Cronaca

Sei intere pagine sul Giornale di Sicilia, ben quattro sulle pagine palermitane di Repubblica, sono una buona unità di misura per capire la portata dell'ennesimo scandalo che sta portando alla luce quel  coacervo di legami ambigui e di interessi illeciti tra politici, alti dirigenti regionali ed il mondo delle imprese legate alla formazione e alla comunicazione.

Da questo intreccio escono fuori un campionario di reati che vanno dalla associazione a delinquere alla corruzione, dalla turbativa d'asta alle false fatturazioni, dall'abuso di ufficio alla violazione della legge sul finanziamento pubblico di partiti, sino all'immancabile ormai, quando c'entra la politica, sfruttamento della prostituzione.

Con il rispetto che è dovuto alla magistratura, alle posizioni dei singoli indagati e alle singole responsabilità, non possiamo non manifestare un senso di indignazione e di ripulsa nei confronti di certi personaggi che, in una situazione drammatica per la gran parte delle famiglie, continuano a rubare, a malversare, a corrompere, a divertirsi e a fare la bella vita con i soldi dei cittadini

La giustizia che è lenta, ma arriva sempre, chiarirà i contorni di questo sistema, che due collaboratori, ieri di Giacchetto e oggi della Procura, hanno consentito di disvelare, il bagherese Angelo Vitale e il palermitano Sergio Colli

L'ELENCO   DEGLI   ARRESTATI   E   DEGLI  INDAGATI

Sono due le inchieste: la prima denominata 'Mala gestio' relativa ai fondi dirottati verso il CIAPI, l'ente di formazione.

La seconda è legata ai 'Grandi eventi'

INCHIESTA  ' MALA  GESTIO'.

Arresti in carcere: Fausto Giacchetto, 49 anni, originario di Canicattì, residente a Santa Flavia; Francesco Riggio, 51 anni, di Palermo; Concetta Argento, 50 anni di Bagheria, residente a Santa Flavia; Stefania Scaduto, 37 anni, nata a Palermo e residente a Bagheria; Pietro Messina, 51 anni, di Palermo; Gaspare Lo Nigro, 57 anni , di Altofonte; Luigi Gentile, 53 anni, di Raffadali; Domenico Di Carlo, 61 anni, di Bompensiere (CL) ; GianMaria Sparma, 37 anni, di Palermo;

Ai domiciliari: Sandro Compagno 62 anni, di Palermo; Carmelo Bellissimo, 63 anni, di Scillato; Massimiliano Sala, 42 anni, di Palermo.

Indagati: Calogero Bongiorno, 60 anni, di Aragona; Armando Caggegi, 61 anni, di Roma; Carmelo Incardona,49 anni, di Ragusa; Gerlando Inzerillo, 44 anni, di Palermo; Santi Formica, 60 anni di San Pier Niceto (Me); Francesco Cascio, 49 anni, di Palermo; Salvatore Sanfilippo, 51 anni, di Santa Flavia; Nicola Leanza,56 anni, di ;Maletto (CT); Gaspare Vitrano, 51 anni, di Palermo; Salvatore Caputo, 55 anni, di Monreale; Rinaldo Sagramola, 59 anni, di Roma; Antonina Di Salvo, 85 anni, di Bagheria; Sergio Colli, 43 anni di Palermo; Francesco Marrone,64 anni di Palermo; Maurizio Pipitone, 51 anni di Palermo; Ornella Graziano, 46 anni di Palermo; Alfredo Flaccomio, 44 anni, di Palermo; Vincenzo Li Mandri, 50 anni, di Palermo; Giancarlo Ferrara, 34 anni di Piazza Armerina; Antonino Dina, 56 anni di Vicari; Salvatore Alotta, 34 anni di Palermo; Pietro Esposto,37 anni, di Caccamo.

 

INCHIESTA  'GRANDI  EVENTI'

In carcere Fausto Giacchetto; Rossella Bussetti, 49 anni di Roma; Antonino Belcuore, 49 anni di Motta S. Anastasia; Luciano Muratore, 43 anni di Palermo.

Ai domicilairi: Bruno De Vita, 48 anni di Taormina; Elio Carreca, 57 anni di Palermo.

Indagati: Alfonso Maffeo, Federica Zeppillo, Angelo Vitale, Sergio Colli. Gaspare Alessi, Dario Mirri, Sandro Tatano e Giampiero Sommariva.

 

 

Diciassette arresti sono stati effettuati stamattina per finanziamento illecito ai partiti e a vario titolo di associazione a delinquere e corruzione nell'ambito di un'inchiesta sul Ciapi, uno dei più grandi enti di formazione siciliani, condotta dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Alessandro Picchi e Sergio Demontis. 

La Guardia di finanza ha scoperto un comitato d'affari che per anni, anche attraverso la corruzione di politici e dirigenti pubblici e l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, ha pilotato gli appalti dei grandi eventi in Sicilia: 17 le persone coinvolte. Dodici sono finite in carcere e cinque agli arresti domiciliari.

Secondo i pm Fausto Giacchetto avrebbe elargito regali e mazzette a politici e funzionari, per canalizzare quanti più finanziamenti su un ente di formazione, il Ciapi, e per accaparrarsi i più grossi bandi sulla comunicazione della Regione.

Soldi finiti in mano di manager e politici, attraverso viaggi, cene, regali e persino escort.

Giacchetto è stato arrestato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Con lui, altre 16 persone (fra cui la moglie Concetta Argento e la segretaria Stefania Scaduto), accusate a vario titolo di associazione a delinquere e corruzione. 

 28 milioni di euro è il valore dei beni sequestrati a tutti gli arrestati

Coinvolti anche diversi uomini politici siciliani.

Nella «black list» ci sono cinque ex assessori regionali al Lavoro e alla Formazione, tutti del centrodestra: Carmelo Incardona, che ha ricoperto l'incarico tra il maggio 2008 e il maggio 2009; Santi Formica (2006-2007), Francesco Scoma (2004-2006) e Nicola Leanza, che a capo degli uffici del Lavoro e della Formazione è stato per pochi mesi nel 2010 e oggi è capogruppo dell'Udc.

La Guardia di finanza avrebbe denunciato anche l’ex presidente dell'Ars Francesco Cascio (Pdl), che deve rispondere di finanziamento illecito ai partiti; Gaspare Vitrano, ex deputato regionale del Pd, sotto processo per concussione, per aver intascato mazzette riguardanti appalti del settore fotovoltaico.

Compaiono anche Salvino Caputo, deputato del Pdl all'Ars e Gerlando Inzerillo, ex congliere comunale di Grande Sud.

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Ecco l'elenco degli arrestati nell'inchiesta sul Ciapi: Faustino Giacchetto, Stefania Scaduto (dipendente del Ciapi, ma indicata come segretaria di Giacchetto), Francesco Riggio (noto avvocato penalista e presidente del Ciapi), Pietro Messina (legale rappresentante della Effemmerre Group 007 srl e della Effemmerre Team srl, nonché titolare della Strategie di Comunicazione di Messina Pietro), Concetta Argento (moglie di Giacchetto), Gaspare Lo Nigro (ex dirigente generale dell'Agenzia regionale per l’Impiego e la Formazione professionale), Luigi Gentile (ex assessore regionale e rappresentante della Regione siciliana nel Comitato tecnico scientifico del progetto Co.Or.Ap), Domenico Di Carlo (responsabile, per conto del Consorzio Asi di Palermo, del progetto In.La Sicilia), Gianmaria Sparma (ex assessore e dirigente generale del dipartimento degli Interventi per la Pesca della Regione siciliana).

Gli arresti domiciliari sono stati concessi a Sandro Compagno (capo area amministrativa del Ciapi), Carmelo Bellissimo (responsabile acquisti Ciapi) e Massimiliano Sala (titolare della ditta Filmax di Sala Massimiliano).

Nell'inchiesta sui Grandi Eventi sono finiti in manette, oltre a Giacchetto, anche l'imprenditore Luciano Muratore, Antonino Belcuore (responsabile del “Servizio 20-Servizio turistico di Taormina” dell'assessorato regionale al Turismo) e Rossella Bussetti (legale rappresentante della Jumbo Grandi Eventi).

Gli arresti domiciliari sono stati concessi ad Elio Carreca (dirigente del Servizio 6 - Manifestazioni ed Eventi dell'assessorato regionale al Turismo) e Bruno De Vita (vicario del capo di Gabinetto dell'assessore regionale del Turismo della Regione siciliana).
 

Il furto all'Ufficio postale di via Costanza d'Altavilla è avvenuta intorno alle 11.30 di stamane mentre erano decine i clienti in attesa di fare operazioni: hanno agito due giovani, uno dei quali è rimasto in vicinanza della porta d'ingresso a  fare il palo.

Quello entrato in azione all'interno, età tra 30-35 e di altezza di circa 1.60, che portava un cappellino e occhiali da sole, tenendo lo sguardo basso, per non fare fissare la propria fisionomia nella memoria di qualcuno, ha cominciato a minacciare clienti e cassieri dicendo di essere armato: gran parte della gente che si trovava all'interno dei locali si è precipitosamente allontanata.

Modesto il bottino n cassa c'erano solo 150 euro perchè l'Ufficio è dotato di un sistema di autoprotezione temporizzato per il contante.

E' intervenuta la Polizia per i rituali rilievi e acquisizione di elementi utili a rintracciare i malviventi.

All'Euronics di via Dante invece, sabato scorso un individuo ha preso in visione un costoso computer di marca Apple il cui prezzo di vendita è intorno ai 1700 euro: approfittando di un momento di distrazione degli addetti alla cassa l'uomo è riuscito a dileguarsi.

La domenica mattina, in considerazione del fatto che Euronics è aperto, il personale si è accorto del furto della sera precedente: attraverso le testimonianze dei collaboratori presenti e con un riscontro delle immmagini degli impianti di video sorveglianza, la Polizia, di cui era stato richiesto l'intervento, nel giro di due giorni è riuscita a risalire al responsabile, G.A. palermitano di 26 anni, già noto alle forze dell'ordine.

L'uomo che di fronte alle prove inoppugnabili non ha potuto negare l'evidenza, è stato denunciato per furto.

Ha dichiarato che del computer si era già disfatto nel mercato di Ballarò.

Emerge dal provvedimento di fermo dell’operazione Argo la preoccupazione dell’Autorità Giudiziaria  che i malumori che circolano sottotraccia tra alcuni esponenti di vertice della locale famiglia mafiosa, in particolare Sergio Flamia, Gino Di Salvo e Carmelo Bartolone, e che i Carabinieri registrano durante le intercettazioni, possano ad un certo punto esplodere in una nuova guerra di mafia (dopo l’ultima sanguinosa verificatasi tra il marzo e il luglio del 1989 quando sotto il piombo dei killers furono eliminati una decina di persone compreso il carismatico e storico capo famiglia di Bagheria Antonio Mineo).

E questa preoccupazione è supportata anche dalla dimostrata disponibilità di armi da fuoco e dalla spiccata propensione a delinquere di alcuni degli arrestati.

Sono tanti i segnali recenti e meno recenti che portano in questa direzione.

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IL TENTATIVO DI ELIMINAZIONE DI PIETRO LO IACONO

A partire dal tentativo fallito nell’estate del 2008 quando la Polizia intercetta le conversazione tra quattro componenti a pieno titolo della locale consorteria mafiosa i cui dialoghi intercettati non lasciano dubbi sulle loro reali intenzioni: eliminare Pietro LO Iacono.

Si trattava di Andrea Fortunato Carbone, casteldaccese, fratello del’attuale dichiarante Giuseppe Carbone che ha permesso di scoprire i presunti responsabili del duplice omicidi di dei due ispano-canadesi Fernandez Paz Ramon e Fermando Pimentel,  Gaetano Florista, Michele Modica ed Emanuele Cecala, questi ultimi due destinatari di un provvedimento di fermo, poi trasformato in arresto, notificato in carcere anche nell’inchiesta Argo.

Non lasciava alcun  dubbio   il tenore delle intercettazioni.

Innanzitutto l’urgenza e la necessità di agire al più presto “su questa cosa c’è un ordine che arriva di là…- anche con l’occhio della Polizia addosso, risponde Carbone a Cecala - “…abbiamo gli sbirri addosso Manuè”, ed ancora a Michele ModicaMichè, ma vedi che abbiamo gli sbirri addosso… ci sono gli sbirri addosso”.

E’ Modica che replica che l’ordine è perentorio ”si deve fare”.

E poi per le modalità della esecuzione, i cui piani venivano modificati via via che sopravvenivano difficoltà, come dire, logistiche e ambientali.
A partire dal rapimento e dalla sistemazione del furgone proprio di fronte al Lido La Navicella di Fondachello, dove il Lo Iacono era solito andare con la moglie.

Il tentativo è di intervenire in una giornata in cui non sia presente la moglie.

Diceva Carbone “Non appena ci capita, se è solo… se è solo già lo prendiamo, se sua moglie è nella macchina noi lo sappiamo da prima, lo seguiamo (…) Noi la macchina la posteggiamo prima alle 7.15 (…) e qua ci vuole uno che lo acchiappa e lo butta dentro. Michele così possiamo perdere due tre giorni, ma lo prendiamo, capisci! Altrimenti non è che possiamo aspettare che viene lui con i suoi piedi” .

E per essere ancora più chiaro “Se fosse leggero, almeno te lo metteresti sotto braccio (…). Questo è per due volte, è un…metro e ottanta..è tanto… quando si butta a mare sembra un elefante…"

E viene individuata una possibile soluzione “se troviamo un ... un fucile subacqueo (…), faccio finta che me ne vado a pesca, sbaglio e colpisco a lui” .

Già in questa intercettazione c’è il riferimento che ‘su questa cosa c’è un ordine che arriva di là’ e che ‘si deve fare’

Intercettazione che oggi viene letta con un’ottica diversa ora dopo gli omicidi di Fernandez Paz Ramon e Fernando Pimentel anche questi parrebbe ordinati d'oltreoceano


Ma oltre a questo ‘vecchio’ precedente,  due sono i fatti nuovi accaduti negli ultimi mesi e addirittura nelle ultime settimane che allarmano gli inquirenti: dal 9 aprile i Carabinieri non hanno più riscontri della presenza in via Tornatore a Bagheria di  Ramon e  Fernando: muti i telefonini, inattivo il GPS che avevano piazzato nell’auto.

Ed è comprensibile perchè nella richiesta di fermo, formulata tempo prima della scoperta del duplice omicidio, si affermi : ‘con riferimento a tali soggetti e segnatamente a Fernandez Paz Ramon e Fernando Pimentel , particolarmente attuale è il rischio di una loro definitiva irreperibilità'.

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L’ ALLONTANAMENTO DI CARMELO BARTOLONE

Il secondo elemento preoccupante e destabilizzante, e che può rivelarsi secondo gli inquirenti una vera mina vagante, è l’allontanamento di Carmelo Bartolone che, da diverse settimane, si era volontariamente sottratto agli obblighi di firma presso il Commissariato di P.S. di Bagheria e che non può non essere messo in relazione con una serie di intercettazioni in una delle quali si ipotizza un ruolo di Carmelo Bartolone nella rapina, compiuta senza l'autorizzazione di cosa nostra, in casa del titolare del distributore di carburante Q8, e che fruttò ben 60.000 euro in contanti.

Nel provvedimento di fermo si legge:

FLAMIA, ritenuto che i fatti erano gravi, se non altro perché non autorizzati dal DI SALVO, si esprimeva testualmente: … "secondo me c'è la mano di lui, sicuro! c'è la mano di lui con di quello con BONACCORSO del bar, ma questa volta secondo me si è comprato la morte, queste cose senza dire niente non si fanno queste cose...e"

Ma non solo: è la tendenza ad ‘allargarsi’ rispetto al proprio ruolo e alle proprie competenze di Carmelo Bartolone che Flamia parlando con il cugino Bruno Salvatore Giuseppe critica aspramente oltre al fatto che frequenti il fratello di un pentito.

FLAMIA: "Che a lui non è che gli interessa il discorso... dei cinquecento euro al mese che gli devono dare a mio fratello... a lui interessa il discorso che... passa per "malandrino" nei confronti di quello di Ficarazzi, lo hai capito tutto il discorso quale è?... Quindi lui, GINO che cosa... lui... quelli si rivolgono a GINO e lui voleva che GINO gli doveva dire "no, sbrigatevela con MELUCCIO" così lui faceva la figura... "minchia, qua lui c'è"... lo ha capito? Perchè a lui dei cinquecento euro al mese per mio fratello, cose... non gliene fotte un cazzo... a lui gli interessa che "...(incomprensibile)... che qua si fa quello che dico io... non quello che dice GINO!"...;

Carmelo Bartolone  ha però subodorato che per lui non tira buona aria e scompare. 

E ci sono riferimenti più precisi alle responsabilità che vengono contestati a Bartolone in questo spezzone di intercettazione in cui Flamia parla con Gagliano Vincenzo.

FLAMIA infatti asseriva: “eh non solo! non solo si è andato a buttare...(incomprensibile)...ENZO se viene un uccellino e mi dice a me..."stai attento...guardati quando cammini e stai attento perchè...(incomprensibile)...il programma che vogliono ammazzarti che e come"...io mio tolgo il guinzaglio...ed affronto a chiunque perche sono onesto...ma se io mi attacco alla "lanna" (fonetico n.d.r.) e me ne vado già la prima cosa che sto dimostrando è che...minchia ho torto...”.

“…se fosse venuto da mè...se fosse andato da mio fratello PIETRO ...(FLAMIA Pietro Giovanni n.d.r.)... o se fosse andato da GINO...(DI SALVO Giacinto n.d.r)...o da un'altro amico e dire..."c'è questo discorso..sono un un pugno di cornuti...sono un pugno di fango perchè vedi che io cose brutte non ne ho fatto...le cose brutte le hanno fatte loro"...dico difenditi e te ne vai almeno già c'e uno che sa perchè te ne sei andato...te ne sei andato per questo motivo...perchè giustamente sei solo e non puoi affrontare tutta sta situazione...però quantomeno glielo hai mandato a dire che sono una manata di fango e una manata di cornuti...dico...ENZO...se sei onesto..siccome onesto non c'è...ed io mi devo prendere le boccate amare perchè gli ho preso le difese...cornuto ed indegno che è...ed è tanto cornuto...capace che pensa che sono io che lo volevo portare a morire...”.

Questi passaggi inducono gli inquirenti ad inserire nel provvedimento restrittivo le seguenti considerazioni:

Nel contesto così delineato, quindi, se da un lato la clandestinità volontaria del BARTOLONE è legata al suo intendimento di sottrarsi ad un eventuale arresto in ragione del suo coinvolgimento nelle dinamiche mafiose bagheresi, è altrettanto indubbio che il principale movente dell’allontanamento sembra da legarsi alla raggiunta consapevolezza che il vertice del mandamento mafioso di appartenenza ne stava programmando l’eliminazione fisica.

D’altronde la progettualità omicidiaria nei confronti del BARTOLONE appare del tutto evidente dal contenuto delle numerose conversazioni ambientali acquisite.

Il 12.12.2012 dalle 06:33':38" (all. 149) veniva intercettata una conversazione ambientale fra il GAGLIANO Vincenzo e FLAMIA Sergio Rosario nel corso della quale si comprendeva che la fuga di BARTOLONE Carmelo, doveva essere letta da due punti di vista: il primo che lo stesso voleva sottrarsi ad eventuali misure cautelari a suo carico; il secondo che lo stesso aveva paura di essere ammazzato.

Ci sono infatti brani di intercettazioni in cui Flamia Sergio Rosario dimostra di aver intuito, ancor meglio e prima di Gino Di Salvo, i motivi della volontaria scomparsa del Bartolone e di temere che piuttosto che andare nel nord Italia, come si sussurrava in giro, il Bartolone fosse rimasto in zona e che questo aumentasse la sua pericolosità.

“E’ del resto chiaro concludono gli inquirenti - che sia Il Flamia che il Di Salvo abbiano il concreto timore che Bartolone Carmelo, consapevole del progetto omicidiario nei suoi confronti, possa approfittare della clandestinità per programmare, ed evidentemente realizzare, azioni offensive nei loro confronti attirando sulle proprie posizioni sodali della consorteria bagherese a lui fedeli e scontenti della gestione del Di Salvo”.

CONTINUA

 

 

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