Cronaca

Bocche cucite stamattina al comune tra i consiglieri dopo gli arresti di ieri che hanno riguardato Antonino Di Bella, sorvegliante del Coinres e Diego Lo Paro, dipendente del comune di Bagheria, che ha sempre curato gli aspetti amministrativi legati alla raccolta e smaltimento riifuti prima e dopo il Coinres.No comment è la risposta che danno la gran parte.

Però emerge lo sconcerto ma anche la preoccupazione per le accuse e le considerazioni contenute nel comunicato dei Carabinieri e che fanno pensare che la vicenda sia tutt'alto che chiusa.

Nel comunicato dei Carabinieri  da noi pubblicato integralmente si dice che "......Le indagini sono ancora in corso per delineare le ulteriori responsabilità, sia interne che esterne al COINRES, e gli accertamenti fin qui effettuati hanno fatto emergere e che attualmente coinvolgono a vario titolo oltre venti persone."... :

ed ancora con riferimento a Di Bella " si rendeva autore di una numerosa serie di reati, che potevano trovare esecuzione grazie alla influenza della locale consorteria mafiosa e che finivano anche con il condizionare le determinazioni dell’Amministrazione comunale."

Abbiamo chiesto al sindaco Lo  Meo una dichiarazione, e  questo è quello che ci ha risposto: "Da un punto di vista umano è una cosa che mi è dispiaciuta; nei quasi due anni in cui sono stato sindaco, sono stati intensificati i controlli su fogli di presenze e sugli straordinari, sui consumi di carburante, ed in una sola occasione , se non ricordo male, si è fatto ricorso alla pala meccanica noleggiata in emergenza da privati.

"E' possibile - ha proseguito il sindaco- che le accuse rivolte a Di Bella e Lo Paro, si riferiscano a periodi precedenti il mio mandato. Con Di Bella, per motivi attinenti il mio ruolo, ero spesso in contatto  e ne apprezzavo l'impegno e la disponibilità anche al di fuori dei normali orari di lavoro. E' un bene però che siano arrivate le indagini dei Carabinieri, ai quali va la nostra riconoscenza per il lavoro che fanno.

L'obiettivo della politica - conclude Lo Meo - dovrà essere quello di trovare l'unità sulle soluzioni da adottare per rimettere ordine nel settore della raccolta dei rifiuti e per garantire ai cittadini una città pulita ed una riduzione della Tarsu".

E  Bartolo Di Salvo, che sul tema della moralizzazione e dell'efficienza del Coinres è stato quello che con più rigore, coerenza e  lungimiranza si è battuto sin dall'autunno del 2007 ( assunzione dei Temporary) ci dice: E' giusto che la Procura faccia chiarezza su quanto accaduto all'interno del Consorzio rifiuti per sradicare la malapianta del malaffare.Plaudo alle forze dell'ordine per l'impegno che stanno dimostrando in questa direzione.".

Il Partito Democratico riunirà questo pomeriggio i propri organi direttivi per prendere una posizione ufficiale

Avrebbero taglieggiato numerosi imprenditori compiacenti, adottando modalità estorsive tipiche dell'organizzazione mafiosa, pur indossando una divisa.

E' questa l'accusa contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare che la Squadra mobile di Palermo ha notifcato a cinque persone, un imprenditore edile e quattro appartenenti al Corpo Forestale della Regione Siciliana in servizio presso il distaccamento di Bagheria.

Cinque persone sono state arrestate dalla sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo. Si tratta di quattro agenti del Corpo forestale della Regione siciliana, impiegati nel distaccamento di Bagheria: Pietro Rammacca, 50 anni, e Rosario Spataro, di 49, sono in cella; Domenico Bruno, 49 anni, e Giovanni Fontana, di 51, ai domiciliari.

Arresti in casa anche per un imprenditore edile di Ventimiglia di Sicilia, Rosario Azzarello.

Nel provvedimento, emesso dal Gip Angela Gerardi su richiesta  del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei pubblici ministeri Alessandro Picchi e Caterina Malagoli.
 

Si ipotizzano i reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia ed abuso d'ufficio.

L'operazione scaturisce da una indagine più complessa svolta tra il 2011 ed il 2012 dalla Squadra Mobile di Palermo in collaborazione con quella di Agrigento relativa agli assetti mafiosi dell'area orientale della provincia.

In una vicenda che presentava le caratteristiche classiche dell'estorsione è emerso il coinvolgimento di un rappresentante del Corpo Forestale.

Le indagini hanno fatto emergere come un gruppo di appartenenti al distaccamento di Bagheria avrebbe acquisito benefici economici personali, attraverso pratiche di fatto estorsive.

Gli investigatori avrebbero accertato numerosi episodi di corruzione che tendevano a favorire imprenditori compiacenti.

Secondo gli inquirenti l'attività illecita sarebbe stata pianificata con modalità tipiche delle organizzazioni criminali, con notevoli pressioni di carattere psicologico.

Le indagini hanno infine registrato come gli imprenditori considerassero gli operatori della forestale " avidi" e “senza dignità”.

Non si accontentavano del regalo per le festività, ma avrebbero preteso tangenti più sostanziose.

Spesso, però, erano gli stessi imprenditori a rivolgersi agli agenti per evitare i controlli.

Ecco perché le indagini sembrano destinate a coinvolgere altre persone.

 

da gds.it

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno concluso nel mattino una significativa operazione antimafia, convenzionalmente denominata “BAGHDAD”, che, con l’esecuzione di 2 provvedimenti cautelari, ha reciso il canale di infiltrazione del mandamento mafioso di Bagheria nel C.O.In.R.E.S di Bagheria.

Le misure sono state richieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed emesse dal Giudice per le indagini preliminari, e fanno riferimento a gravi fatti di estorsione e truffa, consumati in un contesto chiaramente mafioso.

L’operazione è il frutto di una prolungata attività investigativa avviata, dal 2009, dalla Compagnia Carabinieri di Bagheria, prendendo le mosse dall’operazione PERSEO, portata a segno il 16 dicembre 2008 sempre dai carabinieri, che decapitava la nuova cupola: in particolare, era stato accertato che cosa nostra si stava riorganizzando per ricostituire la cd commissione provinciale e, dunque, per tornare a disporre di un organismo deliberativo centrale in grado di assumere decisioni di rilievo anche per i fatti più gravi.

In tale contesto le indagini hanno posto in luce la figura di Antonino DI BELLA cl. 55, detto Nino, pluri-pregiudicato, quale persona stabilmente inserita nel contesto mafioso bagherese.

Sulla base di queste premesse, gli investigatori hanno avviato una complessa indagine, attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e di colloqui in carcere, video-sorveglianze e servizi di osservazione, all’esito della quale è risultato che il DI BELLA -in servizio, con la qualifica di mero sorvegliante, presso il C.O.In.R.E.S. di Bagheria, ma in realtà vero dominus del consorzio - con la connivenza di dirigenti pubblici infedeli, tra i quali in particolare il responsabile amministrativo del C.O.In.R.E.S. di Bagheria Diego LO PARO cl. 49, si rendeva autore di una numerosa serie di reati, che potevano trovare esecuzione grazie alla influenza della locale consorteria mafiosa e che finivano anche con il condizionare le determinazioni dell’Amministrazione comunale.

Sono stati così realizzati, da parte degli indagati, svariati profitti illeciti, in danno dell’ente pubblico, che hanno certamente influito sul successivo dissesto economico.

Non va dimenticato in proposito che l’instabilità economica del consorzio, da cinque anni pressoché permanente, ha determinato allarme sociale, seri problemi di ordine pubblico e frequenti emergenze sanitarie, per la mancata raccolta dei rifiuti, che hanno messo in pericolo l’incolumità e la salute pubblica dei cittadini, turbando gravemente la vita della comunità.

E’ emerso, ancora una volta, come il sistema dello smaltimento di rifiuti, fonte di ingenti guadagni nonché di posti di lavoro da distribuire, costituisca oggetto di infiltrazione da parte dell’associazione mafiosa, che è solita trarne alimento per il consolidamento dei propri interessi.

Nel dettaglio è stato accertato che DI BELLA, forte della appartenenza alla famiglia mafiosa, era riuscito a sfruttare il consorzio per il soddisfacimento dei proprio interessi, tutt’altro che pubblici, e a svolgere opera di condizionamento sulla sua complessiva gestione.

E’ stato in particolare dimostrato che il DI BELLA, con la complicità del dirigente amministrativo del CO.In.R.E.S, LO PARO Diego (che gli consentiva la perpetrazione di qualsiasi illecito nell’ambito del consorzio) riusciva a condizionare le ditte in rapporti contrattuali con il consorzio, pretendendo somme di denaro a titolo di estorsione , come è avvenuto ai danni di un imprenditore del luogo, titolare di mezzi dati in locazione al consorzio, al quale sono state chieste somme di denaro, evocando la classica raccolta di fondi per il mantenimento dei detenuti mafiosi.

E’ emersa anche una truffa in danno del COINRES, attuata attraverso il noleggio di un mezzo meccanico, di fatto appartenente allo stesso DI BELLA, pur intestato a prestanome, per il cui utilizzo si è fatto risultare un numero maggiore di giorni lavorativi rispetto a quelli in cui il mezzo veniva realmente impiegato.

Sono stati così quantificati profitti illeciti, ammontanti a circa seicento euro al giorno, per un totale pari a diverse centinaia di migliaia di euro, considerato che il meccanismo fraudolento è andato avanti per anni.

Ed ancora, è stato accertato l’assoggettamento del titolare di un distributore di carburante di Bagheria -presso cui il Co.In.R.E.S., in virtù di una convenzione, riforniva i propri mezzi e quelli dei suoi dipendenti[1]- al quale veniva imposto di rifornire di carburante, a spese del consorzio, terzi estranei, tra i quali propri parenti e amici, adottando a copertura una contabilità parallela, utilizzando fittizi buoni di benzina, ovvero sottraendoli dalla fornitura del mezzi cui erano destinato e “gonfiando” a tale scopo le bolle di consegna.

Il medesimo sistema è stato utilizzato dal DI BELLA anche per rifornire il mezzo meccanico nella sua disponibilità (utilizzato per le truffe di cui si è detto) le cui spese, a norma di contratto, dovevano essere a carico della ditta fornitrice.

Infine, in diversi casi, sono stati alterati i fogli di presenza dello stesso DI BELLA e di dipendenti da lui favoriti per consentire la percezione di emolumenti per ore lavorative non svolte.

Non v’è dubbio che la facilità, con cui i due arrestati ed i loro complici hanno potuto sistematicamente operare, all’interno del consorzio, per realizzare i propri illeciti proventi, sia stata consentita proprio dalla capacità intimidatrice che derivava dal loro conclamato riferimento a “cosa nostra”.

Le indagini sono ancora in corso per delineare le ulteriori responsabilità, sia interne che esterne al COINRES, che gli accertamenti fin qui effettuati hanno fatto emergere e che attualmente coinvolgono a vario titolo oltre venti persone, nonché per ricostruire nella sua interezza il contesto mafioso nel quale sono stati consumati gli specifici fatti illeciti oggetto del provvedimento.

 

Questi gli arrestati:

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DI BELLA Gioacchino Antonino    -          LO PARO Diego

nato a Bagheria il 05.12.1955        -          nato a Palermo il 12.12.1949.

 

Un diportista è stato trovato morto in mare al largo di Palermo. È una delle tre persone uscite stamane in barca dal porticciolo della Bandita che risultavano dispersi.

.Dopo l'allarme dei parenti, Capitaneria e vigili del fuoco, con l'ausilio di un elicottero della Gdf, avevano iniziato le ricerche. 

L'uomo, Davide Arena, galleggiava su un salvagente privo di vita

La motovedetta con a bordo il cadavere del naufrago è giunta al porto di Palermo.

I due dispersi sono Salvatore Zarcone e Massimo Perricone.

Tutti intorno ai 30 anni. I tre erano colleghi di lavoro al Centro revisione auto Zarcone.

Intanto, continuano le ricerche con motovedette ed elicotteri della guardia costiera, guardia di finanza, vigili del fuoco,
carabinieri e polizia che, seguendo la direzione del vento e delle correnti, stanno perlustrando lo specchio d'acqua tra il porto di Palermo e la località di Aspra. 

I soccorritori hanno individuato alcuni oggetti che farebbero parte dell'equipaggiamento della piccola barca usata dai tre amici, tra i 30 e i 35 anni.

Evidnetemente la tragedia si è consumata in pochi istanti, perchè nessuna chiamata è partita dai cellulari di nessuno dei tre: stamane c'era vento di scirocco che arrivavaa 11 nodi,ed in molti pescatori dilettanti avevano preferito rinuncire.

L'ipotesi più plausibile è quella di un improvviso capovolgimento della barca messasi magari al traverso delle onde.

L'imbarcazione in vetroresina, equipaggiata con un motore di 5 cavalli, era salpata intorno alle 6, poi era stata vista rientrare e quindi riprendere il mare, ma da allora nesuna notizia

Nelle operazione di ricerca dei due dispersi che stanno proseguendo anche durante la notte sono impegnate 8 motovedette: 5 della Guardia costiera e 3 della Guardia di finanza, della polizia e dei carabinieri, oltre a un aereo della Capitaneria di porto proveniente da Catania. 

 

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