Cultura

Alcuni giorni fa, a seguito di una riunione operativa con le associazioni locali al Teatro Comunale di Godrano, Adalberto Catanzaro, giovanissimo gallerista bagherese, che ha recentemente inaugurato alla Galleria Pittalà la mostra di Daniele Schmiedt –a cura di Annamaria Ruta-, è stato nominato dal Sindaco di Godrano nuovo Direttore della pinacoteca del museo.

Catanzaro ha ricevuto l’incarico grazie ad una determina sindacale che gli affida la direzione della sezione arte moderna e contemporanea del museo, conosciuto come Godranopoli, fondato da Francesco Carbone, uno dei critici più illustri in Sicilia e personaggio dell'arte molto discusso.

Una scelta molto coraggiosa, quella del Sindaco Matteo Cannella, che ha voluto dopo tanto tempo cercare di riaprire la struttura. Solo da pochi giorni, infatti, il museo è passato alla gestione comunale, grazie alla cortese convenzione con Claudio Carbone - nipote e unico erede dello storico- e l'aiuto della Ass.ne Insitu che ha reso possibile la collaborazione tra l’amministrazione comunale e l’erede dell’artista. “Il museo, chiuso da circa 10 anni ha bisogno di manutenzione e di duro lavoro, - dichiara il sindaco – e la mia idea è sempre stata quella di coinvolgere i giovani e credo che Adalberto, con la sua tenacia, volontà, immediata operatività e tantissima voglia di fare possa riuscire nell’intento di far risorgere in pochi giorni il museo simbolo di questa città, organizzando parallelamente manifestazioni di alto profilo culturale che aiutino la città ad avviare un processo economico e turistico.”

Sono contento di questa mia nuova carica e per questo ringrazio il sindaco dei giovani , Matteo Canella, che mi ha dato la possibilita di lavorare ad un progetto così bello – dichiara- Adalberto Catanzaro-. Inoltre, come ho già riferito alle associazione del territorio il primo obiettivo sarà quello di riaprire la struttura e successivamente valorizzarla sia nel territorio, ma cercare di ampliare il raggio d’azione anche fuori Godrano e dalla Sicilia. Cultura, turismo ma soprattutto valorizzare la figura di Francesco Carbone anche da artista , dovranno essere i protagonisti indiscussi di questo mio progetto.”

 

la foto di copertina è di Giuseppe Fricano
 

Anche quest’anno, per la seconda volta, il bagherese Architetto Designer del gioiello Carmelo Maria Carollo sarà uno degli espositori della mostra “Nativitas Christi -

Il Natale nelle immagini devozionali dal XVI al XX secolo”. La mostra, realizzata dall’ A.I.C.I.S. - Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre, in collaborazione con la Comunità del Convento di Santa Maria sopra Minerva, in occasione dell’anno giubilare del proprio XXX anniversario di fondazione, è stata inaugurata il 7 dicembre 2012 presso il Salone del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. 

Si tratta di un’esposizione di immagini devozionali sul tema natalizio dal XVII al XX secolo ed è visitabile ufficialmente dall’8 dicembre 2013 da Piazza della Minerva n. 42, dalle ore 17,00 del 7 dicembre 2013 (inaugurazione) fino alle ore 19,00 del 6 gennaio 2014 ed osserverà il seguente orario 9,30 - 12,30 e 16,00 - 19,00, festivi compresi. 

Per Natale e Capodanno sarà aperta solo nelle ore pomeridiane.

Carollo, che è l'unico espositore di gioielli tra coloro che invece esporranno "santini", metterà in mostra 10 pezzi di gioielleria in argento. 

Nel dettaglio il designer proporrà due bracciali in lastra d’argento ed ottone traforato ed inciso a bulino, due medaglioni traforati incisi con basi in plexiglas.

Tutti i pezzi raffigurano la natività in forma stilizzata.

Foto di Giuseppe Fricano

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Salve. Questa è la seconda volta che scrivo un articolo per questa testata giornalistica. Sono un ragazzo che per 25 anni ha vissuto a Bagheria. Dentro di me ho le radici bagheresi, palermitane, siciliane.

Ho un Diploma Accademico di I livello conseguito presso il Conservatorio di Palermo e, da due anni, mi sono trasferito in centro Italia per studiare musicoterapia.

A L’Aquila c’è un buon corso, all’interno del suo Conservatorio. Io ho frequentato anche il corso quadriennale di Assisi.

In alcune nazioni, la figura del music-therapist, è considerata come una delle poche professioni utilizzanti la musica che può arrivare a guadagnare 135000 $ annui (faccio copia/incolla di un link che porta ad un articolo che ne parla: http://www.forbes.com/pictures/eeel45eehjf/music-therapist-2/ ).

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Purtroppo, molto probabilmente, non tornerò a vivere definitivamente a Bagheria. Secondo il mio modestissimo parere, si è riusciti a peggiorare le cose a tal punto da volerci troppi anni per recuperare, almeno in parte, la situazione. Sempre secondo il mio modestissimo parere, però, si può anche essere utili per dare una mano vivendo a distanza.

Qualcuno potrebbe dire che non ho il coraggio di tornare per lottare. Io preferisco pensare che non voglio rinunciare alla qualità della mia unica vita per rinunciare al mio benessere o per lottare contro i mulini a vento.

Per fare un esempio: ritengo che non si risolve la situazione portando la spazzatura davanti al comune per ricordargli che sta vicino le nostre case. Lo sanno benissimo, se lo ricordano tutti i giorni. Ma nella politica italiana ci sono altre priorità.

Ritengo, inoltre, che le manifestazioni servono a sensibilizzare i cittadini sui problemi che ci riguardano. Ma la storia ci insegna che i cittadini sensibilizzati non fanno altro che soffrire ancor di più per qualcosa che non riescono a risolvere.

In casi più estremi la sensibilizzazione non avviene, e non si fa altro che gridare il proprio disgusto. La voce esce potente dalla propria gola, ed inesorabilmente rientra dentro le proprie orecchie. Esattamente come colui che urla contro una vallata desertica, producendo un eco che sente soltanto lui.

Forse, una delle poche maniere che può portare a qualcosa, è quella dei più coraggiosi, che vanno alla radice dei problemi, la politica, e lottano, in maniera reale per fare qualcosa per cambiarla.

Loro si espongono, andando contro quel triste concetto di neutralità che porta soltanto a far finta di non essere di parte, a non far capire come funzionano esattamente le cose. La vera neutralità credo che si realizzi con i dati, precisi, e senza aggettivi.

Esempio. Se, all’interno di una testata giornalistica, si parla di cifre economiche, e si vogliono esporre soltanto dei dati, non si possono usare espressioni come “grosse cifre”, “situazione irrimediabile”. Si espone la cifra, e basta.

Essere neutrali, a mio parere, dovrebbe far parte della professione giornalistica, e di alcune cariche politiche. L’uomo non nasce per essere neutrale, ma lo impara. La professione dell’opinionista, o del critico, credo che sia di fondamentale importanza.

Ma se non si espongono le proprie opinioni, che dovrebbero essere complementari all’esposizione dei dati oggettivi, si rischia di far confondere enormemente le idee. C’è gente che ha difficoltà a mangiare, non si può essere soltanto neutrali. Però la gente ha bisogno di farsi un’idea personale, non possono essere esposti soltanto dati oggettivi.

Tornando al discorso iniziale. Io credo che si può fare molto, sia in loco che a distanza. Poco fa accennavo ad “una delle poche maniere”.

A distanza si può fare molto, dando anche il buon esempio ed esponendo le proprie opinioni, arrivando a dare, all’interno di un’epoca mediatica, delle idee. Quest’ultima operazione credo che sia stata, insieme alle rivolte, la cosa che ha prodotto i cambiamenti maggiori all’interno di tutta la storia dell’umanità. Ancora siamo in tempo per provare ad iniziare un lento cammino che potrebbe portare ad una crescita, senza, necessariamente, arrivare ad una rivolta.

 

altFaccio un esempio di un possibile contributo, che riguarda la mia professione. Un musicoterapeuta italiano, Alfredo Raglio, è riuscito a far partire un Master di I livello all’interno della facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Pavia. Essendo uno dei pochi in Italia che fa ricerca scientifica in musicoterapia e che vive dignitosamente grazie al suo mestiere, credo che “non gli farebbe fare nessuno questa cosa”.

Chi sta all’interno delle Università sa benissimo quanto è difficile far partire un Master ideato da lui, specialmente se riguarda una professione sanitaria che nel proprio paese non è ancora riconosciuta. Lui ci è riuscito. Come affermavo prima bisogna andare alla radice dei problemi, e come direbbe il nostro Giovanni Falcone “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere”.

Il suo unico errore, e mi espongo notevolmente nel dire questo, è stato nel comportarsi da eroe. Gli eroi hanno dato molto, a volte hanno cambiato le cose, ma lo hanno fatto in tempi diversi dalla nostra epoca.

Gli “eroi dei nostri tempi”, come ama dire qualcuno, non credo che abbiano molte speranze di riuscire nella loro impresa. Per il semplice fatto che siamo in una situazione tale che, chi si muove da solo, non ha proprio dove andare. Ma questo non significa che non ci sia niente da fare, e non deve portare al totale scoraggiamento. I metodi ci sono, ma molti preferiscono non esporli.

Preferiscono esporre la maniera per diventare ricchi senza sacrifici, come, per esempio, finanziare chi va in televisione senza saper fare qualcosa in particolare, soltanto per alleviare le giornate di chi segue determinate trasmissioni al fine di non dover fare alcuno sforzo per comprendere cosa accade in TV o su internet. Sta diventando l’epoca del non sacrificio, sta tornando ed essere l’epoca dei potenti che mantengono il proprio popolo ignorante.

La nostra nazione sta diventando la vignetta di Altan, quella del politico che usa l’ombrello col cittadino. Soltanto che stanno riuscendo, con arte, a realizzare un’evoluzione di questa tecnica: il cittadino non si sta più accorgendo dell’esistenza di quell’ombrello.

Spero di non essere stato troppo noioso. Mi farebbe piacere continuare a scrivere all’interno di questo sito, anche perché ho parlato di idee, di metodi, ma non ho fatto quasi nessun cenno su cosa si potrebbe fare. Vorrei concludere con un’ultima citazione, di Papa Francesco: “Non fatevi rubare la speranza”.

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Giampiero Carollo
 

Domenica 15 dicembre alla Galleria 'Pittalà' si conclude il 2013 con la mostra 'A propositi di Schmiedt'  di Daniele Schmiedt junior e senior: la mostra è curata  da Anna Maria Ruta

La Galleria Pittalà, sita a villa Casaurro a Bagheria (Pa), dal 15 dicembre 2013 al 20 febbraio 2014, ospita “A proposito di Schmiedt”.

Si tratta di un’esposizione che presenta le opere di due artisti siciliani omonimi dal cognome boemo: Daniele Schmiedt, vissuti in periodi diversi ma uniti dall’amore per l’arte e soprattutto da legami di sangue (nonno e nipote).

L’allestimento sarà diviso in due parti: nell’area laterale si potranno ammirare le opere dell’autore verista scomparso- considerato da illustri critici "il capo del realismo italiano"-, Daniele Schmiedt, esposte recentemente a Palazzo Sant'Elia; nell’area centrale, invece, verrà dato spazio alle sculture del contemporaneo Daniele Schmiedt che da sempre appassionato di natura e agricoltura, si è concentrato nella realizzazione di grandi animali in ferro e cemento per ampliare il suo bestiario, definito “Fantastico”, che va al di là dei confini dello spazio e del tempo.

Domenica 8 dicembre, dalle 11.00 alle 13.00, nei locali della suddetta galleria si terrà la preview per i giornalisti della mostra, curata da Anna Maria Ruta e realizzata dall’Associazione “Quelli di Pittalà”, mentre l’allestimento sarà inaugurato domenica 8 dicembre alle 19.00, in presenza del giovanissimo gallerista, Adalberto Catanzaro e del Soprintendente della Fondazione Sant’Elia, Antonino Ticali.

Daniele Schmiedt Senior (Palermo 16 gennaio 1888 – Messina 4 dicembre 1954), protagonista indiscusso del panorama artistico italiano del primo Novecento, svolge la sua attività creativa in un momento storico assai difficile ma ricco di fermenti culturali. L’intera produzione è attraversata da una luce di malinconia, rivelatrice di tutto il dramma di un’epoca tormentata che lo conduce verso un lavoro impregnato di serietà morale ed impegno sociale. Il tema del mondo del lavoro, i paesaggi peloritani sconfinati, le vedute urbane da fine del mondo in cui è assente la presenza umana, colgono elementi di disfacimento e sconforto pur nelle vivaci scelte cromatiche. Ed anche le nature morte, l’interesse per le figure femminili (madri, figlie, prostitute, lavoratrici, giovani e anziane) – immagini inedite per la pittura italiana di quegli anni – i nudi ed i ritratti sono colmi di solitudine, di disperazione, di fame causata dalla guerra. L’autore usa colori corposi e codici pittorici rielaborati, coniugando la ricerca figurativa tipica dell’arte pittorica del tempo, con la lezione impressionista, con il realismo ottocentesco e con il movimento sarfattiano (Bucci, Drudeville, Sironi, Funi, Oppi, Malerba, Marussig).

Daniele Schmiedt Junior (Firenze 30 dicembre 1954), dopo il liceo si iscrive a Scienze Forestali e inizia a dedicarsi alla scultura nel 1978, usando materiali di recupero come vecchie parti di attrezzi agricoli in ferro. La prima mostra personale allo Studio d’arte IL Moro a Firenze nel 1991. Tra le ultime mostre più significative: 1996 Innsbruck Tiroler Sparkasse,
1996 Creditanstalt Innsbruck, 1998 Altstadt Galerie Hall im Tirol, 2000 Salmagundi Club New York, 2000 Alpenzoo Innsbruck, 2005 Fiesole Collezioni, Museo Archeologico, 2005 Koermendi Galeria Sopron Ungheria, 2006 Chiostro delle monache Certaldo, 2008 Consiglio Regionale della Toscana, 2008 Villach. Da sempre appassionato di natura e agricoltura, attualmente vive tra Pisa, dove ha un’azienda agricola e il suo laboratorio, e Fiesole, dove collabora alla gestione della pensione Bencistà. Di lui hanno scritto:“… non si contenta più di scoprire e mantenere la forma contenuta in un certo materiale informe, ma quella forma appena intuita ora vuole inventarla, aiutandola a venire fuori con un lavoro creativo che piega la materia, nel suo caso il ferro, alle necessità della fantasia.” di Manlio Cancogni.
Tra i critici che si sono interessati alla sua arte, Angelo Ferragina, Stefano De Rosa, Hannes Niederlechner.
Al momento sta lavorando alla preparazione di grandi animali in ferro e cemento per ampliare il suo bestiario fantastico al di là dei confini dello spazio e del tempo.

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 18.30 alle 20.00.

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