La rivolta antipizzo si estende anche a Bagheria

La rivolta antipizzo si estende anche a Bagheria

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Forse Bagheria è alla vigilia di un mutamento epocale, e dopo la rivoluzione politica si accinge anche ad operare una rivoluzione della coscienza civica ed antimafiosa.

Sono almeno 44 gli episodi di richieste di pizzo e tentativi di estorsione che nelle indagini di Carabinieri e magistratura sono stati consegnati alle carte delle operazioni Argo e Reset, attraverso intercettazioni, pedinamenti e immagini, puntualmente riscontrate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

Di questi ben 22 hanno ammesso esplicitamente di avere ricevuto richieste di denaro o di 'prestazione di servizi' da appartenenti a vario titolo all'organizzazione mafiosa.

Sono numeri importanti per un territorio quale quello di Bagheria, in cui cosa nostra sino a ieri l'altro poteva 'orgogliosamente' affermare di non conoscere fenomeni di pentitismo.

Queste collaborazioni si stanno rivelando decisive per ricostruire il reticolo di complicità sui quali la mafia articola il proprio ruolo egemone nel territorio del mandamento bagherese.

Negli ultimi anni la situazione sta cambiando, ci sono già una mezza dozzina di collaboratori e c'è da prevedere che altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi.

Onofrio Prestigiacomo, Stefano Lo Verso, Giacomo Greco, Sergio Flamia, Vincenzo Gennaro, Benito Morsicato stanno raccontando la storia dell mafia del territorio bagherese degli ultimi trenta anni, ma anche la storia di intimidazioni e attentati nei confronti di commercianti ed imprenditori che negli ultimi anni tendevano ad estendersi a macchia d'olio ad altre categorie commerciali, con l'intensificarsi degli arresti di appartenenti all'organizzazione mafiosa.

Un tempo erano soprattutto gli imprenditori dell'edilizia che, a tappeto, in un modo o nell'altro venivano costretti a pagare il 3% di tassa sul valore dei lavori che andavano a realizzare; poi nell'ultimo quindicennio la macchia si è estesa; bar, supermercati, grosse catene commerciali, imprenditori agricoli e del terziario, più di recente agenzie di scommesse, sino al business dei grossisti di pesce.

E quando non si chiedevano soldi, si chiedevano agli imprenditori posti di lavoro o si procedeva all'imposizione di acquistare beni o servizi dagli amici.

Rispetto ai 44 casi accertati c'è da ritenere senza alcun timore di 'dare i numeri' che sono stati e sono centinaia i casi di pizzo e di estorsione che non sono venuti ancora a galla o sono in progress.

altMa come dicevamo all'inizio la situazione sta cambiando: molti tra quelli che pagavano stanno collaborando, molti tra i casi ancora sconosciuti vengono denunciati, le organizzazioni che tutelano i commercianti vessati dall'usura, dal pizzo e dalle estorioni stanno aprendo uno sportello a Bagheria per la quantità ma anche per la qualità degli imprenditori che chiedono consiglio su cosa fare.

Nelle ultime tre settimane Addio Pizzo, Libero futuro, Confcommercio, ed altre associzoni antiracket hanno portato nel nostro territorio la voce di chi non si vuole più piegare, e sono decine e decine i nuovi imprenditori che prendono contatto con i Carabinieri, mossi forse dalla paura, ma noi vogliamo pensare anche dalla speranza, che il lavoro investigativo porti alla luce episodi e storie sinora ignote alla giustizia.

L'ultimo pentimento quello di Benito Morsicato, pur nella dimensione non eccelsa, mafiosamente parlando, del personaggio, purtuttavia è di quelle collaborazioni che può dire molto sulla organizzazione dei fenomeni intimidatori, auto e mezzi bruciati, avvertimenti e quant'altro, da parte della direzione strategica della mafia.

 

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