Cronaca

Il Palermo è in lutto. Questa notte è morta Amber, la figlia più piccola di Igor Budan, di appena due anni.

La bambina è stata stroncata da un male improvviso e altretanto fulminante che se l'è portata via nel giro di poche ore.

Le condizioni della bambina, che proprio domenica avrebbe compiuto due anni, si sono aggravate ieri nel primo pomeriggio.

Igor Budan è stato raggiunto dalla notizia a Varese dove era impegnato con la squadra nei test medici che precedono il ritiro di Malles.

L'attaccante croato ha subito abbandonato il ritiro e ha raggiunto prima Trieste e poi successivamente Rijeka dove la famiglia Budan risiede.

Questa mattina è stato lo stesso giocatore ad avvertire la società rosanero della morte della figlia. Lo stesso ha fatto il presidente Zamparini che ha Budan è molto legato da anni. Il croato, infatti, è l'unico giocatore rimasto tra quelli che Zamparini aveva a Venezia e ha portato a Palermo.

Amber Budan era la secondogenita di Igor e Daria Budan che hanno un'altra figlia di nome Victoria di cinque anni. La bambina era nata proprio a Palermo il 15 luglio del 2010.

La notizia ha gettato nello sconfroto tutto il gruppo rosanero. I compagni di Budan hanno immediatamente raggiunto l'attaccante croato con una serie di messaggi per esprimergli tutto il loro dolore e la loro solidarietà.

Molto colpito il presidente Zamparini che con Budan ha da sempre un rapporto di grande affetto essendo il croato l'unico giocatore rimasto in rosanero tra quelli che dieci anni fa da Venezia si trasferirono nel Palermo.

La società rosanero ha pubblicato una nota di condoglianze sul proprio sito ufficiale.

tratto da repubblica.it
 

Inizia l’incendio, per sbadataggine o dolo, da un agrumeto abbandonato e sotto sequestro giudiziario, a ridosso della ex IDA l'azienda di derivati  agrumicoli che fu di Michelangelo Aiello,  poi aggredisce Monte Catalfano e di là alla Portella di Costa Trabia (cavallo di mezzo) e poi sino alla pineta dell’area archeologica di Solunto, andata quasi completamente distrutta.

altLe colline sono ridotte a macchie nere e gibbose con le rocce sporgenti; decine e decine di ettari devastati dal fuoco, centinaia di alberi, di specie floreali e faunistiche sono andati in fumo in un pomeriggio di tregenda, in cui il fumo è arrivato ad avvolgere i centri abitati, a creare una  insopportabile cappa caliginosa che aumentava i disagi del gran caldo, con tanta gente che osservava quello spettacolo spaventoso ma fascinatorio delle altissime lingue di fuoco che alla velocità del vento cancellavano vegetazione e animali, e tutto quanto incontravano sul loro cammino.

Il 60-70 % di Monte Catalfano, si calcola circa 150 ettari, sono andati distrutti: un habitat unico e prezioso di specie vegetali e animali è stato nel giro di qualche ora completamente cancellato, un danno ambientale incalcolabile.

Certo ci vorranno anni, ma la natura che è sempre più forte di tutto, anche delle disgrazie, ed alla fine ma chissà fra quanti anni, tornerà però a trionfare.

A noi e alla politica spetta sciogliere un interrogativo: quanto accaduto poteva essere evitato?

Anche perché assieme ad alberi e specie animali hanno corso il rischio di trasformarsi in cenere coltivazioni e residenze di campagna.

E la risposta va data esaminando due punti di vista: la tempestività e l'efficienza degli interventi in primo luogo e la cura che dovremmo porre nel bonificare tempestivamente le aree a rischio non solo sulle montagne ma anche a ridosso del centro abitato.

altCominciamo dai soccorsi: la gente che guardava da giù imprecava contro i ritardi degli interventi: però bisogna dire che ieri bruciava mezza Sicilia, e che uomini e mezzi sono stati impiegati ininterrottamente in situazioni limite, come ci dice la cronaca dei giornali di oggi.

La Forestale è intervenuta quasi subito, e già intorno alle 15.30 aveva  sul lungo fronte ovest dell’incendio due squadre di sette-otto uomini ciascuna e due autobotti; sono stati richiamati in servizio tutte le persone disponibilie tutti si sono recati a Monte Catalfano a lottare contro il fuoco, e per questo vanno ringraziati.

Certo un tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco sull'altro fronte, quello del Cavallo di mezzo, poteva  evitare che il fuoco raggiungesse Solunto e distruggesse come era avvenuto circa cinque anni fa la pineta, e mettesse in serio pericolo case di campagna e coltivazione in contrada Torremuzza, dove i rischi più gravi si sono corsi tra le 18 e le 19.

Solo dopo le 18.00 è potuto intervenire un elicottero della Forestale "sottratto" ad un opera di spegnimento nel bosco di Ficuzza, mentre per la richiesta di un Canadair eravamo gli undicesimi in Sicilia nella lista di priorità.

La disponibilità di uomini e mezzi era quella che era, ed i vigili del fuoco nella montagna di Torremuzza sono intervenuti per fortuna con un pick up nel momento più critico in maniera efficace.

D’altro canto la riduzione di risorse destinate alla cura del territorio sta avendo conseguenze gravissime; ogni anno Monte Catalfano veniva bonificato rispistinando le strisce parafuoco, e inece quest'anno gli operai bagheresi, come ci diceva qualcuno, sono stati mandati in altre zone a Casteldaccia e Altavilla; quest’anno tra l'altro, malgrado le sollecitazioni di Lo Meo, non è stato neanche possibile rinnovare la convenzione con il comune di Bagheria che prevedeva un intervento preventivo di bonifica sul Monte.

alt

Alcune cose però non hanno funzionato: il vascone in muratura di circa 40 mc di monte Catalfano era desolatamente vuoto per un problema di manutenzione, l'autobotte del Comune è intervenuta in un secondo momento, qualche mezzo era guasto.

Ora la Forestale avvierà come di consueto un'indagine che si concluderà con una denuncia nei confronti di ignoti, ma quanto sta accadendo quest'anno a Bagheria oltre che motivo di riflessione deve costituire oggetto di interventi specifici.

Quest'anno in almeno tre- quattro occasione questi incendi "spontanei" hanno provocato o stavano provocando seri danni: è accaduto ad Aspra dove le fiamme hanno danneggiato attrezzature e locali di un'azienda di salato, ed ancora hanno pericolosamente tenuto sotto scacco per giorni un gioiello dell'archietttura barocca come villa Valguarnera, ed in pù occasioni hanno messo in serio pericolo o danneggiato coltivazioni e residenze estive.

Questi rischi non sono più ulteriornmente tollerabili: occorre fare rispettare con la massima severità l'ordinanza che impone la bonifica delle terre incolte; questo dipende dall'amministrazione, e questo deve essere fatto.

Si parla da tempo della creazione di un distaccamento dei Vigili del Fuoco a Bagheria, ma con i tagli che tirano, non è aria.

Un’ultima considerazione riguarda il sindaco Lo Meo: sin dall’inizio si è precipitato a Monte Catalfano, e non per fare passerella: ha coordinato i soccorsi, ha dato concretamente una mano, ha speso in decine e decine di telefonate a vigili del fuoco, forestali e autorità l’autorevolezza del titolo di primo cittadino, per convogliare i soccorsi più adeguati nell’area del disastro, in una giornata particolarmente difficile.

E di questo pensiamo che la città gli debba dire un grazie.
 

Un incendio alimentato dal forte vento di scirocco sta devastando la pineta di monte Catalfano sul versante che guarda Bagheria sopra contrada Parisi.

Al momento l'interevento dei mezzi di soccorso appare lento e inadeguato in considerazione della vastità dell'incendio, scoppiato intorno alle ore 14.

Non si conoscono ancora le cause da cui sono scaturite le fiamme, ma da un sopralluogo effettuato sembra che le fiamme siano partite da un limoneto sito ai piedi della collina, completamente bruciato, dal quale pottrebbe essere partito il focolaio d'incendio; forse, ed è solo un ipotesi, per l'imperizia del proprietario che stava bruciando delle sterpaglie e legna secca.

alt

Le fiamme sostenute dal vento rischiano di propagarsi anche alla pineta che sovrasta l'area archeologica di Solunto, perchè il fuoco si sposta velocemente in quella direzione.

Aggiornamento delle 17,00

Diversi mezzi della forestale tra cui un'autobotte risalendo lungo la strada esistente stanno intervenendo sul fronte ovest dell'incendioe sembra che lo tengano sotto controllo. Il fronte est invece sta arrivando al Cavallo di mezzo, e qualora dovesse propagarsi potrebbe mettere in serio pericolo coltivazionie abitazioni di campagna.

Secondo informazioni forniteci dalla Forestale, su questo ramo dell'incendio difficilmente raggiungibile da uomini  e mezzi si sta provvedendo di far intervenire un elicottero.

Aggiornamento delle  17.40

Sul luogo a coordinare assieme ai tecnici gli interventi è presenta anche il sindaco di Bagheria Vincenzo Lo Meo: da qualche minuto in zona sono arrivati anche i Vigili del Fuoco, perchè è stato aumentato il grado di priorità dell'allarme incendio. Sinora nessun intervento dall'alto perchè i dodici Canadair sono tutti impegnati, così come gli elicotteri della Forestale.

Quanto sta succedendo dice Lo Meo è una cosa terribile e di una gravità enorme perchè è stato colpito il polmone verde di Bagheria.

Aggiornamento alle 18.00

Nelle operazione di spegnimento delle fiamme sta intervenendo anche un elicottero della Forestale.

Aggiornamento delle 22,00

L'incendio che dal primo pomeriggio sta distruggendo ettari di bosco tra Monte Catalfano e Contrada Parisi a Bagheria, a causa di un giro del vento ha puntato dritto su Torremuzza e Solunto a Santa Flavia.

Le raffiche di scirocco hanno alimentato le fiamme che in pochi minuti hanno distrutto ogni cosa sul loro cammino percorrendo lunghe distanze.

L'intervento di un elicottero della forestale e un pick up dei Vigili del Fuoco, grazie anche all'intercessione del sindaco Lo Meo, in prima linea insieme ai soccorritori  per spegnere il fuoco, ha impedito che le fiamme coinvolgessero le numerose case di villeggiatura della zona che erano state messe in serio pericolo dalla violenza e velocità della fiamme.

Le autobotti dei vigili del fuoco non sono potute intervenire per mancanza di strade sufficientemente larghe in quella zona collinare.

L'incendio è poi penetrato nella zona archeologica distruggendo la pineta; mentre scriviamo c'è ancora un'autobotte dei vigili del fuoco che tenta di soegnere gli ultimi focolai.

 

Beni per un valore di 210 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica – Sezione Misure di Prevenzione.

Il sequestro di beni è la risultante di una complessa ed articolatissima attività di indagine svolta dal Gruppo Investigazione sulla Criminalità Organizzata - GICO - del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo su delega e sotto la costante direzione della locale Procura della Repubblica, concernente presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della grande distribuzione alimentare.

Interessato dal provvedimento è un imprenditore palermitano di 59 anni, Giuseppe Sammaritano, già indagato, tra il 2008 ed il 2009, per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita (aggravato dal favoreggiamento mafioso) e condannato nel 2007 per favoreggiamento, anche per le sue molteplici e radicate relazioni con l’organizzazione mafiosa (in particolare, con le famiglie della “Noce”, di Torretta e di Carini), emerse dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e da alcuni “pizzini” sequestrati al boss Lo Piccolo Salvatore, il cui contenuto è stato poi riscontrato attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali svolte dai finanzieri.

A carico dell’imprenditore, vi sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Calogero GANCI, il quale lo ha definito come persona “vicina” alla famiglia mafiosa del quartiere palermitano della Noce, avendo posto a disposizione di questa le proprie attività imprenditoriali, nel 1995, per il reimpiego di oltre 300 milioni delle vecchie lire di provenienza illecita.

Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Briguglio, per il quale l’imprenditore, che aveva intessuto rapporti di natura illecita con soggetti del mandamento di Pagliarelli, nel periodo di transazione dalla lira all’euro aveva consegnato a esponenti di spicco di Cosa Nostra, per il “cambio”, ben 500 milioni di dubbia provenienza.

L’interessamento della famiglia mafiosa di Carini per le attività economiche dell’imprenditore è emerso, invece, dal contenuto di alcuni pizzini rinvenuti in possesso di Salvatore Lo Piccolo all’atto della sua cattura.

In uno dei messaggi, vi era infatti il chiaro riferimento all’acquisizione da parte dell’imprenditore di alcuni immobili ed alla corresponsione a “Cosa Nostra” di 200 mila euro a titolo di mediazione.

Dalle investigazioni è complessivamente emerso che l’imprenditore ha cercato ed ottenuto la protezione mafiosa per acquisire nuove posizioni di mercato, pagando l’organizzazione criminale per il servizio fornitogli.

Le complementari indagini patrimoniali svolte dalle Fiamme Gialle del G.I.C.O.., corroborate successivamente da una consulenza contabile disposta dalla Procura della Repubblica, hanno evidenziato poi che l’originaria società con la quale l’imprenditore, nei primi anni 90, ha iniziato la sua attività presentava valori di bilancio irrisori o addirittura negativi.

Del successivo autofinanziamento (per ben 7 miliardi delle vecchie lire tra il 1995 ed il 2000) non è stata riscontrata alcuna provenienza dalla contabilità societaria e tali notevolissime risorse sono risultate assolutamente sproporzionate ed incoerenti rispetto ai redditi dichiarati dall’imprenditore e dai componenti il suo nucleo familiare.

I beni di cui il Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione, ha disposto il sequestro, del valore stimato in 210 milioni di euro, consistono in 6 società operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi e prodotti per la casa ubicate in Palermo e Carini, 6 terreni in Palermo e Partinico, 36 fabbricati di diversa tipologia ubicati in Palermo, Partinico, Trappeto e San Vito Lo Capo, due autovetture di grossa cilindrata, modello Mercedes e Audi e disponibilità finanziarie per circa 7 milioni di euro.

 

Fonte Ufficio Stampa Guardia di Finanza

Altri articoli...

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.