Negli ultimi mesi si è parlato molto del “Caso Mazzarella”: numerosi articoli su varie testate, diversi appelli, tante interviste per evidenziare un triste caso che riguardava un grande attore, Piero Mazzarella, l’ultimo alfiere del teatro dialettale milanese: rappresentava, infatti, Milano come i De Filippo rappresentavano Napoli, Cesco Baseggio, Venezia e Gilberto Govi, Genova.
Pochi, però, sanno che Mazzarella, nato 85 anni fa a Caresana (Vercelli) e morto venerdì 25 ottobre a Milano, era di origini siciliane. Il padre Saro, infatti, era di Bagheria (PA) e per un quarantennio è stato saggio amministratore dei più importanti circhi equestri nazionali ed europei; la madre, Maria Masera, milanese, era attrice nella Compagnia di Edoardo Ferravilla. Così, Saro e Maria, costituita una loro Compagnia filodrammatica, giravano alcune piazze della Lombardia. “I miei genitori erano guitti, e me ne vanto -evidenziava l’attore, in un’intervista- perché “guitto” significa povero di mezzi ma non di bravura…”.
Il nostro Piero, a soli dieci anni, è catapultato sul palcoscenico per interpretare Cosetta, ne I Miserabili di Hugo, e sostituire la giovane attrice ammalata. Quel debutto imprevisto gli fa capire che la sua vera vocazione è il teatro. Più grande, inizia, quindi, con l’avanspettacolo, poi la rivista; gira varie piazze riscuotendo, sempre, grande successo. Alla fine degli anni cinquanta, con la sua compagnia, porta anche al Teatro Golden di Palermo, lo spettacolo “Contro… sesso vietato”. Nel 1957, a causa d un tragico incidente d’auto, muore la moglie, l’attrice Marisa Monzelli; rimasto vedovo, dovendosi prendere cura dei figli, decide di lavorare stabilmente a Milano. Grande amico di Giorgio Strehler, Mazzarella ha recitato al Piccolo Teatro di Milano, poi, ancora, al Gerolamo, al Sant’Erasmo, al Manzoni, all’Olimpia, al Teatro Franco Parenti, al Teatro S. Calimero e al Teatro della 14^.
E’ stato lui che ha riportato sulla scena, con crescente successo, “Tecoppa”, il personaggio-maschera meneghina, creata alla fine dell’Ottocento dal grande attore Edoardo Ferravilla. Poi, alle commedie, alcune delle quali scritte dal fratello Mario (in arte Rino Silveri, che spesso recitava con lui e firmava le regie), alternava partecipazioni a film (circa trenta), accanto a Alberto Sordi, Renato Pozzetto, Ornella Muti, Tomas Milian, Gloria Guida, Tony Renis, Edwige Fenech, Massimo Boldi, Jerry Calà, Syla Koscina, Lino Banfi, Franchi e Ingrassia. Persino Fellini gli aveva proposto due film, “Amarcord” e “La voce della luna”, ma Piero non accettò perché gli attori della sua compagnia sarebbero rimasti senza lavoro. Alla fine degli anni settanta è stato uno dei primi a lavorare negli studi di Tele Milano 58, con le tv di Berlusconi e, nel 1983, era tra gli interpreti di “Grand Hotel”, su Canale5.
Aveva partecipato a sceneggiati televisivi (“Il Mulino del Po”, con Raf Vallone, “Eleonora” con Giulietta Masina, “Arabella”, con Maddalena Crippa) e alcune miniserie TV (“Piccolo mondo antico“, “Delitto e castigo”, “I Promessi Sposi). Circa un anno fa, la decisione drastica: ormai stanco e ammalato, Piero Mazzarella, Commendatore della Repubblica (dal 1963), decise di abbandonare le scene e il suo pubblico. Mazzarella alla stampa, nelle interviste e persino a Barbara D’Urso, a “Pomeriggio Cinque”, aveva detto d’essere costretto, per bisogno e, nonostante l’età avanzata, a calcare ancora le scene. “Sono invalido, soffro di diabete, ho la bronchite cronica, crisi respiratorie e prendo le bombole d’ossigeno -dichiarava, tra l’altro, a Carlotta Niccolini, in un’intervista per il Corriere della Sera- la mia pensione e quella modestissima di mia moglie, non bastano per pagare l’affitto e mandare avanti la famiglia; ed i miei figli, lavorano saltuariamente… Qualche amico mi ha concesso di fare alcune pomeridiane la domenica, spero che la gente venga in massa e mi permetta di pagare i debiti. Oggi mi trovo ridotto così, per essere stato sempre generoso, non ho mai chiesto favori e ho sempre detto quello che pensavo”.
Lo scorso dicembre aveva ricevuto lo sfratto dalla sua casa di Segrate “ e, forse, -come ha riportato un cronista- questa è stata un’ulteriore amarezza per un artista come lui ancora in attesa che gli venisse riconosciuto il vitalizio della legge Bacchelli”.
tratto da Siciliainformazioni.it