Cronaca

I Carabinieri della Compagnia di Bagheria hanno tratto in arresto le sottonotate persone ritenute responsabili del reato di furto aggravato in concorso:

· S. f. , nato a Palermo, classe 1974, residente a Bagheria;

· F. s. , nato a Palermo, classe 1986, residente in Bagheria;

· L. t., nato a Palermo, classe 1994, residente a Bagheria.

E’ accaduto proprio stamane, alle ore 02:30, quando i tre giovani sono stati fermati a Bagheria nei pressi del sotto passo FF. SS., a bordo di un’autovettura Fiat Punto dove vi erano custoditi circa 800 kg di cavi elettrici, presumibilmente sottratto da un cantiere edile.

Dagli accertamenti effettuati, i Carabinieri hanno potuto appurare che il materiale era stato rubato da un cantiere edile destinato alla realizzazione di diverse abitazioni private sito in Palermo in via Regione Siciliana.

I cavi rubati verosimilmente sarebbero stati utilizzati per estrarre il tanto ricercato rame “Oro Rosso” e tutto il materiale dopo essere stato recuperato è stato restituito al legittimo proprietario.

I tre arrestati, nella stessa giornata di oggi sono stato tradotti presso il Tribunale di Palermo essere giudicati con rito direttissimo.

Dopo la convalida degli arresti, per S.f., il G.I.P. ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, a Palermo; mentre per F. s. ed L. t., la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G..

La conferma ufficiale arriva dell'Ufficio d'igiene del Comune che fa presente che nei prossimi giorni potrebbero verificarsi dei ritardi nella raccolta dei rifiuti a causa del sequestro di un mezzo auto compattatore per la raccolta dei rifiuti solidi urbani presso la discarica di Siculiana.

Il mezzo è stato sequestrato stamani poiché, tra la spazzatura che trasportava, è stato rinvenuto materiale altamente radioattivo raccolto in un cassonetto di Bagheria.

Non solo il mezzo ma anche il conducente, operatore del Coinres, è stato sottoposto a controlli per verificare eventuale contaminazione a causa del materiale radioattivo presente.

Non è escluso che il materiale ritrovato provenga da un laboratorio di analisi bagherese, le indagini sono in corso.

Per i disagi alla raccolta a causa della mancanza del mezzo che lavora su doppio turno l’amministrazione comunale si scusa con la cittadinanza.

 

Ufficio Stampa del Comune di Bagheria
 

E' stato il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco ad evitare che l'incendio scoppiato questo pomeriggio inrtorno alle 17, in un appartamento al civico 3 di corso Baldassare Scaduto, proprio accanto al Supermercato Todis, potesse avere conseguenze più gravi.

Pare che sia stato un bambino, che occupa con la famiglia un appartamento al primo piano del piccolo complesso edilizio, a dare l'allarme  ai genitori che per fortuna si trovavano in casa, gridando: 'Mamma, papà, ha preso fuoco la maglietta', o qualcosa del genere.

I genitori subito accorsi nella stanza del piccolo hanno trovato le fiamme già difficili da controllare: si sono premurati quindi di dare subito l'allarme, allertando anche i vicini che hanno dato una mano nel portar fuori dall'appartamento la bombola del gas.

Nel frattempo dopo avere praticamente distrutto i mobili della stanza del bambino, il fuoco si è propagato alle altre stanze, pavimentate con il parquet che alimentava l'incendio, creando un allarme generale nel condominio i cui residenti si sono precipitati per strada terrorizzati.

A tentare di mettere ordine e regolare il traffico caotico ci hanno pensato gli agenti della Polizia Municipale.

Sono stati i Vigili del fuoco prontamente accorsi, a domare le fiamme , ma il danno a mobili, tende e suppellettili varie era già fatto, tant'è che parte degli arredamenti bruciati è stata portata in strada.

Sul luogo era accorsa anche l'ambulanza del 118, ma per fortuna non c'è stato alcun ferito da soccorrere

Secondo una prima ricognizione l'immobile non avrebbe riportato danni alle strutture, a parte il fumo che ha invaso e annerito tutte le stanze diffondendosi anche agli appartamenti vicini.

Nell'appartamento sono invece rimasti gli agenti di Polizia e i Carabinieri, perchè in casa, legalmente detenute si trovavano armi, almeno cinque tra fucili e pistole, con il relativo munizionamento.

Per sicurezza gli agenti li stanno inventariando e trasferendo al locale Commissariato.

 

Sarà il carcere di Opera a Milano, dotato di un centro medico attrezzato per diagnosi e terapie,  ad occuparsi dell'assistenza dell'ex tycoon della sanità siciliana Michele Aiello, che pur soffrendo di una grave patologia, il favismo, non è però in pericolo di vita.

E' questa la sentenza assunta, dopo una serie di controverse perizie mediche e di rinvii, dal Tribunale di sorveglianza di Palermo, presieduto da Alberto Bellet.

Da ieri Aiello ha lasciato la propria casa di Bagheria, dove aveva scontato un anno di pena ai domiciliari, per raggiungere  Milano.

Si ricorderà che la sentenza del tribunale di sorveglianza dell'Aquila, di assegnare per un anno Aiello agli arresti domiciliari, le cui condizioni erano state giudicate incompatibili con il regime di vita carceraria, e che quindi nel carcere di Sulmona non avrebbe potuto avere adeguata assistenza, aveva creato un certo sconcerto nell'opinione pubblica, ed era stata oggetto di polemici commenti anche da parte di alcuni autorevoli magistrati, che avevano avuto un ruolo nelle indagini su Michele Aiello.

La questione era esplosa dal punto di vista mediatico quando il conduttore Massimo Giletti aveva polemizzato duramente durante la trasmissione 'Domenica in' con i giudici che avevano concesso i domiciliari, chiedendo l'intervento del ministro di Grazia e giustizia. 

Da quella denuncia erano partita due inchieste, una del Ministero di grazia e giustizia  e una del DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria), che avevano portato al traferimento del direttore del carcere di Sulmone,  a Pescara.

Adesso la competenza sulla permanenza o meno ai domiciliari di Aiello, era passata sotto la competenza del Tribunale di Palermo.

Aiello condannato a 14 anni nel processo "Talpe in procura", e difeso dall'avv. Sergio Monaco, anche durante la fase di arresto preventivo aveva goduto dei domiciliari, e sempre per la sua grave patologia.

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