L'ex maresciallo Borzacchelli condannato a 10 anni

L'ex maresciallo Borzacchelli condannato a 10 anni

cronaca
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Una pesante condanna a 10 anni di reclusione è stata pronunciata dal Tribunale di Palermo nei confronti del maresciallo Borzacchelli: il tribunale lo ha ritenuto colpevole del reato di concussione e di diffusione di informazioni riservate.


I pubblici ministeri Nino Di Matteo e Vezio De Lucia avevano richiesto una condanna a 13 anni: si può pertanto ritenere che l'impianto accusatorio sia stato sostanzialmente accolto.

La vicenda Borzacchelli si è incrociata con quella del manager della sanità Michele Aiello, e del presidente della Regione Salvatore Cuffaro, condannati nel processo cosiddetto "talpe in procura" ,conclusosi due mesi fa, a 14 e a 5 anni.
Borzacchelli aveva conosciuto Aiello nel 1995, ed era stato Totò Cuffaro ad averglielo presentato.
Dopo una luna di miele durata diversi anni, durante i quali Borzacchelli aveva fatto quasi da "consulente" per le iniziative di Aiello nel campo della Sanità, e dopo avere ricevuto un significativo sostegno elettorale da quest'ultimo, che lo aveva portato alla carica di deputato regionale nel 2001 nella lista di appoggio a Cuffaro, i rapporti si erano subito dopo guastati per le continue esose richieste del neo onorevole.

Tra l'altro Borzacchelli aveva lavorato a stretto contatto con pubblici ministeri che avevano condotto delicate indagini antimafia ed era a conoscenza di informazioni estremamente riservate che utilizzzava, ora sentenziano i giudici, a fini di lucro personale.
Aveva comprato nel giro di qualche anno due ville a Trabia, località Torre Artale, realizzando in una di queste, anche una vistosa e costosa piscina.
Auto fuoristrada, ville, attico in Via Libertà a Bagheria, un tenore di vita al di sopra delle righe e delle possibilità per un maresciallo dei carabinieri avevano quasi certamente da tempo suscitato l'attenzione di inquirenti e magistrati.

Quando fu arrestato Michele Aiello, fece qualche sortita sui giornali ( intervista al "Corriere della sera"), per cercare di sviare i sospetti, sostenendo in maniera patetica che anzichè perseguire i mafiosi, venivano indagati quelli che la mafia la combattevano (lui per esempio).
Adesso i giudici di merito sono convinti che avrebbe riferito a Cuffaro ed Aiello sulla presenza delle microspie in casa Guttadauro.
E probabilmente non lo ha fatto gratis.

Occorrerà attendere le motivazioni della sentenza per capirci meglio. Il suo avvocato ha naturalmente preannunciato l'appello.
Soddisfazione per la sentenza, è stata espressa dall'avvocato difensore di Michele Aiello, Sergio Monaco.
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