Costruzioni abusive a Porticello, l'accusa fa flop: tutti assolti i ventinove imputati

Costruzioni abusive a Porticello, l'accusa fa flop: tutti assolti i ventinove imputati

cronaca
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Sarebbero incorsi in un colossale abbaglio Corpo Forestale e pubblico ministero, che aveva ottenuto il rinvio a giudizio per 29 tra costruttori, politici, tecnici, proprietari di aree e mediatori, stando almeno alla sentenza di primo grado del Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Termini Imerese.
Nella contrada Carlo di Patti a Porticello, in cui sorgevano i cantieri oggetto del sequestro, le aree erano già urbanizzate e si trovavano all'interno del perimetro urbano. Era pertanto possibile ottenere il rilascio di concessioni singole per potere edificare: questa è stata la tesi degli imputati integrata con perizie e ritenuta valida dal G.U.P.

L'accusa mossa nel novembre del 2007 dopo una indagine esperita dal Corpo Forestale dello Stato e che al tempo aveva suscitato enorme scalpore, per il numero dei soggetti coinvolti e per il sequestro di diversi cantieri in cui si stavano realizzando decine di appartamenti e villette, sosteneva invece che si stava edificando in un'area sottoposta a vincolo, ed in cui sarebbero stati necessari per edificare i piani di lottizzazione e le opere di urbanizzazione.

Tra i ventinove denunciati c'erano stati anche il vicesindaco di Santa Flavia del tempo Filippo Camarda, il direttore dell'Ufficio tecnico Pasquale Cirrincione, componenti della commissione edilizia, progettisti e direttore di lavori, Vincenzo Avorio, Gaetano Guarino e Giovanni Di Stefano.
Tre le imprese bagheresi al tempo coinvolte, la "Dueesse costruzioni" di Giuseppe Sciortino, la "Fratelli Orobello s.r.l." e la Gamma s.r.l. di Francesco Maggiore.

Era sembrato dopo le prime notizie di stampa uno di quegli enormi scandali edilizi, cui le vicende urbanistiche di casa nostra ci avevano un tempo abituati.

In realtà l'accusa  si è sgonfiata di fronte alle perizie e alle arringhe difensive svolte dai legali dei ventinove imputati, che avevano schierato, tra gli altri, a loro difesa gli avvocati Claudio Schicchi, Tommaso Sciortino, Letizia Coassin, Salvatore Priola, Nino Caleca, Marcello Montalbano; al G.U.P. non è rimasto che prendere atto della validità degli atti amministrativi e autorizzativi a suo tempo rilasciati, e assolvere tutti gli imputati, con la formula "perché il fatto non sussiste".