Cronaca

Il bar pizzeria "La Rotonda" di Casteldaccia, di Antonino Guttilla che lo gestisce da oltre 35 anni con la moglie e i figli, è tra i vincitori della VI edizione del premio "Ospitalità italiana" realizzato dall'Isnart, l'istituto nazionale di ricerche turistiche, in collaborazione con il sistema delle Camere di Commercio italiane. 

A premiare la pizzeria del litorale casteldaccese, il presidente dell'Isnart, Maurizio Maddaloni, insieme al vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani e al presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, al termine della serata finale che si è tenuta ieri a Milano al Palazzo Mezzanotte, presentata da Barbara Chiappini e Cesare Cadeo.

Trenta le strutture finaliste, tra alberghi, agriturismi e ristoranti.

Premiati anche i vincitori delle categorie alberghi da due a cinque stelle; gli agriturismi e i ristoranti gourmet, tipici, internazionali, classici e pizzerie.

Primo premio per hotel a due stelle per "Hotel & Residence Roma", di Padova; per i tre stelle il "Tre Querce", di Ancona; per i quattro stelle "Castello Miramare", di Latina; per i cinque stelle "Masseria Relais del Cardinale", di Brindisi. Per i ristoranti "L'insolita zuppa (categoria classico italiano), di Genova; il "Ruris" (gourmet), di Crotone; la "Taverna della Torre", di Brindisi; l' "Osteria dei sapori perduti", di Ragusa, e la pizzeria "La Rotonda", di Casteldaccia(PA9. Primo classificato per gli agriturismi "Le Pale", di Genova.

Quest'anno, per la prima volta sul podio anche i ristoranti italiani all'estero. Vincitore assoluto il ristorante San Pietro di New York che ha battuto la concorrenza di altri locali di Pechino, Melbourne, Bruxelles, Tel Aviv, San Paolo e San José che hanno ottenuto il marchio di qualità Isnart.

Le strutture premiate sono state votate, tramite sms, dai turisti che vi hanno soggiornato o mangiato e quindi testate personalmente durante gli scorsi mesi.  

Premio ospitalità italiana 2012 -VI edizione - elenco finalisti

Ci fu un periodo tra gli anni 80-90 che il mercato ittico di Porticello fu il più importante mercato ittico della costa tirrenica della Sicilia, più importante anche di quello di Palermo.

Per avere un’idea di quello che è accaduto in questi ultimi 15 anni basta pensare che il fatturato legato alla commercializzazione del pesce fresco che passava attraverso il mercato, era nel 1996 di oltre 12 miliardi delle vecchie lire, mentre nel 2011 a stento ha raggiunto il milione e mezzo di euro.

E’ vero in conseguenza delle restrizioni introdotte dalle normative comunitarie in tema di pesca e con il conseguente calo del numero di natanti a Porticello, ridottisi negli ultimi quindici anni da oltre 400 a circa 270, la quantità di pesce fresco che passa attraverso il mercato è oggettivamente diminuita.

A determinare il crollo dei volumi di prodotto scambiato ha pesato anche la chiusura, per lavori di ristrutturazione del mercato protrattasi per oltre sette anni, e dalla riapertura avvenuta a fine 2004 restano ancora presenti molte anomalìe, non ultima l’assenza di un presidio veterinario stabile, quella di uno sportello bancario, essendo andato via da tempo l’allora Banco di Sicilia, e l’assenza della Commissione mercatale.

Oggi il mercato viene gestito e diretto dal comune tramite il direttore Sergio Graziano, ed al comune compete la gestione  e la manutenzione: gli stand sulla carta disponibili sono 13 di cui undici affidati a privati, ma di fatto sono una mezza dozzina quelli operanti mentre due sono riservati agli armatori locali che possono vendere direttamente il prodotto appena pescato.

Ma non tutto il pesce che viene pescato dai natanti di Porticello o anche quello proveniente dalle marinerie di Porto Empedocle, Sciacca, Mazara e Porto Palo passa attraverso il mercato, perché una buona parte viene venduto “fuori mercato”.

Periodicamente i due soggetti giuridicamente preposti ai controlli sul mercato ittico, e cioè la Circoscrizione marittima di Porticello e i Carabinieri, fanno dei “blitz” per riportare l’ordine, ma dopo qualche settimana tutto torna come prima.

I pescatori lamentano infatti controlli eccessivamente fiscali sul loro operato e controlli “soft” sul mercato.

Ma non è solo il problema dell’evasione che preoccupa ultimamente, perché fatto sta che nell’ultimo anno alle solite e ricorrenti notizie su inchieste e indagini in corso, si sono verificati dei fenomeni gravi che allarmano perché fanno intendere che nell’ambiente che gravita attorno al mercato, rigattieri, grossisti, commercianti, standisti, acquirenti a vario titolo, trasportatori ecc...si sono rotti degli equilibri e si sta svolgendo una lotta sorda di cui però le forze investigative non riescono almeno sinora a coglierne sino in fondo le motivazioni.

Diversi furti di attrezzature da pesca su barche ormeggiate e le recenti rapine ai danni di un grossista e di un commerciante di pesce, non sembrano potere essere inquadrate all'interno delle dinamiche del mercato ittico.

Vengono considerate fenomeni di comune criminalità, mentre sono due in realtà le questioni che allarmano gli inquirenti: un episodio oscuro che si sarebbe verificato la scorsa estate, allorchè una delle telecamere di sorveglianza sul piazzale antistante il mercato è stata resa inservibile ( si pensa a colpi di fucile), ma soprattutto la sequenza di oltre mezza dozzina di furgoni e di camion frigoriferi oltre che di auto, dati alle fiamme in meno di un anno in maniera dolosa.

Le ipotesi che si fanno sono tante e si indaga, come si dice in questi casi, a 360°, per cui sono tante le ipotesi:

-il tentativo “esterno” di imporre il pizzo agli operatori del mercato o ai grossi commercianti?
-oppure questioni interne agli operatori del mercato a vario titolo legati agli stand o ai trasporti ?
 - o ancora problemi di concorrenza tra grossisti?
Sinora si brancola nel buio.

Qualunque siano le reali motivazioni di queste preoccupanti tensioni, il problema della regolamentazione del mercato, sarà una delle questioni più spinose e delicate con cui dovrà fare i conti il prossimo sindaco di Santa Flavia, e chiunque esso sia
 

Ancora una volta un commerciante di pesce vittima di una rapina, ancora una volta le modalità dell'atto criminoso ripetono pari pari l'episodio verificatosi  un paio di mesi fa.

P.T., la vittima designata, era uscito di casa intorno alle tre del mattino, e dopo avere fatto salire nell'auto un suo collaboratore si è mosso per andare al mercato.

A Santa Flavia, nel tratto di strada che conduce alla piccola chiesetta di san Giuseppe , i due si sono visti impedita la strada da un falso segnale di divieto di accesso, ed hanno innestato la marcia indietro.

I malviventi , in tre e pare tutti giovani, erano dietro con un altra auto e di fatto li hanno tamponati impedendogli qualunque via di fuga: scesi dall'auto con il volto coperto e con le pistole in pugno hanno intimato ai due uomini di scendere dalla loro auto, costringendoli sotto la minaccia delle armi, a consegnare la somma, circa duemila euro, che i due portavano con se.

Al commerciante non è rimasto da far altro che denunciare il fatto presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bagheria.

In una circostanza analoga verificatasi due mesi fa il commerciante preso di mira proprio a Porticello nella stradina che costeggia la Chiesa, era riuscito, facendo marcia indietro, a sfuggire ai rapinatori che avevano tentato di bloccarlo e che gli avevano sparato contro anche colpi di pistola.

E' da almeno un anno che il mondo legato alla commercializzazione del pesce a Porticello vive un periodo di gravi tensioni ed è costellato di episodi che stanno preoccupando seriamente gli inquirenti.

Già un anno fa la Polizia era venuta a sapere che ignoti, si presume con colpi di fucile, avevano danneggiato la videocamera di sorveglianza posta nella piazza antistante il mercato ittico, e nei mesi successivi sono stati almeno cinque gli incendi di auto furgoni  e camion-frigorifero destinati al trasporto del pesce che sono stati dati, nottetempo e dolosamente, alle fiamme.

Evidentemente questo testimonia di gravi conflitti di interesse che stanno maturando all'interno del variegato mondo della commercializzazione del pesce, un settore che viene considerato estremamente lucroso e redditizio.

Le indagini sono rese difficili anche dal muro di omertà, che intorno a questi episodi, gli investigatori si trovano a dover superare.

GEAPRESS – L’ultima cagnetta è morta ieri pomeriggio, ma di cani uccisi con il veleno a Casteldaccia (PA) se ne contano ormai ben 13. Non tutti si rinvengono. Anzi Calogero Olivieri, che assieme ad altre due persone si occupa dei randagi della cittadina, ne ha avuto notizia dai contadini.

“Non vedo più tornare i cani dove abitualmente stazionano – dice Calogero Oliveri a GeaPress – poi, il racconto dei contadini. C’è chi, una volta trovato il cane avvelenato, lo getta nei contenitori dell’immondizia, oppure in un terreno limitrofo, basta che non sia il suo. Io semplicemente non li trovo più“.

Per la cagna di color nero le cose, però, sono andante diversamente. Si era avvicinata a Casteldaccia, proveniente da chissà dove, da circa un anno. Calogero con lei aveva impegnato molto del suo tempo. Voleva riuscire a farsi avvicinare e poterla così portare in un ambulatorio veterinario per la sterilizzazione. La cagnetta, però, era diffidente e nonostante gli interminabili tentativi, era decisamente restia a farsi avvicinare.

“Tranne ieri, quando - ci racconta Calogero – è arrivata fino in paese per morire di fronte casa mia. E’ una cosa che mi dispiace tanto – aggiunge il volontario – e vorrei che le persone capissero che quanto combinato dall’avvelenatore è molto pericoloso e non solo per i cani“.

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La cagnetta è morta, infatti, con una evidente bavazione, segno questo che è stato utilizzato, molto probabilmente, un prodotto di sintesi chimica ad uso agricolo. Metaldeide o altri principi attivi altamente tossici. In alcuni casi anche per semplice contatto o inalazione. Questo pomeriggio il volontario di Casteldaccia si recherà presso la Stazione dei Carabinieri.

“Il Comandante – ci riferisce Calogero – è già al corrente ed entro staserà firmerò la denuncia. C’è una cosa però che non riuscirò mai a dimenticare. La cagnetta alla quale mi ero molto affezionato, era gravida. Tra pochi giorni avrebbe dovuto partorire“.

Pochi giorni addietro, sempre nel palermitano, vi era stata un’altra moria di cani, sempre per spargimento di bocconi avvelenati. Lo denunciarono i volontari di Termini Imerese che organizzarono pure una manifestazione (vedi articolo GeaPress). Purtroppo la reperibilità di veleni anche molto pericolosi, è sconfortante. Basta un supermercato. Tutto a portata di mano. Veleno e imbottitura.

tratto da geapress.org  

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