Cronaca

Nelle carte dell'operazione 'Argo', partendo dalle immagini della videocamera di sorveglianza della stessa Agenzia di pompe funebri, i Carabinieri spiegano come sono riusciti ad identificare in Mozdahir Driss e Francesco Centineo, due dei responsabili dell'intimidazione, mentre sul terzo uomo del commando esistevano solo dei sospetti.

Ma nel corso della perquisizione in casa di Silvestre Girgenti i carabinieri hanno trovato un riscontro, e cioè la copia di un ' Bando per la vendita di lotti di terreno per la costruzione di cappelle gentilizie nel cimitero comunale di Bagheria avente prot. N. 83428 datato 30.11.2012, del Settore III — Servizio Cimiteriale — Città di Bagheria' che confermerebbe quanto dichiarato, in seguito al danneggiamento subito, dallo stesso Mineo, responsabile dell'agenzia.

Questa la nota dei CC del RO.NI. a commento del documento.

Il rinvenimento dalla lettera sopra citata trova riscontro ed avvalora ancora di più quanto dichiarato in questi uffici il 26 luglio 2013 dal Mineo Antonio, nato a Bagheria il 26.09.1970 e residente a Santa Flavia, socio della società in nome collettivo “Mineo Impresa Funebre £n.c." con sede in Bagheria (PA), Piazza SS Sepolcro n. 15, in merito all’interesse dalla compagine mafiosa bagherese nel settore dei servizi funebri in genere.

Di fatti la lettera in questione contiene una serie di nominativi, censiti dal comune ed indirizzata all'ufficio Edilizia Privata dello stesso Ente per rappresentare che proprietari di lotti di terreno che dovevano realizzare nuove cappelle gentilizie allo stato non avevano di fatto iniziato i lavori del caso.

Accanto agli stessi nominativi è trascritto a mano libera l’indirizzo della via e civico del soggetto proprietario del lotto ove è residente e/o rintracciabile per essere poi eventualmente contattato ed imporre loro le ditte edili e laboratori di marmo a cui fare capo per la realizzazione delle cappelle in argomento.

Detta analisi trova in effetti piena convinzione investigativa dall‘esame delle dichiarazioni fornite dal sopracitato Mineo Antonio.

Infatti, il predetto dichiarava, a seguito di un danneggiamento con incendio occorsogli l’11.10.2012, in danno dell’impresa funebre ove è socio, nei giorni successivi veniva convocato da Flamia Sergio Rosario, per il tramite di Girgenti Silvestro, davanti al Chiosco “Sansone” di via Bernardo Mattarella di Bagheria (PA) per una conversazione chiarificatrice ma con tratti minatori

Nello specifico, in quell’incontro, Flamia Sergio Rosario, con modi oltremodo più che “garbati “, intimava al Mineo di non creare problemi per quanto occorsogli e non attirare l'attenzione delle Forze di Polizia.

Ulteriormente il Flamia gli imponeva di limitare la sua attività lavorativa al solo servizio del funerale, senza più occuparsi dei restanti adempimenti cimiteriali atteso che lo stesso FLAMIA lasciava intendere che trattavasi di un perdurante e remunerativo interesse della “compagine “.

In ogni caso, il FLAMIA concludeva la discussione chiarendo che in caso di necessità future per qualsivoglia disbrigo di questioni cimiteriali, avrebbe dovuto far riferimento alla sua sola persona ed a nessun altro.

Alla discussione, messo in disparte ed a poca distanza, era presente anche Girgenti Silvestre.

Altresì, mesi prima, anche Bartolone Carmelo lo aveva avvicinato e con modi pacati ma fermi, gli intimava di fare effettuare delle forniture di marmo alla_ditta.......di Bagheria

Mineo riferiva di aver rifìutato l’imposizione del Bartolone.

Sin qui la nota del RO.NI. 

altPer completezza di informazione va detto comunque che, all'inizio della sua collaborazione, in un interrogatorio reso l'8 novembre 2013, Sergio Flamia dà una giustificazione diversa dell'atto intimidario nei confronti del Mineo, riferendolo piuttosto ad una richiesta ben precisa del reggente la famiglia mafiosa di Villabate, Totino Lauricella, in quanto il Mineo avrebbe malmenato tale Gioacchino, commerciante di abbigliamenti con esercizio a Bagheria, e che quindi l'incendio alla vetrina dell'agenzia delle pompe funebri sarebbe stata una ritorsione per questo comportamento 'manesco' del Mineo.

Il Flamia aggiungeva che era stato lui personalmente qualche giorno prima del suo arresto avvenuto il 7 maggio 2013  a tranquillizzare Mineo, chiarendogli che le fiamme appiccate alla vetrina dell'impresa non facevano riferimento ad una richiesta di pizzo, ma erano appunto una punizione per essersi il Mineo comportato male con un protetto di Totino Lauricella.

 

 

 

 

 

    Sergio Flamia

nella foto di copertina: il danneggiamento della vetrina dell'impresa Mineo

 

Nella tarda mattinata di ieri la Centrale Operativa del Comando Provinciale di Palermo inviava in via Paruta una pattuglia del Nucleo Radiomobile dove un giovane riferiva di essere stato vittima di un tentativo di truffa ad opera di una persona a bordo di una BMW ancora presente sul luogo.

Giunti sul posto, i Carabinieri venivano avvicinati dal richiedente che riferiva di essere stato vittima di una tentata truffa, ad opera di una persona a bordo di un’autovettura BMW di colore grigio, fornendo contestualmente anche la targa.

Il denunciate mentre era alla guida della sua autovettura transitando in via Paruta, era stato chiamato da una persona che l’aveva accusato di avergli rotto lo specchietto retrovisore sinistro, quando invece non vi era stato nessun contatto tra i veicoli.

Aggiungeva inoltre di aver ricevuto una richiesta di denaro per sistemare la questione del sinistro senza ricorrere alla denuncia alle rispettive assicurazioni. Dopo varie richieste, dapprima 130 € e poi di 50 € il denunciante si era allontanato con la scusa di andare a prendere i soldi.

A distanza di qualche minuto, ripercorrendo la stessa strada in senso contrario, aveva notato che il conducente della BMW si trovava sempre posteggiato in via Paruta nella medesima posizione e guardando aveva constatato che quando transitavano le autovetture vicino alla sua, apriva e chiudeva lo specchietto sinistro in modo da farlo sbattere con le macchine in transito.

A questo punto i Carabinieri si avvicinavano al mezzo in questione nella quale era seduto alla guida, con motore spento e finestrino anteriore sinistro aperto, R.g. nato a Roma classe 1992 e domiciliato a Bagheria.

Ai militari bastava poco per constatare che lo specchietto dell’auto in questione era scheggiato, ma non vi erano tracce di vetro rotto per terra o nelle vicinanze, visto che si trovava in sosta nello stesso posto dove erano avvenuti i fatti pochi minuti prima, e che l’autovettura del denunciante non presentava segni di collisione.

A seguito di perquisizione R.G. veniva trovato in possesso di una banconota da 50 € contraffatta e sottoposta a sequestro, accompagnato in caserma, a seguito di accertamenti sulla targa della BMW, risultava l’autore di analoghe truffe denunciate a Partinico.

Rintracciate due delle persone truffate, queste, giunte negli uffici del Nucleo Radiomobile riconoscevano senza alcun dubbio la targa della BMW, utilizzata per il raggiro.

In sede di denuncia, gli automobilisti riferivano che l’uomo si presentava alle vittime come rappresentante, oppure sotto falso nome, mettendo loro fretta in modo da approfittare del particolare momento per chiudere rapidamente la trappola, descrivendo fisicamente il conducente dell’auto, corrispondente in maniera inequivocabile a R.G. che veniva deferito in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per tentata truffa e possesso di banconota falsa.

Almeno una cinquantina gli agenti impiegati, sei  pattuglie del Commissariato di P.S. di Bagheria, due dell'anticrimine di Palermo, due unità cinofile antidroga e antisabotaggio, per una operazione di controllo del territorio svolta nel tentativo di prevenire e combattere la criminalità.

In ausilio delle unità di terra è stato impiegato anche un elicottero. Questi i dettagli dell'operazione.

Dieci  mezzi, tra auto e moto, sequestrati perchè senza assicurazione, controllati oltre cinquanta veicoli, elevate trenta  multe per violazioni al codice della strada, ritirati otto documenti di circolazione (patenti e carta di circolazione auto), effettuate 20 perquisizioni personali, eseguiti 20 controlli a soggetti che scontano misure di prevenzione,  mentre sono state in totale una ottantina le persone controllate.

Nel controllo sono stati coinvolti anche sei esercizi commerciali. 

Falsificazioni documentali, messa in scena di spettacoli “fantasma” , false attestazioni, costi dichiarati ma mai effettivamente sostenuti, contributi previdenziali non versati, utilizzazione di fatture false.

Sono alcune delle condotte illecite emerse a seguito di due anni di indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Palermo che ha scoperto un sistema di frode messo in piedi da imprenditori operanti nel settore artistico, responsabili di una truffa perpetrata ai danni della Regione Siciliana nell’ambito degli interventi di sostegno delle attività teatrali per l’anno 2008.

A seguito delle attività investigative coordinate dai Dott. Daniele Paci e Roberto Tartaglia, Sostituti Procuratori della Procura della Repubblica di Palermo e sviluppate dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo siciliano, sono emerse responsabilità per 72 organismi teatrali, su un totale di 91 posizioni esaminate.

L’indagine, che ha interessato strutture con sede in tutto il territorio regionale, con prevalenza nelle provincie di Catania e Palermo, trae origine da un’attività ispettiva nel cui ambito, nel settembre del 2011, sono stati sottoposti a mirate verifiche soggetti economici aventi titolo a percepire i contributi previsti dalla Legge Regionale n. 25/2007, finalizzati a promuovere lo sviluppo delle attività teatrali ed a favorirne la diffusione, erogati dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione.

Dopo avere acquisito tutta la documentazione relativa alle istanze presentate dagli organismi teatrali operanti in tutta la Regione per ottenere l’erogazione del contributo, le Fiamme Gialle hanno proceduto ad una attenta disamina del materiale ed a numerosi controlli incrociati presso diversi Enti ed Uffici Pubblici.

Sono in tal modo emersi diversi casi di falsità dei documenti presentati agli Uffici competenti dell’Assessorato Regionale, con particolare riguardo a quelli attestanti i costi asseritamente sostenuti per la realizzazione di rassegne e festival e per la produzione di attività teatrali nel corso del 2008, su tutto il territorio nazionale ed anche all’estero, risultati mancanti delle specificazioni necessarie o addirittura artatamente predisposti e contraffatti.

Fra i casi più significativi emersi nel corso dell’indagine, quello del responsabile di un ente teatrale che, a seguito dell’esclusione al contributo per aver predisposto una “stagione” ritenuta, dai competenti organi della Regione, di “modesto livello”, ha tempestivamente provveduto a procurarsi ed a produrre falsa documentazione attestante l’avvenuta rappresentazione di uno spettacolo a cui avrebbe partecipato un noto artista di fama nazionale, ma che, di fatto, non è mai stata realizzata.

L’ammontare dei fondi pubblici indebitamente percepiti attraverso gli artifici e i raggiri posti in essere dagli indagati, ammonta a un complesso di 2.300.000 euro.

Al termine dell’attività sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 72 persone per essersi rese responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni dell’Ente Regione e falso, nei confronti delle quali la Procura della Repubblica di Palermo ha già emesso gli avvisi di conclusione delle indagini, notificati in questi giorni dalla Guardia di Finanza .

 

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