Cronaca

Nella mattinata odierna, in Bagheria (PA), i Carabinieri della locale Stazione, nel corso di un servizio di pattuglia, notavano che ignoti, verosimilmente durante la decorsa notte, avevano imbrattato con della vernice grigia la targa commemorativa della piazza “Messina - Butifar”, intitolata agli omonimi militari dell’arma, caduti in Bagheria nell’adempimento del dovere.

 

Sul luogo non è stata rilevata alcuna scritta.

I carabinieri intervenuti, hanno pertanto informato personale del Comune, che ha provveduto a ripulire la targa commemorativa.

Sono in corso indagini, a cura dei Carabinieri e non si esclude una bravata di giovani adolescenti.

Palermo, 20 settembre 2012

Nota della Redazione 

Nel corso della mattinata il sindaco Vincenzo Lo Meo e l'assessore all'urbanistica Piero Tornatore si sono premurati di incaricare una ditta specializzata che ha dato la propria disponibilità a ripulire gratuitamente la targa imbrattata.

Nel tardo pomeriggio di ieri in Bagheria (PA), i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della locale Compagnia, unitamente alla pattuglia della Stazione di Baucina, hanno tratto in arresto due giovani bagheresi responsabili dei reati di rapina e resistenza a pubblico ufficiale, identificati in MAZZOLA Emanuele, nato a Palermo 20enne, e DI FIORE Francesco Paolo, nato a Palermo 22enne, entrambi nullafacenti.

I due compagni di merenda, poco prima, in Baucina (PA), avevano fatto irruzione all’interno dell’abitazione di un’anziana signora T.C., classe 1936, al momento da sola, e dopo averla immobilizzata sotto la minaccia verbale si erano fatti consegnare oggetti in oro per un valore complessivo di 1.000 euro. I due arraffato il bottino, si davano a repentina fuga a bordo di un’autovettura utilitaria.

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Durante la notte, ignoti hanno imbrattato con una vernice nera, probabilmente scagliando un barattolo, la targa che ricorda il sacrificio del maresciallo Salvatore Messina e dell'appuntato Francesco Butifar  avvenuto nel 1948, targa sistemata nella piazzetta che da loro ha preso il nome.

Il fatto è stato scoperto intorno all ore 7.00 da un pattuglia dei Carabinieri che si trovava di passaggio, ma subito dopo alla Caserma dei CC. è arrivata la telefonata di una donna che segnalava il gravissimo episodio.

Già stamane curiosi, passanti ma anche esponenti del mondo politico, e tra questi Gino Di Stefano ed il neoassessore provinciale Bartolo Di Salvo esprimevano il loro sdegno e la loro preoccupazione per questi atti vandalici che probabilmente vogliono lanciare messaggi inquietanti.

I carabinieri hanno sin da subito effettuato dei sommari rilievi per cercare di capire se dietro il grave fatto ci sia soltanto il gesto di uno sconsiderato o, come si tende a pensare, se questo oltraggio alllineato ad altri seganli inquietanti arrivati nelle ultime settimane, voglia essere una sorta di sfida a dei simboli antimafia.

Si ricorderà che qualche settimana fa ad essere oggetto di un gesto oltraggioso era stato il busto bronzeo del cardinale Salvatore Pappalardo, il prelato che si era caratterizzato per il suo impegno pastorale e antimafioso.

La targa era stata apposta con una solenne cerimonia il 28 novembre 2009 durante l'amministrazione di Biagio Sciortino: alla cerimonia oltre ai familiari dei due carabinieri uccisi, erano intervenuti il comandante provinciale dell'Arma Teo Luzi, il procuratore generale della Repubblica, Francesco Messineo, i sindaci dell'intero circondario, ragazzi della scuole e autorità cittadine.

Era presenta anche la Banda dell'Arma dei Carabinieri.

Si era voluto con questo gesto, in qualche modo riparatore, chiudere una pagina ingloriosa della storia locale, dando merito al coraggio e alla determinazione che in tempi duri e difficili, forse più che adesso, avevano dimostrato i due militari dell'arma, nella lotta contro il crimine e la mafia.

In giornata è atteso un comunicato dell'Arma dei carabinieri.

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L'insieme di imprese e di beni di Michele Aiello, e cioè  villa Santa Teresa, sei imprese operanti nell'edilizia e otto nel settore sanitario, 22 veicoli industriali, 24 autovetture (tra cui una Porsche Cayenne) e due barche a vela, il cui valore complessivo ascende a circa 8oo milioni di euro,  sono qualificabili come beni appartenenti ad "impresa mafiosa". 

Con questa motivazione la V sezione della Corte d'appello di Palermo ha confermato la sentenza di 1° grado di confisca dei beni appartenuti all'imprenditore bagherese.

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