Cronaca

La droga partiva dal Perù, attraversava porti e aeroporti grazie a insospettabili corrieri e a sistemi di trasporto capaci di eludere anche i controlli più sofisticati, e alla fine sbarcava in Sicilia. Destinazione "Palermo bene". E col bene placito dei boss. Dopo una lunga indagine - correlata di arresti in flagranza e di sequestri - la polizia di Palermo ha smantellato una rete di spaccio capace di piazzare qualsiasi tipo di sostanza nel mercato cittadino e di importare anche grossi quantitativi di cocaina da Sud America. 

Sono 15 le persone individuate finora e alle quali, da questa notte, gli agenti della sezione Antidroga della Squadra mobile - conl’ausilio di unità cinofile e di un elicottero - stanno notificando un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Le accuse, per tutti, vanno dall'importazione in Italia al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. L'organizzazione, è stato accertato dagli investigatori, era capace di soddisfare qualsiasi richiesta e in particolare cocaina, eroina e hashish.

Sofisticate anche le tecniche di trasporto dello stupefacente, grazie anche alle competenze tecniche di un chimico: attraverso il cosiddetto procedimento di "inversione" indumenti e prodotti tessili in genere venivano impregnati di sostanza stupefacente per facilitarne il trasporto; all'arrivo la cocaina veniva recuperata dagli abiti.

Alla regia, secondo l'accusa, c'era l'avvocato palermitano Memi Salvo, ritenuto vicino ai boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano e già condannato a 4 anni e otto mesi per mafia e per avere aiutato la sorella dei due ergastolani (accusati tra l'altro delle stragi del '92 e del '93) a trasferire capitali mafiosi all'estero. Nel 2008, dopo avere presentato pubbliche scuse, Salvo riuscì ad iscriversi nuovamente all'ordine degli avvocati (quello di Locri) e riprese la professione.

L'operazione, denominata “Monòpoli”, ha consentito di ricostruire una fitta rete di spacciatori e corrieri composta sia da volti noti ma anche da insospettabili. Tra i destinatari del provvedimento, ci sono infatti pregiudicati per droga, recidivi con precedenti specifici e una serie di insospettabili corrieri scelti spesso proprio per la loro fedina penale immacolata. Che per l'organizzazione rappresentava una sorta di garanzia in più nel caso di controlli mirati.

L’indagine, che gli uomini diretti dal vice questore aggiunto Stefano Sorrentino hanno condotto con il coordinamento del procuratore aggiunto Teresa Principato, oltre a disarticolare l’intero organigramma, ha portato al sequestro di ingenti quantitativi di droga e ha evidenziato ancora una volta come sia forte, soprattutto negli ultimi anni, l'interessamento di Cosa nostra, delle famiglie di Palermo e Villabate.

gds.it


 

Ci è giunta notizia che intorno all'una di questa notte gli uomini dell'Ufficio circondariale marittimo di Porticello, avrebbero fermato e identificato un uomo che durante la notte stava cercando di rubare carburante da un motopesca attraccato sul molo del porto.

Pare che da diverse notti gli uomini del Circomare di Porticello abbiano fatto degli appostamenti per cogliere l'uomo con le mani nel sacco.

Questa notte i loro sacrifici sono stati premiati.

Da diverso tempo infatti all'interno del bacino portuale si sono susseguiti dei furti di carburante e di attrezzature dai motopesca: addirittura nei mesi di luglio e settembre di quest'anno due barche erano state rubate e dopo essere state portate al largo e depredate di tutto, erano state abbandonate alla deriva.

Le denunce dei pescatori e delle loro associazioni erano culminate in un lettera appello per sollecitare gli organi preposti ad intervenire: Procura dell Repubblica, Prefettura, Autorità di polizia e Carabinieri, Ufficio circondariale marittimo, VV.UU. ecc...

Peraltro il sistema di video sorveglianza dell'area portuale, non avendo il software di registrazione, doveva essere monitorato, per così dire,  in diretta.

Stando ad una prima ricostruzione un uomo che stava armeggiando intorno al serbatoio di un peschereccio, successivamente identificato in F.F. di 40 anni, non appena vistosi scoperto, si è buttato in acqua da dove è stato recuperato dagli operatori agli ordini del comandante dell'Ufficio circondariale marittimo Nicola Silvestri.

 

 

Il 21 novembre 2013, alle ore 12:00, in Bagheria (PA), Via Cesare Abba nr. 30, un Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri effettivo alla Stazione di Santa Flavia, libero dal servizio, arrestava per tentato furto in abitazione A.D. classe 1988, domiciliato a Bagheria, celibe, disoccupato. 

Il militare si era incuriosito dopo aver ascoltato il racconto di un pensionato suo vicino di casa, che gli aveva manifestato la sua preoccupazione che l’appartamento ove dimorava fosse infestato dai fantasmi, avendo riscontrato oggetti mancanti ed altri spostati ogni qualvolta usciva di casa, anche per brevi periodi. 

La motivazione era ovviamente assai più semplice, ed infatti è bastato che, nella mattinata del 21 novembre, il Carabiniere si appostasse all’interno dell’abitazione per sorprendere l’A.d., condomino cui il povero pensionato aveva lasciato copia delle chiavi di casa, intento a rovistare nei cassetti del malcapitato.

L’autore del tentato furto, arrestato e condotto presso la Compagnia Carabinieri di Bagheria per le operazioni di identificazione, su disposizione dell’A.G. ha trascorso la notte presso la propria abitazione agli arresti domiciliari, venendo accompagnato nella mattinata successiva presso il Tribunale di Termini Imerese per il rito direttissimo, conclusosi con la convalida dell’arresto e l’imposizione dell’obbligo di dimora nel Comune di Bagheria.

Una domenica mattina a Bagheria. A bordo di una Smart viene intercettata una conversazione. “Minchia mi dispiace di questo che hanno ammazzato”. Non è una domenica qualunque. Il giorno prima hanno crivellato di colpi Francesco Nangano per le strade di Brancaccio.

A parlare dell'omicidio è Sergio Flamia, mafioso bagherese e nuovo collaboratore di giustizia. Che aggiunge: “Mi dispiace prima per lui e secondo perché ora succede l’inferno”.

Si riferiva alla reazione degli investigatori oppure ad una possibile guerra di mafia? C'è un dato certo: Flamia e la vittima si conoscevano personalmente. Ecco perché il neo pentito potrebbe conoscere i segreti di uno dei più recenti delitti di mafia commessi a Palermo. Uno dei tanti di cui ha notizie. Indirettamente o direttamente, per avervi partecipato in prima persona.

Un mese dopo l'omicidio Nangano il collaboratore di giustizia di Ficarazzi, Stefano Lo Verso, di Flamia racconta che “fa parte della famiglia mafiosa di Bagheria. … da una vita...”. Di lui si ricorda bene perché “nel 2004 l’ho conosciuto di presenza che me lo portò al deposito Giuseppe Comparetto... e dove Sergio Flamia doveva fare degli interventi diciamo, facendo parte della famiglia mafiosa di Bagheria vicino a Onofrio Morreale… dovevano commettere un omicidio dove doveva essere partecipe pure lui, che dovevano uccidere Nicola Mandalà a Bagheria e a quella riunione c’era pure Sergio Flamia, Onofrio Morreale e Giuseppe Comparetto che dovevano essere le persone che dovevano attaccare a Nicola Mandalà”.

E non è tutto, perché Lo Verso ricorda che “alla riunione del 2004 c’era presente pure lui quando ci fu la riunione che erano tutti armati, pronti per fare la guerra con i villabatesi e per uccidere… il primo da uccidere doveva essere Gino Mineo”.

Un progetto omicidiario non andato in porto. Mineo sarebbe stato arrestato nel 2008.

Ma Lo verso parla anche di delitti commessi. Dice di avere saputo da Comparetto che “lui (Flamia ndr) aveva commesso diversi delitti in compagnia di Onofrio Morreale... mi diceva che aveva commesso il delitto... quando ci fu alla Matrice che uccisero Nino il Carabiniere, Scaduto, dice che fu Sergio Flamia… dice: mio padrino e Sergio Flamia, avevano la barba, il cappellino, non li ha riconosciuti nessuno... e altri omicidi fra cui il Comparetto mi diceva che avevano ucciso un tale una volta, si trovavano alla Punta Guglia, c’era un negozio di ottica dice, e il Morreale si abbracciò con questo titolare del negozio di occhi… di ottica, e il Comparetto dice: ah se sapessi, dice, di tuo suocero, chi lo ha ucciso

Ho detto: perché?

Dice: perché, suo suocero non fu mio padrino dice, con Sergio? Però dove è stato l’omicidio non lo so e chi è questo soggetto io non lo so, so che è il suocero che è morto, di questo, di questo che aveva l’ottica alla Punta Guglia”.

La collaborazione di Flamia, dunque, potrebbe essere decisiva per dare un volto ai killer di parecchi omicidi. 

tartto da livesicilia.it

nella foto di copertina: il ritrovamento dei cadaveri bruciati di Fernando e Pimentel a Casteldaccia
 

Altri articoli...

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.