Cronaca

Proseguono i servizi di contrasto ai reati predatori dei Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo diretto dal Gen. B. TEO LUZI che nelle ultime 12 ore hanno arrestato un rapinatore e due scippatori in due distinte circostanze.

alt

Il primo caso è della tarda serata di ieri quando i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Palermo Piazza Verdi hanno arrestato con l’accusa di rapina e lesioni gravissime DI LIBERTO Massimiliano pregiudicato palermitano classe 1975, residente a Bagheria in via Nicolò Tommaseo.

I fatti risalgono alle 21.30 del 28 marzo scorso quando una 38enne palermitana che si trovava a piedi in via Marinuzzi veniva assalita da un uomo a volto scoperto ed armato di coltello che le strappava la borsa, contente circa 20€ ed effetti personali. Durante la rapina l’aggressore feriva al mento la donna con il coltello dandosi alla fuga e la vittima trasportata immediatamente presso il Policlinico veniva sottoposta ad un delicato intervento chirurgico ricostruttivo.

Immediatamente sono scattate le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo di P.zza Verdi, che hanno rinvenuto sul luogo del reato un telefono cellulare, risultato prezioso per l’identificazione dell’aggressore.

Dagli accertamenti tecnici è risultato che l’intestatario della SIM card fosse DI LIBERTO Massimiliano, pregiudicato con precedenti specifici per rapina, il cui aspetto fisico e i tratti somatici corrispondevano pienamente con quelli descritti dalla vittima permettendo così di individuare con certezza l’autore della violenta rapina.

Così i Carabinieri si sono messi immediatamente sulle tracce dell’uomo, organizzando dei servizi con personale in abiti civili, di appiattamento presso i domicili dei genitori e dei parenti, e di pattuglia nelle zone presumibilmente frequentate, sino a quando il DI LIBERTO vistosi senza alcuna possibilità di fuga è stato costretto a costituirsi ai Carabinieri.

Accompagnato in caserma, è stato riconosciuto con assoluta certezza dalla vittima confessando di essere l’autore dell’aggressione efferata, al termine delle formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria è stato tradotto all’Ucciardone.

 Nella foto DI LIBERTO Massimiliano

__________________________________________________________________________________________

Nell’ambito del medesimo servizio di controllo del territorio verso le ore 02:00 di stamane la Centrale Operativa ha inviato una gazzella dei Carabinieri in via Isidoro La Lumia angolo via Ricasoli perché erano giunte diverse telefonate al 112, segnalando la presenza di due giovani a piedi, che armati di coltello minacciavano i passanti tentando di rapinarli.

Giunti sul posto, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno effettuato una ricerca in zona per individuarli riuscendo a fermarli nei giardini di via Marchese Ugo, strada poco distante dal luogo ove erano stati indicati la prima volta.

Raggiunti i due giovani, uno dei due, con un’azione fulminea si è disfatto di un oggetto che aveva nelle mani, gettandolo oltre il muretto adiacente via Libertà, una volta recuperato è risultato essere un telefono cellulare di colore nero di marca LG.

Avendo intuito pertanto che i giovani potessero essere i malfattori segnalati telefonicamente, venivano subito bloccati ed identificati in LA MATTINA Francesco Paolo nato a Palermo, classe 1993 residente a Palermo ed il minorenne S.s. nato a Palermo, classe 1995 residente a Palermo.

Il primo sottoposto a perquisizione personale è stato trovato in possesso di un coltello a scatto di colore nero avente un lunghezza complessiva di 18 centimetri e con una lama in acciaio di 8 centimetri che custodiva nella tasca anteriore destra dei pantaloni, di un accendino di colore rosso, un rossetto da donna, un borsello e di un pacchetto di sigarette. L’altro giovane S.s. veniva trovato in possesso della somma di 142,50 € e di nr. 2 collanine in argento.

Messi alle strette dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile i due hanno dichiarato di avere perpetrato uno scippo poco prima ai danni di una ragazza ed ancora di essersi disfatti della borsa di quest’ultima contenente gli effetti personali della stessa gettandola all’interno di un cassonetto dell’immondizia.

Recuperata la borsa, veniva successivamente restituita all’avente diritto che interpellata circa i fatti in menzione confermava di essere stata poco prima scippata.

Alla donna venivano restituiti poi gli oggetti trovati al LA MATTINA a seguito di perquisizione che la stessa ha riconosciuto come i propri.

Entrambi i giovani venivano condotti in Caserma per gli adempimenti del caso e tratti in arresto per il reato di furto con strappo in concorso.

Il LA MATTINA è stato tradotto presso il Tribunale di Palermo per la direttissima, conclusasi con la convalida dell’arresto e la condanna all’obbligo di dimora, mentre il minorenne è stato condotto presso il carcere minorile “Malaspina”.

Le indagini dei Carabinieri sono ancora in corso per potere stabilire l’eventuale coinvolgimento dei due così come per il DI LIBERTO in altre rapine e o reati predatori.

fonte: ufficio stampa provinciale Carabinieri

Palermo, 31 marzo 2012

Li avevamo intervistati proprio l'anno scorso per Teleone i genitori del piccolo  Salvatore Colletta, uno dei due ragazzini scomparsi a Casteldaccia proprio il 31 marzo di 20 anni fa.

Quindici anni Salvatore Colletta, dodici Mariano Farina, si erano allontanati nel pomeriggio da casa a bordo del motorino di un amico per una partitella a calcio, ma da allora non si è più avuta alcuna notizia.

Ci avevano chiamati proprio per chiedere a voce alta la riapertura delle indagini, di fronte a nuovi elementi che nel frattempo sarebbero maturati, ed adesso il loro desiderio ha trovato un ricontro.

La Procura della Repubblica ha accolto la richiesta dell'avv. Marco Lo Giudice e ha ordinato di riaprire l'indagine, che sarà coordinata dai p.m. Marzia Sabella e Francesca Mazzocco: la mamma, il padre, la sorella di Salvatore nata dopo la tragedia, si sono battuti senza sosta in questi anni perchè vogliono arrivare alla verità.

Perchè in questa storia, ci hanno detto, ed in particolare nell'atteggiamento di fronte alla tragedia dei familiari dell'altro ragazzino, c'è stato qualcosa che ancora oggi non li convince, e ce lo hanno detto senza mezzi termini: hanno parlato di scarsa collaborazione nelle ricerche e li hanno, neanche troppo velatamente, accusati di aver voluto chiudere in fretta la vicenda.

Dopo qualche anno dalla scomparsa del loro figlio la famiglia di Mariano Farina si era trasferita negli Stati Uniti; ma la mamma di Salvatore, Carmela La Spina, continua a pensare che sapessero qualcosa su quanto accaduto e di cui non hanno mai voluto riferire agli inquirenti.

Una vicenda diffcile quindi da dipanare per gli inquirenti considerato anche gli anni che sono trascorsi dal fatto, ma i nuovi elementi emersi potrebbero essere il tassello che consente di arrivare alla verità.

Allora dei due ragazzini si perse ogni traccia, e furono fatte le ipotesi più inquietanti e terribili: dal rapimento da parte di organizzazioni criminali internazionali dedite al traffico di organi sino ad una vendetta fredda consumata da esponenti di cosa nostra perchè i due ragazzini avrebbero visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere, o ancora per una serie di piccoli furtarelli nelle ville e sulla spiaggia, che erano accaduti nella zona balneare del "Celso", dove i due amici erano soliti andare.

Allora in quella zona c'erano villini di mafiosi di peso che potrebbero essersi vendicati per l'intraprendenza di un gruppetto di ragazzini a cui attribuivano questi "sgarbi".

La mamma di Salvatore, ci aveva descritto il figlio come un ragazzino sin troppo buono, particolarmente influenzabile dalla forte personalità dell' amico, che, anche se più piccolo, era molto più sveglio e deciso..

Allora mostrandoci l'identikit che  Polizia aveva elaborato, e che mostrava il volto probabile del ragazzo a distanza di venti anni, mamma  Carmela continuava a ripetere che sin quando non avrebbe avuto  la prova che il figlio era morto lo avrebbe continuato a pensare vivo da qualche parte; va anche detto che le decine di segnalazioni che in questi anni sono arrivate si sono sinora rivelate poco credibili.

Le ricerce durarono allora per un periodo lunghissimo con foto esposte in centinaia di locali pubblici e con appelli dei genitori in trasmissioni televisive, ma senza nessun esito.

Ora la riapertura dell'indagine che proverà a dire la parola definitiva.

 

Erano stati i familiari a segnalare l'assenza del loro congiunto, B.P. di 43 anni, palermitano di origini, che pe un lungo periodo aveva avuto residenza a Bagheria appunto nell'appartamento in cui è stato ritrovato, e solo di recente trasferitosi a Messina.

Il corpo senza vita dell'uomo che aveva precedenti penali di poco conto, è avvenuto nella mattinata di sabato 24 marzo ad opera degli agenti del Commissariato di Polizia, che lo hanno ritrovato nell'appartamento di una palazzina di Corso Baldassare Scaduto, in vicinanza del supermercato Todys; la morte secondo i primi accertamenti sarebbe avvenuto il giorno precedente, e tra le cause viene presa in considerazione quella di una "overdose" di droga.

L'uomo sarebbe stato noto agli inquirenti come consumatore saltuario, e periodicamente, pur abitando a Messina veniva a Bagheria nella casa di sua proprietà.

Comunque sulle cause del decesso si aspettano i risultato degli esami autoptici, che sono stati disposti dalla magiatrato inquirente. Al caso lavora la Polizia.

Operazione "lampara" l'avevano codificata gli inquirenti, perchè il gergo era quello dei pescatori e dei commercianti di pesce: si parlava di gamberoni, sarde e cassette di pesce.

Ma la Squadra Mobile era riuscita a "decrittare" attraverso appostamenti e intercettazioni telefoniche invece il traffico di cocaina che proveniva dalla Colombia e che proprio a Santa Flavia aveva uno snodo importante per la presenza di un commerciante di un titolare di una azienda di commercio ittico  locale che facendosi schermo della propria attività faceva arrivare la cocaina dalla Spagna in aereo.

Giuseppe Lo Coco, detto Giò giò, 44 anni, flavese, condannato a sedici anni, per distogliere l'attenzione degli inquirenti aveva anche fornito soffiate, consentendo agli investigatori di ritrovare grandi quantità di droga legata ad altri traffici.

Come sedici anni di condanna ha avuto un altro degli imputati, Polo Liga, 44 anni, residente a Mazara, ma nipote del capomafia bagherese Pino Scaduto.

Lo Coco e Liga assieme a Paolo Lumia, mazarese con residenza in Spagna, e la cui posizione assieme a quella di altre imputati è stata stralciata, costiutiva la mente organizzativa del traffico che faceva passare la cocaina dalla Puglia e dalla Campania per poi approvvigionare i mercati di Palermo e della Sicilia.

Allora furono dodici le persone arrestate: quattro degli imputati hanno scelto il rito ordinario, e tra questi, Paolo Lumia, otto invece hano scelto l'abbreviato.

Queste le condanne inflitte agli altri sei accusati: ai due palermitani Daniele Lauria, 40 anni, e Giuseppe Torregrossa, 33 anni titolare di un pub alla Magione, dieci anni ciascuno.

Sedici anni per il mazarese Francesco Dado, mazarese, gestore di un lido alla Tonnarella.

Altri tre condannati sono i fratelli Lucio e Pasquale Annunziata, napoletani residenti in Puglia , che hanno avuto comminati otto anni ciascuno, e il pugliese Michele Fiore, condannato a quattordici anni.

Altri articoli...

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.