Cronaca

C'è anche questa frase tra le centinaia di intercettazioni che i carabinieri della Compagnia di Bagheria, agli ordini del maggiore Francesco Tocci, hanno fatto assieme  a tutta una serie di azioni investigative, per capire cosa succedeva al Coinres, e perchè queste "emergenze spazzatura" erano così puntuali e si risolvevano sempre allo stesso modo, e cioè con un esborso di centinaia di migliaia di euro per la collettività per il noleggio di mezzi con estrema urgenza,  con una perdita di immagine che non aveva prezzo, e con gli operai che non pagavano neanche con un'ora di trattenuta settimane di astensione dal lavoro.

I Carabinieri iniziarono oltre due anni fa con un interrogatorio-fiume del direttore generale Riccardo Incagnone che durò due gioni interi, acquisirono una mole enorme di documenti  e  quando ebbero le idee chiare iniziarono il loro lavoro che ha portato agli arresti dell'altro ieri, di Antonino Di Bella, sorvegliante del Consorzio e di Diego Lo Paro, da sempre responsabile amministrativo del settore rifiuti a Bagheria.

A Bagheria l'avevano capito e lo dicevano tutti: soltanto una indagine giudiziaria avrebbe portato un pò di trasparenza nel Coinres, e ci auguriamo, anche un pò di pulizia in più nei comuni del Coinres.

La frase intercettata si riferisce al fatto che il sindaco Biagio Sciortino voleva convincere i commercianti del corso a rispettare gli orari di conferimento, e la passeggiata con Nino Di Bella, vero  dominus del consorzio come lo definiscono i p.m. nelle carte dell'inchiesta, avrebbe potuto servire all'uopo.

La Procura sostiene che Di Bella fosse espressione della consorteria mafiosa locale, ma il GIP Michele Alaimo non ha accolto l'imputazione di associazione mafiosa per Di Bella, e contro questa mancata imputazione i p.m. Marzia Sabella e Francesca Mazzocco si preparano ad interporre appello.

Si capisce bene che la vicinanza o meno a cosa nostra di Di Bella non è un dettaglio di poco conto.

Probabilmente - obietta il GIP- veniva così percepito, per alcuni modi di fare tipicamente mafiosi,  ma mancherebbe l'elemento dell'affiliazione a cosa nostra. Ci sarebbe inooltre una intercettazione del boss Pinuzzo Scaduto, arrestato nell'operazione Perseo che in una circostanza lo definisce dispregiativamente "munnizzaru e magnaccia"

Non v'è dubbio però che Di Bella era o sembrava il vero sovrastante del Coinres a Bagheria, ed era la figura di riferimento non solo per l'ex sindaco Biagio Sciortino, ma anche per l'attuale sindaco Lo Meo.

Per la sua disponibilità soprattutto, per l'autorevolezza che aveva tra gli altri dipendenti, anche se c'era uno zoccolo duro che spesso lo contestava.

Va subito precisato che Biagio Sciortino non risulta tra gli indagati; ma i rapporti con Di Bella erano pressocchè quotidiani e questa vicinanza dava a  Di Bella, che talvolta non si tirava indietro dallo svuotare personalmente  cassonetti e raccogliere sacchetti di spazzatura, per far fare bella figura ai sindaci, indubbi autorevolezza e prestigio.

Era lui che si incavolava perchè quelli che scioperavano ( si fa per dire) volevano impedire a chi ne aveva voglia di lavorare, (" perchè i cristiani che lavorano non ci devono andare a dire di non lavorare: non lavorano loro però non ci devono rompere i c...ora mi siddio vero caro Biagio"), e questo lo portava spesso in rotta di collisione con gli operai estremisti del Coinres, che era solito affrontare vis a vis, quelli che volevano spesso completamente paralizzare il servizio, impedendo anche lo svuotamento dei cassonetti sistemati davanti alla sedi sensibili, quali Poliambulatori, scuole, chiese, caserme ecc...

Succedeva spesso anche di notte che Di Bella difendesse  con la sua presenza mezzi e uomini del Coinres allorchè venivano intercettati dagli scioperanti che avrebbero voluto costringerli a sospendere il servizio.

Ma il ruolo di Di Bella è autorevole anche quando si tratta di decidere livelli retributivi, ruolo rilevabile da questa intercettazione"..perchè Biagio vuole sapere da me quello che deve scrivere(...) Biagio me l'ha fatta leggere e poi l'abbiamo strappato, perchè Biagio non firma se non la leggo io".

Ed anche Lo Paro, gerarchicamente superiore di Di Bella, mostrava reverenza, ed alle rimostranze di Di Bella. "Io non mi possso accontentare di un livello basso nella posizione che ho, le persone sanno quello che vi ho fatto..." così rispondeva: "Tu comandi Nino, siccome la responsabilità massima ce l'ho io, te lo faccio un ordine di servizio, che tu lo devi dirigere il traffico là e con tuo figlio là..."

E' un groviglio di interessi opachi e di illegalità in cui uomini in divisa , imprenditori e privati cittadini stringono accordi illeciti  per aggirare le norme e per violare il territorio , quel territorio che la Regione ha chiamato i forrestali, peraltro  in gran numero,   a proteggere.

Proprio le guardie forestali sono quelle che nel nostro territorio di Bagheria Santa Flavia e Altavilla sono quelli che "unni virinu eunni sbirinu".

Indagini iniziate con grandi squilli di tromba e finite in una bolla di sapone, e cose gravi che balzano sotto gli occhi di tutti, coperte e tollerate.

Oggi La Repubblica e il Giornale di Sicilia pubblicano stralci delle intercettazioni dell'indagine che ha portato all'arresto in carcere di Pietro Rammacca e Rosario Spataro, rispettivamente di 50 e di 49 anni; mentre ai domiciliari sono andati i loro colleghi Domenico Bruno e Giovanni Fontana. Ai domiciliari anche un imprenditore di Ventimiglia Rosario Azzarello.

Nell'indagine sono finiti anche il comandante del Distaccamento e il suo vice che la Procura ha chiesto di allontanare dal servizio.

Questo uno stralcio di una intercettazione tra Pietro Rammacca e Rosario Spataro, con il soldi ancora freschi estorti ad un costruttore di Bagheria: "Tieni quà - dice Spataro - questi però li dobbiamo dividere" e poi aggiungeva (...) "lui voleva tirare per due - trecento! Gli ho detto , ma che minchia devi fare, ti devi fare sputare in faccia? prendi 500 eruo e glieli regali".

Ed ancora un imprenditore che riferendosi alle guardie diceva:" Sono troppo manciatari: Sono sproporzionati: "Non hanno fondo, non hanno dignità, non hanno limite".

Ed Azzrello che spiega al suo interlocutore: " Non è che puoi fare mangiare solo il piccolo , poi il grande dice, minchia quà un lavoro del genere, io niente?"

L'indagine coordinata dai sotituti Caterina Malagoli e Alessandro Picchi, ha disvelato un gran numero di abusi edilizi. 

La Procura per altri cinquere imputati aveva chiesto l'arresto che il GIP non ha concesso.

Indagati a piede libero sono infatti Giovanni Coffaro, 51 anni di Villabate e Filippo Azzarello di 49, di Ventimiglia

Era stata chiesta, ma non è stata concessa la sospensione dal servizio di pubblico ufficiale per Pietro Riccobono, ispettore di 52 anni e Luigi Salvatore Matranga, 55 anni,  commissario del Distaccamento di Bagheria.

Indagato anche Rosario Abbate per avere realizzato opere abusive con la copertura di Pietro RammaccaMaurizio Monastero che avrebbe gestito con Rammacca un giro di scommesse clandestine.

Ed ancora Giovanni Cicala e Carmelo Francesco Cascino, rispettivamente proprietario e direttore dei lavori di una abitazione, e che avrebbero versato duemila euro a Rammacca e Spataro..

Salvatore Testa che avrebbe dato cinquemila euro a Rammacca, Bruno e Coffaro.

Gaspare Calò, ispettore del corpo, perchè avrebbero omesso di  denunciare tre colleghi.

Tommaso D'India, Vincenzo e Francesco Lima, che si sarebbero rivolti a Riccobono, Spataro, Matranga e Fontana, per convincerli a non denunciare opere opere abusive realizzate dai fratelli Lima.

RIPORTIAMO  LE  INTERCETTAZIONI  COSI'  COME  PUBBLICATE   DA  LIVESICILIA

Tutto inizia a bordo di una Bmw X3. L'imprenditore Rosario Azzarello parla con un amico. Un tale Giacomino. Sulla macchina gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile hanno piazzato una microspia. Più che una conversazione viene fuori quella che i magistrati definiscono “la chiave di lettura dell'intera vicenda che ritrae una situazione di diffusa illegalità”.

Una vicenda in cui, scrive il giudice per le indagini preliminari Angela Gerardi, emerge lo “scarso se non inesistente senso del dovere e indegno esercizio del potere che interessa alcuni componenti dell'ufficio del distaccamento di Bagheria del corpo forestale responsabili del costante mercimonio della funzione pubblica (Pietro Rammacca, Rosario Spataro, Giovanni Coffaro, Giovanni Fontana e Domenico Bruno), di irresponsabile comportamento da parte di altri (Pietro Riccobono, Gaspare Calò e il comandante Luigi Matranga) nell'ambito di un quadro complessivo estremamente sconfortante”.

Tutto parte, dunque, dalla conversazione del 10 aprile 2011, quando Rosario Azzarello spiega il meccanismo all'amico: “... al grosso gli dai la pastella più grossa, il piccolo fa finta che non sa niente... lo sanno tutti e due che hanno mangiato e non si infamano l'uno con l'altro”. E così che Azzarello ha potuto prelevare abusivamente del materiale inerte in campagna per la sua impresa edile senza doverlo comprare in una cava regolare.

Poi, Giacomino fa riferimento ad un soggetto in particolare. Lo chiama il “baarioto”: “... perché quel cornuto di baarioto... minchia questo è pericoloso... cerca sempre di mangiare... ma sono sproporzionati questi che vengono ogni tanto da te... . “... troppo, troppo non hanno fondo, non hanno dignità - rincara la dose Azzarello - niente non hanno limite... e chi viene da te Pietro o Giovanni?”.

Identificati dalle indagini in Pietro Rammacca e Giovanni Coffaro.

Le richieste dei forestali sarebbero state pressanti. “... che ti pare che dovrei lavorare per loro... mio fratello a Natale era incazzato e non gli ha dato niente”, dice Azzarello.

Giacomino conosce bene, però, il rapporto costi-benefici. “... se tu fai calcoli... mi fai dire cinquecento euro l'anno, per loro, mille euro, ma deve essere proprio a fare il porco, ma non di più, o Dio, di queste mille euro quanto te ne fanno risparmiare volendo, volendo è così se poi ti fottono lo stesso è un altro discorso...”. Meglio pagare per stare tranquilli e non fare la fine di un imprenditore. Azzarello: “Tu lo sai che a Catalano gli devono fare levare tutto il rifiuto dalla strada?... i soldini doveva uscire hai capito?... prendeva venti mila euro...”. Se si paga si evitano guai e si ottiene il via libera per prelevare indisturbati il materiale che serve nei cantieri. “... io siccome volevo andare là alla Traversa (contrada Traversa a Ventimiglia di Sicilia ndr), ho detto se lui... lo capisci, passava non passava, se eri là nella zona... va...”, spiega Azzarello a Pietro Rammacca che risponde: “... ci puoi andare tanto noi siamo qua”. Lo informa, dunque, dei suo spostamenti.

Altro episodio è quello che riguarda Giovanni Cicala che ad Altavilla Milicia avrebbe costruito una villetta abusiva. Si sarebbe messo d'accordo con Pietro Rammacca e Rosario Spataro, solo che ha ricevuto in cantiere la visita inaspettata di Pietro Riccobono e Giovanni Coffaro. Cicala: “Io ti posso dire che gli ho dato 2000 euro per voi. Hai capito Piè”. Ramacca: “... lascia perdere questo discorso, lui se lo è negato”.

Poi rivolgendosi al collega Spataro aggiunge: “... minchia, per telefono mi fa per voi io a lui...”.

Nel corso dell'inaspettato controllo uno degli operai, Carmelo Francesco Cascino, ha chiamato Ramacca perché l'agente Riccobono “dice che deve mettere i sigilli”.

E così Rammacca contatta Riccobono. “Minchia, io vedi che con te mi sono messo sempre a disposizione e tu lo sai... non è che io ti ho detto mai... ti ho detto mai no, ti dico sempre fai tu”.e Riccobono di rimando: “Lo so pure io, mi sono messo sempre a disposizione con te e tu lo sai bene”.

I due si rinfacciano le omissioni commesse in passato: “Minchia io mi sono inghiottito l'altra volta la piscina, quello che è venuto Camillo, mi sono inghiottito... pure io mi sono messo a disposizione con te e lo sai bene...”.

La situazione sembrava essersi risolta ed invece precipita poche ore dopo quando una pattuglia del distaccamento della Forestale notifica a Cicala una convocazione in ufficio per l'indomani.

Cicala è furente. “... ora la bomba la faccio saltare io, Pietro (Rammacca ndr)... perché ora faccio nomi e cognomi”.

Rammacca tranquillizza Cascino. Avrebbe parlato con i suo colleghi per sistemare i verbali: “... vedono di dargli una mano magari alcune cose le mettono o per meglio dire fanno i verbali dove si dice che che diciamo che è tutto finito”.

L'8 novembre Luigi Matranga e Gaspare Calò vanno a mettere i sigilli alla casa di Cicala. E in macchina si dicono convinti che ci sia del marcio sotto.

Matranga. “Perché lui Rammacca ha chiamato Spataro ieri sera e gli avrà detto, minchia andiamoci a ridare di nuovo i soldi che questi ci denunciano”.

Denuncia mai presentata. “Tutti sapevano che la casa di Ciacala era abusiva, avevano pure apposto i sigilli al cantiere, ma - scrive il Gip - i lavori sono stati regolarmente portati a termine”.

La casa è stata completata.

Altro episodio riguarda un immobile costruito a Bagheria. Nel cantiere abusivo si fanno vivi Rammacca e Spataro. Cosa si sono detti lo spiega lo stesso Rammacca al collega: “Tieni qua, questi li dobbiamo dividere, però dice 'dimmi che devo fare perché vedo che il tuo collega è incazzato con me', gli ho detto ma fai a lui un regalo ' e dimmelo tu, gli do duecento euro? A chi devi fare ridere con duecento euro Aiello ma prendi cinquecento euro e glieli regali. Gli ho detto noi siamo per aiutare il povero anche perché noi gli ho detto con gli stipendi non possiamo campare più”.

Ad un certo punto Matranga parlando con Calò dimostra, secondo l'accusa, di avere intuito il gioco sporco dei colleghi. In particolare di Rammacca: “Io l'ho capito questo discorso da quando lui si prendeva a quello, suo compare, se lo portava in servizio, si prendeva la macchina... era per fare tutte queste cose qua. Lui si fermava sui posti con la macchina di servizio”. Poi il comandante del distaccamento di Bagheria del Corpo forestale della Regione concludeva: “... fino a quando non c'è qualcuno a cui gli gonfia la minchia e lo denuncia vero”. "Nonostante i proclami Matranga - si legge nell'ordinanza - non ha mai presentato una denuncia né ha mai segnalato i comportamenti dei suoi subordinati”.


 

Bocche cucite stamattina al comune tra i consiglieri dopo gli arresti di ieri che hanno riguardato Antonino Di Bella, sorvegliante del Coinres e Diego Lo Paro, dipendente del comune di Bagheria, che ha sempre curato gli aspetti amministrativi legati alla raccolta e smaltimento riifuti prima e dopo il Coinres.No comment è la risposta che danno la gran parte.

Però emerge lo sconcerto ma anche la preoccupazione per le accuse e le considerazioni contenute nel comunicato dei Carabinieri e che fanno pensare che la vicenda sia tutt'alto che chiusa.

Nel comunicato dei Carabinieri  da noi pubblicato integralmente si dice che "......Le indagini sono ancora in corso per delineare le ulteriori responsabilità, sia interne che esterne al COINRES, e gli accertamenti fin qui effettuati hanno fatto emergere e che attualmente coinvolgono a vario titolo oltre venti persone."... :

ed ancora con riferimento a Di Bella " si rendeva autore di una numerosa serie di reati, che potevano trovare esecuzione grazie alla influenza della locale consorteria mafiosa e che finivano anche con il condizionare le determinazioni dell’Amministrazione comunale."

Abbiamo chiesto al sindaco Lo  Meo una dichiarazione, e  questo è quello che ci ha risposto: "Da un punto di vista umano è una cosa che mi è dispiaciuta; nei quasi due anni in cui sono stato sindaco, sono stati intensificati i controlli su fogli di presenze e sugli straordinari, sui consumi di carburante, ed in una sola occasione , se non ricordo male, si è fatto ricorso alla pala meccanica noleggiata in emergenza da privati.

"E' possibile - ha proseguito il sindaco- che le accuse rivolte a Di Bella e Lo Paro, si riferiscano a periodi precedenti il mio mandato. Con Di Bella, per motivi attinenti il mio ruolo, ero spesso in contatto  e ne apprezzavo l'impegno e la disponibilità anche al di fuori dei normali orari di lavoro. E' un bene però che siano arrivate le indagini dei Carabinieri, ai quali va la nostra riconoscenza per il lavoro che fanno.

L'obiettivo della politica - conclude Lo Meo - dovrà essere quello di trovare l'unità sulle soluzioni da adottare per rimettere ordine nel settore della raccolta dei rifiuti e per garantire ai cittadini una città pulita ed una riduzione della Tarsu".

E  Bartolo Di Salvo, che sul tema della moralizzazione e dell'efficienza del Coinres è stato quello che con più rigore, coerenza e  lungimiranza si è battuto sin dall'autunno del 2007 ( assunzione dei Temporary) ci dice: E' giusto che la Procura faccia chiarezza su quanto accaduto all'interno del Consorzio rifiuti per sradicare la malapianta del malaffare.Plaudo alle forze dell'ordine per l'impegno che stanno dimostrando in questa direzione.".

Il Partito Democratico riunirà questo pomeriggio i propri organi direttivi per prendere una posizione ufficiale

Avrebbero taglieggiato numerosi imprenditori compiacenti, adottando modalità estorsive tipiche dell'organizzazione mafiosa, pur indossando una divisa.

E' questa l'accusa contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare che la Squadra mobile di Palermo ha notifcato a cinque persone, un imprenditore edile e quattro appartenenti al Corpo Forestale della Regione Siciliana in servizio presso il distaccamento di Bagheria.

Cinque persone sono state arrestate dalla sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo. Si tratta di quattro agenti del Corpo forestale della Regione siciliana, impiegati nel distaccamento di Bagheria: Pietro Rammacca, 50 anni, e Rosario Spataro, di 49, sono in cella; Domenico Bruno, 49 anni, e Giovanni Fontana, di 51, ai domiciliari.

Arresti in casa anche per un imprenditore edile di Ventimiglia di Sicilia, Rosario Azzarello.

Nel provvedimento, emesso dal Gip Angela Gerardi su richiesta  del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei pubblici ministeri Alessandro Picchi e Caterina Malagoli.
 

Si ipotizzano i reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia ed abuso d'ufficio.

L'operazione scaturisce da una indagine più complessa svolta tra il 2011 ed il 2012 dalla Squadra Mobile di Palermo in collaborazione con quella di Agrigento relativa agli assetti mafiosi dell'area orientale della provincia.

In una vicenda che presentava le caratteristiche classiche dell'estorsione è emerso il coinvolgimento di un rappresentante del Corpo Forestale.

Le indagini hanno fatto emergere come un gruppo di appartenenti al distaccamento di Bagheria avrebbe acquisito benefici economici personali, attraverso pratiche di fatto estorsive.

Gli investigatori avrebbero accertato numerosi episodi di corruzione che tendevano a favorire imprenditori compiacenti.

Secondo gli inquirenti l'attività illecita sarebbe stata pianificata con modalità tipiche delle organizzazioni criminali, con notevoli pressioni di carattere psicologico.

Le indagini hanno infine registrato come gli imprenditori considerassero gli operatori della forestale " avidi" e “senza dignità”.

Non si accontentavano del regalo per le festività, ma avrebbero preteso tangenti più sostanziose.

Spesso, però, erano gli stessi imprenditori a rivolgersi agli agenti per evitare i controlli.

Ecco perché le indagini sembrano destinate a coinvolgere altre persone.

 

da gds.it

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