Cronaca

Palermo 07/02/2012- Al culmine di un violento litigio Rinaldo D’Alba di 39 anni, appuntato in servizio alla stazione Falde nel quartiere acquasanta, in preda a un raptus omicida ha ucciso la moglie Rosanna Siciliano di 37 anni con 4 colpi di pistola.

Il fatto è avvenuto intorno alle 20,00. Il carabiniere ha sparato alla donna con l'arma d'ordinanza centrandola mortalmente al petto e subito dopo si è suicidato con un colpo alla tempia.

La tragedia si è consumata in casa sotto gli occhi delle figlie di dodici e cinque anni, ed è stata proprio la bambina più grande ad avvisare per prima i soccorsi.

Il dramma si è consumato nell'alloggio di servizio al secondo piano della caserma di via Giordano Calcedonio, in uso alla famiglia del militare.

D'Alba, originario di Bari, era in servizio da molti anni a Palermo. Gli investigatori pensano ad una lite per problemi familiari, il rapporto tra i coniugi non era dei migliori e pare che la coppia meditasse una separazione.

Sul posto, dove in serata si è recato anche il PM Di Matteo, stanno effettuando i rilievi i carabinieri della scientifica del nucleo provinciale.

nella foto la caserma dei carabinieri di via Giordano Calcedonio a Palermo

Aveva 73 anni e da tempo era gravemente malato: a Bagheria lo conoscevamo un pò tutti, grandi e bambini che possiedono una bicicletta e lo andavamo a trovare nel suo laboratorio artigiano di via Milazzo.

Riparava anche le gomme d'auto ma il centro della sua attività era rimasta la bicicletta.

Sempre cordiale conversatore ed economico nel prezzi, aveva lavorato nello storico  negozio Macaluso che si trovava su corso Butera nel tratto che attraversa la piazza Madrice, dove c'è oggi un negozio di abbigliamento femminile, e che per decenni rappresentò (assieme o "zu Pinè", Giuseppe Ventura,  di Santa Flavia)  un punto di riferimento anche per gli appassionati di ciclismo.

I funerali si sono svolti nella mattinata di lunedì 6 febbraio nella Chiesa delle Anime Sante

Non manca solo il gonfalone: non c'è il sindaco, non c'è il presidente del consiglio, non c'è un solo assessore  a dare l'ultimo saluto e il doveroso omaggio all'ultimo rappresentante di una famiglia di artigiani-artisti che hanno fatto conoscere Bagheria nel mondo, per essere stati interpreti elevati dell'arte popolare della pittura dei carretti e degni depositari di quella cultura immateriale che rende grande e universale l'identità di una comunità.

Avevano evidentemente altro da fare, o forse non hanno ben capito cosa significa essere guida politica ma anche morale e di valori, di una comunità difficile, complicata ma anche esaltante come è Bagheria.

Peccato, perchè alla fine i commenti di tutti i presenti hanno parlato solo di questo: della dura reprimenda di Padre Luciano, che ha parlato di una classe dirigente che rende giustizia ai propri figli migliori solo dopo morti, che non comprende che far crescere la cultura, intesa nell'accezione più ampia del termine,  in una comunità debba essere il fine preminente di ogni politica e di ogni politico.

C'erano gli amici veri, come ha detto l'ex sindaco Biagio Sciortino, che ha brevemente ricordato la figura di Peppino Ducato in chiusura della cerimonia, c'era il sindaco di Santa Flavia, Antonio Napoli, c'era l'ex deputato regionale socialista Turi Lombardo, c'erano un gruppetto di esponenti politici del PID soprattutto, i consiglieri Gino Di Stefano e Francesco Gurrado, il consigliere provinciale Bartolo Di Salvo, il capogruppo del PD, Daniele Vella, e il consigliere comunale Mimmo Di Stefano, l'ex assessore Nino Mineo, e poi i familiari ed  i vecchi e i veri amici: la gente di un tempo quelli che nel cuore e nella testa conservano "u scrusciu ri carrietti", i colori "ri masciddari" dipinti dai Ducato, i canti dei carrettieri e ancora sanno di "sidduni, suttapanza e pitturali "ormai nostagici custodi di un tempo andato.

Abbiamo rivisto Michele Aiello, nipore di Paolo Aiello "u siddunaru", e siddunaru  e fantino tra i più acclamati alle corse di San Giuseppe, e quel mondo variopinto che attorno ai carretti ancora ruota.

Un nostro personale ricordo per salutare Peppino Ducato:  allorchè, sarà stato il 1953  insieme ad uno dei  fratelli, credo Nofriu, ci portò in Atrio Cavaliere, il nostro carretto nuovo fiammante, ancora fesco di vernice il cui odore sento nelle narici, e la stupita ammirazione di noi bambini di fronte a quei colori e a quelle immagini.

Su quel carretto andando a mare a Fondachello, al mulino dei Piraino o al pastificio Tomasello, o in campagna a Torremuzza trascorremmo larga parte della nostra fanciullezza.

Ricordo anche nella campagna elettorale amministrativa del 1968, un grande tabellone di propaganda 3 x 6 che fu dipinto dai fratelli Ducato e che fu sistemato su Corso Umberto all'angolo con il Corso Butera, proprio sopra la tabaccheria delle sorelle Viscuso.

C'era affrescato un operaio in abiti da lavoro che alzava un mazza enorme e si preparava a darla in testa al "borghese capitalista" raffiguratao da un signore corpulento cui uscivano dollari da tutte le tasche,  che recava una grande scritta: "Diamo un colpo in testa alla speculazione".

I bagheresi allora non apprezzarono nè condivisero la nostra proposta.

Ed infine quella Battaglia sul Ponte dell'ammiraglio, realizzata dai fratelli Ducato ma controfirmata da Renato Guttuso, quel grande pannello  pieghevole che stava su due robusti assi di legno e che accompagnò tutta la nostra militanza politica nel partito comunista.

Era diventato un pò il simbolo della nostra sezione, i  nostri Penati, che ci portammo sempre dietro nelle nostre migrazioni da via Durante a via Pittalà, da via Farina a via Trabia e che veniva sistemato sulla parete della stanza più grande, quella dove si tenevano le assemblee.

A proposito che fine ha fatto?

ANGELO  GARGANO

La foto di copertina è uno scatto di NINO  BELLIA

 

Villabate 4 febbraio 2012- Un increscioso fatto, sicuramente specchio di un disagio più ampio che permea gli strati sociali più poveri, è accaduto venerdì mattina al sindaco di Villabate Gaetano Di Chiara, aggredito a calci e pugni nella sua stanza in municipio da un disoccupato con precedenti penali.

Il soggetto si era recato in municipio per chiedere un sussidio ai servizi sociali, quando se lo è visto negare è andato in escandescenze e ha fatto irruzione urlando nella stanza del sindaco, ha fronteggiato Gaetano Di Chiara e dopo averlo colpito con un calcio ed un pugno è fuggito.

altIl  primo cittadino di Villabate è stato costretto a ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso dell'ospedale Buccheri La Ferla, che gli hanno diagnosticato traumi contusivi al volto guaribili in pochi giorni di prognosi. L'aggressore è stato invece denunciato per aggressione dai carabinieri.

"Sono molto rammaricato per quanto successo"- dichiara il sindaco -"non solo per l'aggressione subita che denota una situazione veramente difficile nel nostro comune, ma anche per il senso di abbandono che avverto da istituzioni nazionali e regionali"-. 

Poi spiega la sua interpretazione dell'accaduto -"Conoscevo l'uomo che mi ha aggredito, è un padre di famiglia in difficoltà e nella stessa condizione di disagio economico a Villabate ci sono molte altre famiglie, purtroppo le difficolta finanziare dell'ente non permettono di far fronte a tutte le richieste di aiuto,  è una situazione particolarmente frustrante per me che ho sempre prestato particolare attenzione ai più bisognosi".

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