Cronaca

Sabrina Raimondo il GIP cui la Procura di Termini aveva proposta l'archiviazione del caso dell'omicidio Urso, ha accolto invece la richiesta dell'avv. Salvatore Gugino, a nome dei familiari di Urso, che chiedeva invece un approfondimento delle indagini.

E questo compito ha affidato al p.m. Giacomo Urbano, e cioè di continuare ad aindagare nella direzione in cui originariamente si erano sviluppate  le indagini, che lasciavano intravedere un possibile movente dell'omicidio in una vicenda familiare, di cui l'imprenditore del settore movimento terra era stato protagonista.

Al tempo le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su Francesco Lombardo, proprietario di un bar, e la cui figlia aveva avuto una relazione sentimentale con Urso, che successivamente aveva iniziato un'altra storia con una ragzza diciannovenne del luogo.

L'omicidio di Urso, 30 anni, era avvenuto a tarda ora nel mese di ottobre del 2009, al momento in cui Urso dopo avere salutato la sua nuova ragazza era arrivato presso la propria abitazione.

Allora la prova dello Stub, un tempo detta del guanto di paraffina, per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo sulla mano di Francesco Lombardo subito dopo il grave fatto di sangue aveva dato esito negativo.

Il GIP chiede oggi di approfondire alcune circostanze legate all'alibi del Lombardo, che in maniera assolutamente casuale avrebbe però fatto in modo di incontrare diverse persone e tra questi i  militari della pattuglia dei Carabinieri di Altavilla oltre ad un guardiano notturno.

Questo comportamento potrebbe far pensare alla necessità di volersi precostituire un alibi. Le verifiche disposte dal GIP ruiguarderanno i tabulati dei cellulari, e l'inetrrogatorio di altri parti interessati alla vicenda.

Nei giorni scorsi, in Misilmeri (pa), i Carabinieri della compagnia cittadina hanno tratto in arresto nella flagranza dei reati di “detenzione illegale di arma da fuoco” e “ricettazione”: MENDOLA Gaspare, nato palermo classe 1940, residente a misilmeri via Fico D’india, pensionato, incensurato e MENDOLA Carmelo, nato Broni (Pv) classe 1968, figlio di Gaspare, di fatto domiciliato presso l’abitazione del padre, noto alle forze dell’ordine, per reati contro il patrimonio.

I predetti, nel corso di una perquisizione domiciliare, sono stati sorpresi nella disponibilità di una pistola marca Beretta modello 1934, calibro 7,65, priva di numero di matricola, completa di caricatore e di n. 25 cartucce dello stesso calibro, ben occultata dietro un comò, in buono stato d’uso e manutenzione.

Entrambi padre e figlio, alla domanda espressa dagli investigatori a chi appartenesse l’arma, non hanno saputo chiarirne l’origine, tutto sottoposto a sequestro. Comunque, le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Misilmeri, continuano e pertanto l’arma ed il relativo munizionamento, saranno inviate al R.I.S. carabinieri di Messina, per gli eami di laboratorio e balistici, al fine di accertare se l’arma sia stata presumibilmente utilizzata in azioni delittuose.

Entrambi gli arrestati, espletate le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria sono stati sottoposti a rito direttissimo nella mattinata odierna dal G.I.P. presso il Tribunale di Termini Imerese, che ha convalidato gli arresti, sottoponendoli contestualmente alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la loro abitazione in Misilmeri.

Palermo, 04 luglio 2012

fonte:ufficio stampa provinciale Carabinieri

La guardia di finanza ha sequestrato documenti e 600 mila euro negli uffici di Fausto Giacchetto, il manager della comunicazione che, secondo l’accusa, assieme ad un gruppo  d'imprese ha gestito finanziamenti in parte comunitari per diversi milioni di euro per le campagne di comunicazione e della pubblicità di eventi.

Le indagini vengono coordinate dai p.m. Maurizio Agnello e Gaetano Paci.

I finanzieri hanno perquisito gli uffici di via Ruggero Settimo a Palermo e a Santa Flavia,  l'abitazione di Casteldaccia e le cassette di sicurezza del manager, uno dei personaggi più conosciuti nel mondo della comunicazione siciliana. Attraverso alcune imprese individuali Giacchetto si è aggiudicato negli anni diversi bandi della Regione Siciliana.

I finanzieri si sono concentrati su una decina di grandi eventi tra cui la visita di Papa Bendetto XVI a Palermo nell'ottobre di due anni fa.. Giacchetto, assieme ad altre sette persone, è indagato per turbativa d'asta, ma si sospetta che ci  dietro possa esserci un giro di tangenti.

Tra gli indagati ci sarebbero pure due funzionari regionali. Un'inchiesta che va avanti da un paio d'anni e sulla quale sinora si era saputo poco. A Giacchetto il mese scorso è stato notificato un avviso di proroga delle indagini.

Sarebbero una decina i grandi eventi finanziati dalla Regione siciliana: oltre alla visita di Papa Benedetto XVI nell'ottobre di due anni fa, sono finiti nel mirino delle indagini della Procura di Palermo, anche i Giochi delle isole, il Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo, i mondiali di scherma a Catania, il Cous cous Fest di San Vito Lo Capo ecc...e altre manifestazioni svolte dal 2010 fino al dicembre dell'anno scorso.

Gli inquirenti ipotizzano i reati di corruzione e turbativa d'asta per otto persone tra titolari di imprese aggiudicatrici delle gare e funzionari della Regione. Durante le perquisizioni sono stati trovati anche grosse somme in contante in una cassetta di sicurezza oltre a orologi da collezione per un valore totale di 600.000 euro.

Tutto sarebbe partito dall'esposto di un imprenditore che era stato tagliato fuori dalle campagne di comunicazione per la visita di Papa Benedetto XVI a Palermo.

Giacchetto in funzione della sua attività aveva grande confidenza e familiarità con politici nazionali e regionali, ma emergerebbero anche profili di rapporti di interesse quantomeno discutibili.

Si parla di una decina di politici intercettati nell'ambito delle indagini, quattro del PDL, tre di FLI, due di MPA e uno dell'UDC.

Tra l'altro in seguito alle intercettazioni cui l'indagato veniva sottoposto, sarebbe stato fermato nelle vicinanze della villa di Casteldaccia di Giacchetto un ispettore della Forestale con indosso 4.000 euro.

L'uomo aveva dichiarato di averli ricevuti per chiudere un occhio sulla conformità ambientale di una piscina della villa di Giacchetto, senza chiarire però se fosse stato lui a pretenderli.

Palermo, 3 lug.- Iniziato questa mattina, nel nuovo Palazzo di giustizia di Palermo, il processo, con il rito abbreviato, a carico dell'ex ministro l'Agricoltura Saverio Romano, oggi deputato nazionale del Pid, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. 

A chiedere il rito abbreviato, ammesso dal gup Ferdinando Sestito, era stato lo stesso ex ministro, attraverso i suoi legali, gli avvocati Franco Inzerillo e Raffaele Bonsignore. "Mi fido del fascicolo del Pm, non c'e' ragione per non scegliere questo rito", aveva detto l'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, al termine dell'udienza del marzo scorso

Romano e' accusato da diversi collaboratori di giustizia di essere stato a disposizione della cosca di Villabate.

Il Gup Sestito ha anche fissato il calendario delle udienze per il processo all'ex ministro dell'ultimo governo Berlusconi.

Oggi, a partire dalle 9.30, si terra' la requisitoria dei Pm Nino Di Matteo e Ignazio De Francisci, il 10 luglio tocchera' invece alle difese e infine per il 17 e' prevista la sentenza.

Nell'ultima udienza, durante la quale Romano ha scelto di essere processato con il rito abbreviato i difensori avevano chiesto l'acquisizione di una serie di articoli di giornale del 2005 nonche' di una sentenza della Corte d'Appello di Palermo, documenti con i quali mirano a sostenere la tesi dell'inattendibilita' dei pentiti Campanella e Lo Verso.

Da questo momento in poi le udienze si svolgeranno a porte aperte per espressa richiesta dell'ex ministro: "Mi sembra giusto vista la mia funzione pubblica", ha detto piu' volte Romano sempre presente durante l'udienza preliminare.

"Prima da esponente Dc, poi da autorevole componente del Ccd e del Cdu, infine da parlamentare, Saverio Romano ha contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, intrattenendo rapporti diretti e mediati con rappresentanti di spicco dei clan come Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Nino Mandalà e Mimmo Miceli".

Comincia così la requisitoria del pm Nino Di Matteo, pubblica accusa insieme all'aggiunto Ignazio Defrancisci, al processo per concorso esterno in associazione mafiosa, all'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano.
 

Saverio Romano e Salvatore Cuffaro, e le loro "carriere politiche parallele all'insegna di una comune clientela mafiosa", sono al centro della requisitoria del pubblico ministero Nino Di Matteo, pubblica accusa al processo per concorso esterno in associazione mafiosa all'ex ministro dell'agricoltura del Pid Saverio Romano.

Per il magistrato non è possibile comprendere la vicenda Romano se non si analizza alla luce del contesto comune con quella dell'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia a 7 anni di carcere.

Un'impostazione, che spinge il pm a partire da lontano: da quando nel '91 Saverio Romano e Salvatore Cuffaro andarono a chiedere i voti per le elezioni ad Angelo Siino, l'uomo che ha gestito gli appalti, per anni, per conto di cosa nostra.

Ma per il pm l'anno decisivo nella carriera dei due politici é il 2001: anno in cui Cuffaro viene eletto governatore di Sicilia e Romano deputato nel collegio di Bagheria. "E' l'anno - precisa Di Matteo - in cui Romano deve onorare le cambiali staccate quando da giovane corteggiava e blandiva i boss per acquisire spazio ed esercitare potere".

 

fonte: Adnkronos

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