Politica




Si suole dire che le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni: se così fosse, e se l’inferno ci fosse davvero, un posto in prima fila a Biagio Sciortino non glielo toglierebbe nessuno. Nell'ultimo anno sono stati almeno quattro gli scivoloni politico-istituzionali del nostro sindaco, tutti realizzate, a suo dire, con le migliori intenzioni; e c’è da sperare che sia stata solo una coincidenza il fatto che da quando ha realizzato l’alleanza con l’U.D.C., il sindaco è stato attraversato da una sorta di delirio di onnipotenza.

Si comincia giusto un anno fa, quando dopo una latitanza di oltre due anni, il consiglio comunale elegge Giorgio Castronovo, amico e sodale del sindaco da lunghissima pezza, difensore civico dei bagheresi.
Sciortino dice che è un voto libero del consiglio e che lui non c’entra: naturalmente non è vero e nessuno ci crede, ma i partiti che lo sostengono, P.D. e U.D.C., fanno quadrato e faccia tosta, e la cosa passa.
E’ il trionfo dell’ipocrisia.

Sarebbe stato politicamente opportuno e corretto che il sindaco non solo non si facesse mallevadore, ma che addirittura si opponesse a quella nomina.
In un momento in cui si parla di “garanzie” e di “contrappesi” rispetto ai poteri e ai potenti piccoli e grandi, non può essere giudice terzo dei tuoi comportamenti, il tuo migliore amico.
Ma a Bagheria succede anche questo. I risultati oggi si vedono: Giorgio Castronovo, da quanto vediamo ogni giorno, è diventato una sorta di attendente e accompagnatore ufficiale del sindaco.

Poi venne la delibera 155: il 29 Novembre del 2008 la giunta vota un cervellotico atto di indirizzo, e meno di una settimana dopo Biagio Sciortino firma con il presidente di una Associazione “Lavoro nel sociale” dalle incerte origini e gestione, costituita la notte di capodanno 2007, una convenzione che prevede “stage formativi” per oltre un centinaio di persone.
La convenzione viene prima revocata e poi riconfermata, i sindacati attaccano, i giornali denunciano, ma si va avanti lo stesso e gli “stagisti” lieviteranno a quasi cinquecento.

Non si saprà mai che “lavoro” o “stage” abbia fatto questo esercito di cinquecento persone, perché non esistono atti relativi, non esistono relazioni degli uffici, non esiste niente di niente: però per due mesi centinaia di persone hanno o lavorato, quelli impegnati a Villa Cutò, a Villa Cattolica ecc..., altri bighellonato negli uffici degli assessori o di altri.
Sciortino si giustifica dicendo che lui ha cercato di dare una mano a questi giovani, commettendo però una serie di macroscopiche irregolarità, arbitri ed omissioni che a suo tempo denunciammo.

All’inizio di quest’anno un’altra tegola piove sull’amministrazione: il consiglio vota all’unanimità, con il furbesco squagliamento di qualche consigliere, l’intitolazione dello stadio comunale a Pasquale Alfano, controversa figura di imprenditore degli anni ’80, fratello di quel Michelangelo Alfano condannato per mafia e scomparso suicida qualche anno fa.

Biagio ha buon gioco stavolta a tirarsi indietro: “E’ il consiglio che ha fatto questa gaffe”, in cui “cascano” giovani consiglieri di scarsa memoria e “vecchi”consiglieri che sembra abbiano vissuto tutta la vita a Stoccolma e che a Bagheria sembrano capitati per caso.
Una breve indagine nei giorni successivi fa però venir fuori che il sindaco non era affatto estraneo a questa decisione, che anzi aveva perorato e per cui si era speso.
In questo caso però gli è stato facile tirare il sasso e ritirare la mano: lo spiazzale comunale sarà poi intitolato, chissà perché, al grande Torino.
Forse ha un amico, tifoso da sempre del Torino, e lo ha accontentato.

E arriviamo all’ultimo episodio, allorchè in un giorno in cui era stata emanata una ordinanza di disinfestazione, nel corpo aggiunto di Villa Cattolica recentemente restaurato, qualche centinaio di persone festeggiano una coppia di sposi.
Scoppia lo scandalo: si rincorrono e cambiano un giorno dopo l’altro le giustificazioni del sindaco: “volevo sperimentare un uso produttivo di beni comunali”, “volevo portare gente a Bagheria”, “volevo rendere felici gli sposi che si volevano far fotografare tra le sceneggiature di Baarìa”.

Peccato però che la gente che ha trovato Villa Cattolica chiusa se ne è andata inviperita, e che per rendere felici gli sposi, sempre cuore tenero il nostro sindaco, ha fatto entrare oltre ai fotografi, gli invitati, il service musicale e il catering.

Sino ad arrivare al “coup de theatre”, la prova principe che avrebbe dovuto zittire tutti; c'è una determina del 2002, rivela il sindaco, che autorizza l’uso di queste strutture per cerimonie private.
La classica foglia di fico dietro la quale trovano incerto riparo difensore civico e consiglieri amici: ora se è segno di civiltà e di ospitalità garantire, dopo una cerimonia di matrimonio civile, sia che si svolga al comune o che si svolga a Palazzo Cutò, agli sposi e agli invitati una stanza dove far svolgere un brindisi di augurio, altra cosa è far svolgere vere e proprie cerimonie di nozze in una struttura museale e per giunta in un giorno in cui questa avrebbe dovuto essere chiusa per tutti, per una disinfestazione in atto.

Non regge nessuna delle giustificazioni addotte, e più il sindaco inventa pretesti più affonda nel ridicolo.
E qua non stiamo a parlare dell’utilità o meno di aprire i “palazzi” ad iniziative, e non solo culturali, della società civile, o di rendere i musei luoghi in cui ci siano servizi e comodità, per attrarre visitatori.
Su queste cose siamo tutti d’accordo: ma l’uso per determinati eventi deve avvenire all’interno di regolamenti chiari e pubblici.
E nel caso in questione non c’è alcun regolamento, ed il sindaco ha agito in maniera arbitraria arrogandosi un ruolo e un diritto che non gli competeva.

Biagio Sciortino è stato, da assessore, l’antesignano di una prassi corretta e condivisibile, e cioè di dare la possibilità ad artisti, associazioni, gruppi teatrali o musicali di essere ospiti di locali di prestigio di proprietà dell’amministrazione ed di organizzare all’interno un “break”, “brindisi”, o momenti di ristoro, cosa che si è sempre fatta e che è giusto fare.

Ora dispiace che questa brutta storia cada all’indomani di un evento, la prima di Baarìa, che aveva visto il sindaco recitare al meglio il ruolo di padrone di casa e nel mezzo di una vicenda quale quella dei rifiuti in cui il sindaco di Bagheria, ed è onesto riconoscerlo, pur essendo tra i responsabili del disastro (era lui il sindaco quando il presidente del Coinres, Raffaele Loddo, fece quella infornata di assunzioni per la gran parte inutili), si sta seriamente impegnando per assumere un ruolo di guida dei comuni per sollecitare una soluzione definitiva; ed ancora quando la sua amministrazione sulla questione delle aree artigianali aveva segnato un punto importante a proprio favore.

La verità è che Sciortino stenta a capire che essere sindaco non vuol dire disporre, come è avvenuto e avviene, a proprio piacimento, di personale e strutture dell’amministrazione, ma che il suo potere va esercitato all’interno e nel rispetto di leggi, norme e regolamenti, e che, sedi, strutture e apparato amministrativo non sono "cosa sua", ma "cosa nostra", nel senso che appartiene ai cittadini, e che lui amministra su nostra delega e per nostro conto...

A questo punto il sindaco, per restituire un minimo di prestigio e di credibilità a se stesso e alle istituzioni che rappresenta, ha una sola cosa da fare, ed una sola strada da percorrere: quella della verità.

Vada in consiglio e dica come sono andate veramente le cose, non definisca “leggerezza” quella che è stata una decisione scriteriata e chieda scuse vere all’intera città.

Ed il consiglio comunale voti all’unanimità un ordine del giorno di censura nei confronti del comportamento del primo cittadino.
Solo così potremo credere, che da questa storia, il sindaco, i suoi consiglieri e la maggioranza che lo sostiene abbiano imparato qualcosa.




L’informazione locale, prima delle ferie, ha provato a configurare lo scenario possibile per le amministrative della primavera 2011
, tra le candidature prefigurate c’è anche la mia; per quanto mi compete, ritengo questa possibile e, nel contempo, improbabile.
Possibile, perché, come tutti sanno, non ho bisogno di particolari investiture: sono riuscito già una volta , insieme ad altri, a mettere su una lista civica e battere sia il PDL che il PD, sono riuscito, purtroppo, a ripetere l’operazione una seconda volta, per interposta persona; qualunque cosa ne pensino gli attuali amministratori, ritengo che per il loro successo ha pesato, in modo decisivo, l’eredità positiva della precedente esperienza amministrativa .

Non c’è due senza tre, potrebbe dire qualcuno, ritengo invece improbabile una mia candidatura perché ho l’impressione che il probabile successo mi costringerebbe ad un percorso amministrativo molto difficoltoso, in un contesto ostile a dinamiche di cambiamento vere (le uniche che riesco ad interpretare in prima persona).

Un percorso difficile perché si è smantellata l’organizzazione degli uffici , da noi concepita per obiettivi da raggiungere, piegandola alla lottizzazione tra le diverse anime della coalizione, mortificando competenze e potenzialità; difficile perché si è smantellato il nucleo di progettazione, faticosamente organizzato attorno al Sistema Informativo Territoriale, impoverendo la progettualità dell’ente in un momento delicatissimo (l’avvio della programmazione dei fondi comunitari); difficile perché si è caricato il bilancio comunale di costi clientelari (vedi Coinres) ponendo le condizioni per scelte future dolorose e impopolari; difficile perché la paralisi della delibera sui vincoli, da quasi due anni in consiglio, mi ricorda molto quel clima, legato al nuovo PRG e ai vecchi piani di lottizzazione, che ha portato all’ultimo scioglimento.

Ma quello che mi preoccupa ancora di più è il contesto: con l’avvio del federalismo fiscale, ci sarà un’ulteriore progressiva riduzione dei trasferimenti, l’obbligo di politiche di rigore, fondate sull’ulteriore taglio degli sprechi e la necessità di politiche di sviluppo a legate a scelte fondate sulla produttività del sistema e sulle capacità di fornire serie opportunità per lo sviluppo delle imprese.

Tutto questo in un Consiglio, organo supremo di programmazione, dove per 20 consiglieri su 30, al di là della recita a soggetto, più che il destino della città, l’interesse principale è quello per un “posto” per sé, per un figlio, un nipote, un incarico professionale, il finanziamento di un progetto che illuda per qualche mese giovani a cui non si riesce a dare una risposta seria per il loro avvenire. Per questo proporrò a quanti si vorranno confrontare con me, per formulare alla città una proposta di cambiamento, un maggiore impegno per qualificare la presenza in Consiglio.

La globalizzazione, la sfida dei paesi emergenti, la crisi economica e finanziaria, la pressione dei paesi poveri, la questione ambientale ci impongono di riconsiderare il nostro stile di vita, ci impongono un atteggiamento più sobrio ed il recupero di valori comunitari.

A me pare che la gente sia ancora chiusa dentro un orizzonte individualistico e consumista, che non ci sia nell’opinione pubblica sufficiente consapevolezza della necessità di politiche di rigore, della necessità di farsi carico dei problemi comuni, con rinnovata attenzione verso l’atro che và pensato come fratello e non come nemico da cui difendersi, l’orizzonte politico è ancora dominato da logiche clientelari e da un giustizialismo di facciata, tesi a tutelare un ceto politico incapace di dare risposte concrete ai problemi della gente.

Manca la consapevolezza della necessità di un pragmatismo etico, fondato sulla valorizzazione delle competenze, sulla selezione di una classe dirigente, che non può più essere solo l’immagine speculare della società, ma che deve essere migliore di questa.

Ritengo che oggi la politica sia particolarmente povera perché non riesce a rispondere ad un interrogativo che ci poneva qualche settimana fa V. Mancuso : “Si può dare un umanesimo senza trascendenza che riconosca un valore più grande del singolo, un primato dell’etica in base al quale il singolo superi se stesso e la sua volontà di potenza ( che spesso si declina in modo casereccio sotto forma di adulteri, menzogne, furberie, narcisismi di varia sorta)?”

A questa domanda il laicissimo Bobbio, dopo lungo argomentare, rispondeva: “sembra dunque che ogni tentativo di dare un fondamento razionale ai principi morali sia destinato al fallimento.

Per questo da un po’ di tempo lavoro per rifondare la politica su basi spirituali, sul presupposto fondamentale dell’amore per il prossimo.

Solo su queste basi si può dare un fondamento al ragionamento sviluppato di recente da Presidente Napolitano: per sconfiggere la mafia “conta la qualità della politica, il prestigio delle istituzioni democratiche, l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni … la crescita della coscienza civica e della fiducia nello Stato di diritto: fiducia … che può rafforzarsi solo in un clima di rispetto, in ogni circostanza, degli equilibri costituzionali da parte di tutti coloro che sono chiamati a osservarli”. Credo che invece si sia tirata troppo la corda, da un lato e dall’altro, e con questa sia ormai spezzata la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Questo mio pessimismo (per dirla con Gramsci “dell’intelligenza”), non mi solleva dall’obbligo “dell’ottimismo della volontà”; da quando, per me, la politica è diventata dovere di testimoniare verità e giustizia, forma elevata di carità, l’obbligo di fare qualcosa per la comunità, ed in particolare per chi dentro di questa ha particolare bisogno, è diventato un imperativo categorico.

Per questo credo che sosterrò l’elezione di un uomo o di una donna di buona volontà; nonostante i fatti pare mi abbiano dato torto, non rinuncio all’idea di rinnovare la classe dirigente, di fare spazio ai giovani.

Sui giovani la penso come Ciampi, che li considera tali al di là dell’età anagrafica, a proposito della candidatura di un cinquantasettenne alla guida del PD, sostiene che la sua stima và a chi possiede “ un fresco approccio di curiosità verso il futuro” ad “un uomo pacato, sereno, competente, concreto, di coscienza … un’ottima combinazione del nuovo che ha esperienza della vecchia identità. Un autentico rifondatore”.

La breve esperienza di velista (antica passione che finalmente ho avuto la possibilità di coltivare) mi spinge, altresì, a pensare che sia inopportuno navigare controvento (la traversata dell’oceano si fa con gli Alisei favorevoli), nel contesto politico che ho prima descritto, oggi è più conducente ritagliarsi un ruolo tecnico, quel ruolo che avrei voluto svolgere accanto all’attuale sindaco e che mi è stato impedito, coi risultati che stanno sotto gli occhi tutti. Il prossimo sindaco avrà sicuramente bisogno di collaboratori provvisti di esperienza e di specifiche competenze.

Non sono un politico pentito. Ancora oggi quando passo per strada è vedo Villa S. Cataldo e P. Cutò recuperati, penso che il mio lavoro in provincia sia stato utile, cosi come mi avvilisco quando vedo che nessuno lavora seriamente per consegnare il nuovo Scientifico ai ragazzi.

Ancora oggi quando vedo Villa Cattolica interamente recuperata, La Certosa e Palazzo Butera sottratti al degrado, la scuola Incorvino affollata di bambini, piazza Sepolcro, Anime Sante, Stazione, restituite alla loro dignità, quando vedo che si stanno ultimando in tutte le scuole i lavori per adeguarle alle normative vigenti, quando vedo crescere gli alberi nelle nuove strade e nei parcheggi realizzati, allora mi dico che quei quattro anni di fatiche non sono state inutili , anche se mi avvilisco nel vedere che il progetto per il corso e la villa, se realizzati come dai noi previsto, avrebbero dato alla città una risposta più adeguata e razionale.

Nel volere mettere da canto me ed i miei collaboratori la vicenda dell’indagine credo c’entri poco, dopo sei mesi da quel famoso novembre 2005, in cui si appresi solo a mezza stampa dell’avvio di un’indagine nei miei confronti, anche ai meno avveduti appariva chiaro che la mancata comunicazione di una richiesta di prosecuzione dell’indagine equivaleva ad un sostanziale disinteresse dei PM alla prosecuzione della stessa, la mancata richiesta di un rinvio a giudizio equivaleva ad un proscioglimento, che continuo ad attendere con fiducia e pazienza.

Chi con me aveva condiviso oltre trenta anni di militanza politica (quella militanza di cui parla Tornatore in Baaria), la campagna elettorale e le scelte amministrative, sapeva e sa che non ho chiesto ne avuto mai voti dai mafiosi, non ho favorito né favorirò mai gli interessi della mafia.

Nel volere ad ogni costo azzerare l’esperienza precedente, continuo a credere, abbiano pesato le miserie di una politica che è tornata ad essere esercizio del potere inteso come dominio, piuttosto che come servizio, ha pesato la difesa di piccoli privilegi, la vanità e la presunzione di persone che avevano qualche sassolino da togliersi dalla scarpa.

So che il mio può sembrare il discorso dei perdenti, ma, per dirla con Sepulveda “Perdenti che però hanno saputo conservare l’allegria. Perché sanno per cosa hanno combattuto e perso” illuminati da quella luce che “è la determinazione di cambiare quello che non ci sembrava giusto. Una luce che non si spegne mai.”

Ritengo quindi opportuno ritentare quell’approccio, affidandolo possibilmente a persone che abbiano consapevolezza dei propri limiti, che ci tengono alla parola data, che apprezzino il valore dell’etica della responsabilità individuale, che sappiano essere intellettualmente oneste, coraggiose e determinate, limitandomi al ruolo che mi sta più a cuore, quello di pensare allo sviluppo della città, all’utilizzo ottimale di un territorio inteso come risorsa.

Ho provato a fare il padre di questa città, tentando di rinnovare quell’anima produttiva che l’ha fatta grande (la Bagheria del vino, del pomodoro in scatola, del verdello, degli artigiani che hanno costruito le ville, del primato sui docenti universitari), l’ho fatto forse accentrando eccessivamente, con un carico di responsabilità che ha logorato il mio fegato e non mi ha consentito di seguire la crescita di mio figlio; ho fatto il sindaco forse in qualche momento con l’atteggiamento del padre-padrone, dando anche qualche scappellotto, con la fierezza del libero pensatore, forse con qualche frequentazione inopportuna, provocando la suscettibilità di qualcuno che poi ha deciso di liberarsi dall’ingombro, facendo pagare alla città, più di quanto abbia fatto pagare a me, un prezzo salato.

Ora sono convinto che sia più opportuno fare il fratello piuttosto che il padre, qualcuno si sentirà orfano, ma spero che questo contribuirà ad una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti.

A proposito delle ultime polemiche sulla zona artigianale, ribadisco come fondamentale il valore della verità, non ricordo più il contesto in cui la città fu riempita di manifesti con la scritta Pinocchio, sono certo che si trattava di una delle tante manovre demagogiche con cui si è fatta una opposizione durissima per addomesticare un sindaco che rifiutava il compromesso di basso profilo e le logiche spartitorie, ritengo comunque che Pinocchio “amico dei giorni più lieti”, sia un personaggio molto caro a tutti perché aveva una coscienza (il grillo), quella coscienza che gli ha impedito di fare la fine di Lucignolo, credo che Bagheria alle prossime amministrative debba guardarsi bene dai Lucignolo di turno, mi è parso di intravederne qualcuno tra i nomi di cui si parla.

Il rischio per la città è di passare da un’assenza di classe dirigente (bisogna purtroppo rassegnarsi al fatto che fino alla primavera del 2011, in città non c’è e non ci sarà un sindaco), ad una classe dirigente di sciacalli (nell’accezione del Gattopardo).

Quando appalesavo la preoccupazione per la perdita dei finanziamenti per le zone artigianali, non c’era in me alcuna soddisfazione, semmai amarezza, (per quel finanziamento ho lavorato più di dieci anni, da quando, consigliere provinciale, me ne occupai su delega del Presidente Puccio); ribadisco, nonostante la proroga di quattro mesi, il mio pessimismo ed il mio sconforto: a questo punto ritengo ci siano poche possibilità per la zona di Aspra e per le imprese che alla realizzazione di questa avevano legato i finanziamenti; mi auguro di sbagliare e spero, comunque, che alla fine della vicenda, chi di dovere assuma le responsabilità conseguenti.

Settembre 2008,
Pino Fricano




In queste settimane le ultime scosse di assestamento che porteranno la giunta Sciortino, dopo la revisione e i ritocchi della terza verifica, ad affrontare l’ultimo terzo di legislatura ed andare al voto amministrativo del 2011, con la riproposizione di una alleanza PD-UDC-CIVICI, alla guida della città e di Biagio Sciortino a sindaco.
Quali sono gli scenari possibili che si aprono quando è già cominciato l'ultimo terzo di consiliatura?
La verifica farà certamente qualche vittima tra gli assessori in carica, e porterà anche ad un riequilibrio nella distribuzione delle deleghe: non si può far finta di non vedere quanti, amici e non, della maggioranza hanno osservato, e cioè che gli assessorati di spesa e di forti clientele (lavori pubblici, assistenza e solidarietà, ecc..) sono, in massima parte, in mano all’U.D.C.

Al P.D., oltre a Verde e Agricoltura assegnati a Pagano, erano andati un assessorato di immagine, la Cultura, che però in questo periodo di “Baarìa” ha consentito una eccellente esposizione mediatica, e assessorati “rognosi”, la Pubblica Istruzione , con poche risorse, e con scarso “appeal” elettorale.

Adesso si tratterà di ridefinire i contorni dell’alleanza P.D., U.D.C., civici, che lavora da oltre un anno, con risultati a macchia di leopardo.

Alcuni risultati si sono visti : l’operazione “Baarìa” innanzitutto.
Anche se con vistose pecche organizzative, tutto sommato, ce la siamo “sfangata”. Baarìa sta mietendo successi, presenze e incassi al botteghino; qualcosa ritornerà.

E poi la questione delle aree artigianali: va riconosciuto all’assessore Gino Di Stefano, di avere innestato un’altra marcia, e di stare portando in porto su questo terreno ottimi risultati.
Tra qualche mese dovremmo cominciare a vedere le prime infrastrutturazioni delle aree P.I.P. di contrada Monaco e prima della fine della consiliatura forse, si spera, una prima assegnazione delle aree.

Anche l’area artigianale dell’Aspra, è stata sbloccata dalle secche della Sovrintendenza, e si può ancora sperare di riprenderla per i capelli.

Ma a parte questi due risultati significativi e tangibili, non c’è però granchè di stare allegri.
Il paese è sempre messo male; le recenti e meno recenti piogge hanno aggravato lo stato delle strade ridotte ormai a piste di cross; i pochi vigili e ausiliari, malgrado sforzi generosi non riescono a frenare la marea di auto, e nessuno dei provvedimenti che avrebbe dovuto accompagnare la chiusura al traffico automobilistico del Corso Umberto è stato realizzato, a parte la modifica del traffico nella zona “Caravella”.

Niente servizio pubblico di circolare, niente nuovi posteggi, niente regolamenti per l’accesso di residenti, operatori e soggetti svantaggiati.

Il Coinres continua a ingoiare, come un insaziabile Moloch, risorse, di cui non c’è un dignitoso ritorno in termini di servizio di pulizia; la macchina amministrativa è di nuovo alla deriva, ed il rapporto con i sindacati sempre conflittuale.


Dal punto di vista politico è sin troppo chiaro dove sono le pecche e i vuoti, ma avere lasciato assolutamente carta bianca ai partiti nella scelta degli assessori da segnalare è stato uno degli errori più gravi di Pino Fricano ieri e di Biagio Sciortino oggi.

La reddività e le capacità degli assessori in carica sono sotto gli occhi di tutti, e tutti, Sciortino compreso, hanno le idee estremamente chiare su chi lavora e produce, e su chi invece, sta a guardare; però non si provvede.


Ancora l’altro ieri il sindaco diceva a proposito di una verifica fantasma: “ Io aspetto che i partiti mi diano i nomi, poi procederò”.
Come dire: io non voglio metterci becco nelle loro beghe interne.

Noi crediamo invece che il sindaco, debba riappropriarsi di un ruolo e di una funzione e di un potere che la legge gli assegna, e cioè quello di scegliersi gli assessori, magari all’interno di una rosa proposta dai partiti.

Comunque quali che saranno i cambiamenti, i nuovi innesti, e le redistribuzione di deleghe, sarà questa la squadra che arriverà nella primavera del 2011 al voto.

Biagio Sciortino può ormai contare sul pieno appoggio di P.D. e U.D.C., e CIVICI che non hanno al momento alternative credibili all’attuale primo cittadino, ma sta anche tentando l’operazione di scardinare il PDL, cercando di spostare sulle proprie posizioni la corrente che fa capo a Miccichè, con cui si è visto diverse volte, e che a sua volta sta facendo una fronda importante dentro il PDL regionale.

Forse anche a Bagheria, come a Termini Imerese, avremo l’inedita e spuria alleanza, che vede assieme protagonisti, il Partito democratico alleato con l’ala meridionalista del PDL.

Il centrodestra sta, diviso, a guardare: Vincenzo Lo Meo non si propone (ancora) con la autorevolezza e tempestività che sarebbero necessari, se vorrà essere "competitor" credibile, fors'anche perché sa di avere dietro un esercito diviso, in parte furbescamente pronto a schierarsi laddove fiuterà il vento buono.

Altre candidature credibili, oggi, non vediamo: forse Pino Fricano, e ce ne parla lui in questa stessa pagina, se riuscisse di qua ad allora ad uscire, come pare ormai certo, dall’indagine che lo ha riguardato dopo le dichiarazioni di Campanella.

Però la storia, che è recente, delle elezioni dirette a sindaco, insegna che le candidature non si inventano, ma si costruiscono, e uscire allo scoperto all’ultimo minuto, per qualcuno potrebbe rivelarsi una strategia perdente.



E’ da qualche anno che dalle colonne di qualche periodico, dalla tv, e più recentemente dalle pagine di Bagherianews sollecitiamo l’amministrazione provinciale e per essa i consiglieri provinciali bagheresi, a darsi da fare per portare a soluzione questi due problemi annosi, e la cui soluzione sarebbe straordinariamente utile per gli studenti del comprensorio e per i cittadini bagheresi
Di recente, si fa per dire , perché ormai è trascorso quasi un anno si è aggiunto un altro problema: il muro di contenimento, crollato sulla casa del custode a ridosso dell’ITC, e la cui soluzione sembrava doverosamente rapida.

Nessuno andava a pensare che per quasi un anno ormai, si sarebbe passato disinvoltamente sopra disagi e rischi, e non solo per gli studenti, che la frana di questa spalla di contenimento sulla strada provinciale S.Ignazio di Loyola comporta.
Sembrava che il buonsenso, e la non faraonica spesa, avrebbe suggerito alle amministrazioni coinvolte di fare in fretta.
Così non è stato: ora apprendiamo che quattro mesi si sono persi, più esattamente dal 4 febbraio 2009 al 26 maggio del 2009, per far cambiare, così come ci informa il consigliere provinciale V.Lo Meo, con una piroetta opinione al comune di Bagheria, che passa “da un piena disponibilità ad intraprender,e tutte le iniziative di propria competenza per la definizione e la messa in sicurezza di tutte le parti edilizie che costituiscono pericolo per la privata e pubblica incolumità" sino a prendere atto quattro mesi dopo “che la carenza di risorse economiche per mancanza dello strumento di programmazione finanziaria in corso di definizione”

Perché allora far perdere quattro mesi di tempo peraccertare che non c’erano le risorse per intervenire?
E’ questa la semplice domanda che poniamo all’assessore ai lavori pubblici, e agli amministratori di Bagheria.
La stessa semplice domanda che poniamo ai progettisti, al direttore dei lavori del nuovo Liceo scientifico: ma il problema dei reflui, degli allacciamenti, non è un problema vitale per la piena agibilità di un edificio , e perché allora gli adempimenti vengono rimandati alla fine, quando basta un intoppo per rinviare per mesi la consegna dell’edificio?

E non è affatto vero che il ritardo sia dovuto alla scarsa sensibilità dell’amministratore del bene sequestrato attraverso cui dovranno necessariamente passare alcuni allacciamenti. Tutt’altro.

L’avvocato Cappellano Seminara, ha in realtà tempestivamente adottato tutti i provvedimenti di sua competenza che la legge gli consentiva per rispondere sollecitamente alla esigenza che veniva sollevata, vale a dire l’attraversamento e quindi l’apposizione di una servitù, su un bene ancora solo sequestrato e, si badi bene , non ancora confiscato.
Ora le ultime notizie parlano di una scadenza entro dicembre 2009 per entrambi i problemi suesposti.

Vogliamo fare una scommessa e vincere facile?
Prima dell’anno prossimo avanzato, diciamo tarda primavera o inizio estate, non vedremo né scuola nè muro ripristinato. Vedremo se saremo stati buoni profeti.

Per arrivare all’ultima perla: il parco di Villa San Cataldo fu aperto dal sindaco Pino Fricano, e rimase fruibile per alcune settimane nel 2002 , quindi oltre sette anni fa. Sciortino non appena eletto, nel settembre del 2006 sbandierò la firma di una convenzione con la Provincia che avrebbe portato , a suo dire, in tempi rapidi all’uso del parco.Da allora si attende la cosiddetta messa in sicurezza di qualche manufatto del parco.
Nelle more, come si suol dire, malgrado la custodia della Provincia, vandali e ladri continuano a fare il bello e il cattivo tempo, mettendo in sicurezza nella villa di qualche riccone, i grandi vasi di tufo che adornavano i viali.

E noi, fiduciosi aspettiamo. Un tempo nei primi anni '80 sperammo di portarci a spasso i nostri figli.
Adesso la speranza è che ci si possa portare i nostri nipoti. Ad maiora!

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