha fatto ritenere che gli stessi fossero stati acquisiti illecitamente o con il frutto delle attività illecite poste in essere.

In particolare, le indagini hanno permesso di giungere alla confisca dell’impianto sportivo, frutto del reimpiego di attività illecite, nonostante BUFFA lo avesse fittiziamente intestato ad un proprio familiare, proprio allo scopo di preservarlo da futuri provvedimenti di sequestro o confisca dell’Autorità Giudiziaria. Presso tale impianto sportivo, tra l’altro, si sarebbero svolte riunioni finalizzate al raggiungimento degli scopi illeciti del sodalizio mafioso.

SCHEDA BENI SEQUESTRATI

BUFFA Salvatore, nato a Palermo il 25.05.1965
Decreto di confisca nr. 155/10 R.M.P. emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione in data 12.12.2013.

· n. 1 associazione sportiva operante nella gestione di campi di calcetto;
· n. 2 conti correnti

VALORE DEI BENI IN CONFISCA: € 4.000.000

Comando provinciale Guardia di Finanza Palermo
 

E' dai paesoni storicamente di mafia, ieri Bagheria e oggi Misilmeri, che sono venuti negli ultimi anni gli 'spunti' per tornare ai vecchi tempi: la ricostituzione della commissione  provinciale che era il pallino di Pino Scaduto e di alcuni suoi sodali di Villagrazia e Palermo centro, ed ora le rivelazioni di Nino Zarcone che lasciano intravedere degli scenari inquietanti, e cioè un tentativo almeno nelle intenzioni di rilanciare la vecchia mafia, quella delle stragi da Ciaculli a quella di Falcone e Borsellino.

In un articolo di Riccardo Lo Verso pubblicato su livesicilia.it di oggi si riportano i brani di alcune delle dicharazione del pentito bagherese Nino Zarcone, che agli inquirenti, parlando del vecchio padrino Francesco Lo Gerfo arrestato tre anni fa e condannato a 18 anni,  dice:

“... a livello stragista ... voleva ritornare ai vecchi sistemi... chiunque abbia la divisa si fa fuori, carabinieri, polizia... basta....”. Doveva essere una carneficina di rappresentanti delle forze dell'ordine. Una reazione a colpi di piombo contro lo Stato per la durezza del regime carcerario.

 Era a Misilmeri che si erano messi in testa di alzare il livello dello scontro per rispondere alle decine e decine di arresti di boss e gragri delle ultime operazioni; a Misilmeri padrino oggi sarebbe Giuseppe Vasta, 65 anni, subentrato a Francesco Lo Gerfo, già arrestato tre anni fa e condannato a 18 anni.

Secondo Nino Zarcone, come si riporta nell'articolo, sarebbe stato Lo Gerfo la mente del piano di morte. Prima di finire in cella, racconta il pentito, stava cercando di coinvolgere gli esponenti di altri mandamenti mafiosi. Per organizzare omicidi eccellenti ci voleva un ampio consenso.

“Il Franco (Lo Gerfo ndr) lamentava sta situazione di stu maltrattamento dicendogli a Tonino Messicati Vitale (boss di Villabate pure lui arrestato nei mesi scorsi) - mette a verbale a Zarcone - che le autorità si stavano prendendo ormai troppo lusso diciamo... ha una mentalità lui molto... non dico antica, però... a livello stragista... voleva ritornare ai vecchi sistemi - prosegue il racconto -, e di iniziare a reagire perché non si poteva più sopportare una situazione del genere, e di avere questi soprusi nelle forze dell'ordine... che lui su Misilmeri, nel suo mandamento, dice, bisogna reagire, se siamo d'accordo, ogni mandamento.., dice a caso, a caso a chiunque abbia la divisa si fa fuori, carabinieri, polizia ... basta ... a caso... na cosa a caso... dice... che iniziate a fare dei segnali pesanti ... e più a una guardia penitenziaria direttamente su Palermo”.

Sembrerebbe, dunque, che un “secondino” fosse già vittima designata.
 

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