Cronaca

Non riesce a darsi pace Giacomino Tomasello, cognato della vittima: " l'assassino è andato nella cava - ripete come a se stesso - con la fredda lucidità e determinazione di uccidere mio cognato; io posso capire lo stato di disagio e anche di disperazione di un lavoratore licenziato, ma come pare gli era stato offerto di venire a lavorare nella cava Buttitta di Bagheria, perchè non ha accettato? non trovo spiegazione".

I familiari di Giovanni Sorci si stringono intorno alla moglie e ai figli, Giuseppina, 30 anni, sposata con due figli ed Emanuele, 28 anni, che lavora anche lui nella cava Buttitta di Altofonte, cercando di trovare una parola di conforto che possa servire a dare un senso a questa morte assurda.

Nella palazzina di via S. Di Pasquale arrivano in continuzione parenti e conoscenti che ripetono sempre la stessa frase:"E' assurdo che si possa morire così". Peraltro Giovanni nel racconto anche dei vicini viene descritto come lavoratore abile che si era conquistato con i sacrifici e la professionalità la responsabilità di capocantiere.

Arrivano anche le troupe televisive delle tv  nazionali Canale 5, le reti Rai, fanno qualche ripresa esterna e parlano con qualcuno dei parenti: il fatto ha avuto una forte risonanza mediatica anche in relazione alle inchieste delle ultime settimane che hanno riguardato la gestione dei beni sequestrati o confiscati: ieri l'avv. Gaetano Cappellano Seminara. amministratore dei beni sequestrati a Totò Buttitta ha raggiunto il luogo del dramma; ed incredibilmente la gestione dei beni di Totò Buttitta, da quello che si è letto sui giornali, è tra quelle più chiaccherate per le consulenze e gli incarichi che sarebbero stati affidati a familiari degli amministratori giudiziari.

Al vicino Bar Carmelo si parla solo di lui, di Giovanni, che al bar era solito andare solo al sabato mattino o la domenica quando era libero dal lavoro; si ricorda la sua dedizione alla famiglia  e la sua passione per cavalli.

Uno dei familiari sta ora sequendo la lunga e mesta trafila: autopsia presso l'istituto di Medicina Legale e poi, ancora non si sa quando, i funerali.

La dinamica di quanto accaduto è già stata ricostruita per larga parte anche nei dettagli. La Russa, assunto da tre anni in cava, dopo diversi mesi di mobilità era stato licenziato, e le difficile condizioni economiche, avevano esasperato il suo stato d'animo ad un punto che nessuno poteva sospettare;  ed è per questo che è entrato nella cava e negli uffici senza alcuna difficoltà e senza suscitare alcun sospetto.

Quando Francesco La Russa è entrato intorno alle 13 negli uffici della cava di Giardinello c'erano oltre al ragioniere, il bagherese Pino Buttitta, unico sopravvissuto alla furia omicida, il direttore tecnico,  il geologo Gianluca Grimaldi, che lascia la moglie e una bambina di tre anni, e che già da otto anni lavorava nella gestione del patrimonio sequestrato delle cave di Buttitta e Giovanni Sorci, il capocantiere. La discussione ha assunto subito toni accesi e La Russa in rapida sequenza dopo avere estratto la pistola che si era portato dietro, a riprova che il folle progetto era già dentro la sua testa, ha esploso quattro o cinque colpi che non hanno dato scampo a Grimaldi e Sorci..

Il ragioniere si è sentito male ed è crollato per terra, e sarà successivamente trasportato al 118 in Ospedale, e sarà lui a raccontare alla Polizia le fasi del duplice omicidio.

L'assassino fugge e se ne va in campagna, ma viene presto rintracciato e arrestato dalla Polizia, e riferisce subito le circostanze che lo hanno portato a quel momento di follia, facendo anche ritrovare la pistola usata, una calibro 9.

nella foto ripresa dal Giornale di Sicilia a sx Gianluca Grimaldi a dx Giovanni Sorci

Secondo un lancio di Gds.it, un operaio  che lavorava presso la cava Giardinello Buttitta, in territorio di Trabia dopo aver perso il posto ha ucciso due colleghi di lavoro, un operaio e il direttore responsabile della cava.

Un delitto sul quale però in queste ore gli inquirenti stanno cercando da fare luce. Le vittime sarebbero una di Bagheria e una di Palermo.

L'omicida si chiama Francesco La Russa ed ha 49 anni. Alla base del diverbio ci sarebbe stata la disperazione per la perdita del posto di lavoro. Indaga la Polizia che sta procedendo alla identificazione dei due cadaveri.

La cava fa parte dei beni sequestrati ormai otto anni fa  a Salvatore Buttitta, e l'amministrazione giudiziaria è stata per un lunghissimo periodo in mano all'avv. Cappellano Seminara, coinvolto nelle recenti indagini giudiziarie sulla gestione dei beni confiscati, che non appena appresa la notizia assieme ai componenti dello staff incaricati dal Tribunale di Palermo di gestire la cava Giardinello si sono recati sul posto. 

L'uomo accusato per il duplice omicidio era stato licenziato il 5 settembre scorso dalla cava ed anche perchè sposato e con tre figli  si sarebbe trovato in gravi difficoltà economiche. Giunto alla cava sarebbe nata una discussione con le due vittime, ed a  quel punto La Russa avrebbe fatto fuoco con una pistola cal. 9, regolarmente detenuta, mentre  una terza persona presente alla discussione, un ragioniere, è riuscito a scappare in tempo.

Secondo quanto ha dichiarato lo stesso omicida, che dopo il delitto si era allontanato rifugiandosi in campagna dove è stato trovato dalla Polizia, gli era stata offerta la possibilità di lavorare in un'altra cava tra quelle confiscate a Totò Buttitta, (un tempo considerato il re siciliano delle cave perchè ne possedeva tante da Polizzi a Trabia, da Bagheria ad Altofonte), ma lui si era rifiutato perchè voleva continuare a lavorare a Trabia

AGGIORNAMENTI

Le vittime sono Giovanni Sorce, 56 anni, bagherese, capocantiere che abitava in via S.re Di Pasquale, e Gianluca Grimaldi 38 anni, direttore tecnico della cava, nominato dall'amministratore giudiziario.

Due arresti eseguiti nei giorni scorsi dai Carabinieri della Stazione Santa Flavia, nell’ambito dei servizi, disposti dal Comando Provinciale di Palermo per la repressione del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti tra i giovani. Nella notte del 12 settembre 2015 i militi della Stazione di Santa Flavia, supportata dal cane “CHEVAL”, pastore tedesco antidroga del Centro Cinofili Carabinieri di Palermo, rivelatosi determinante per la scoperta dello stupefacente, hanno tratto in arresto per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti padre e figlio:

- ONORATO Pietro, classe 1962, coniugato, esercente;

- ONORATO Gioacchino, classe 1989, disoccupato, volto noto alle forze dell’ordine.

ONORATO Gioacchino, è stato bloccato mentre era alla guida della propria autovettura lungo la S.S. 113, sottoposto a perquisizione veniva trovato in possesso di circa 25 grammi di “hashish” e della somma contante di euro 1.615,00 in banconote di piccolo taglio.

La successiva perquisizione domiciliare effettuata a carico del padre ONORATO Pietro, che gestisce un chiosco nella frazione di Sant’Elia, consentiva di rinvenire ulteriori 12 grammi della medesima sostanza stupefacente, nonché della somma contante di 5.515,00 euro in banconote di piccolo taglio, il tutto posto sotto sequestro.

I due, padre e figlio, nella mattinata del 12 settembre, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria, sono stati tradotti presso il Tribunale termitano, per essere giudicati con rito direttissimo conclusosi con la convalida degli arresti.

Per ONORATO Gioacchino è stata inoltre disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora con prescrizioni nel comune di Santa Flavia, mentre per ONORATO Pietro l’obbligo di presentazione giornaliero alla Polizia Giudiziaria, pertanto rimessi in libertà. 

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Nel corso di un operazione straordinaria di controllo del territorio che ormai quasi settimanalmente vengono effettuate dagli uomini del Commissariato di P.S. di Bagheria con il supporto ieri sera  di tre unità del Reparto prevenzione crimine della Questura di Palermo, in tutto una ventina di operatori, un giovane L.G. di 23 anni è stato denunciato per porto abusivo di coltello di genere vietato ed altresì segnalato alla Prefettura per il possesso di alcune dosi di stupefacente.

Nel corso dell'operazione sono stati identificate una settantina di persone, sono stati controllati 30 veicoli due dei quali sono stati sequestrati perchè non assicurati e sono state elevate dieci contravvenzioni alle regole del codice della strada.

Dagli ambienti del commissariato si apprende che questo tipo di operazioni continueranno a svilupparsi nel futuro e sono finalizzate oltre che a reprimere una serie di comportamenti sanzionati dal codice stradale, quali mancato uso del casco per i motociclisti e uso di vetture non revisionate nè assicurate, ad approfondire le dinamiche legate alla diffusione allo spaccio di stupefacenti nel territorio.

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