Sempre ringraziando, continueremo sempre a ringraziare.....

Sempre ringraziando, continueremo sempre a ringraziare.....

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Erano migliori o peggiori i politici di prima rispetto a quelli di oggi?
Ce lo chiediamo, e ce lo chiedono, spesso.
E siamo arrivati alla conclusione che erano diversi: mediamente con una scolarità più bassa, perchè adesso sono quasi tutti diplomati o laureati.


Non meno colti però: allora erano tanti quelli dotati e intelligenti che erano costretti a lasciare gli studi, perché due buone braccia servivano, per aiutare la famiglia, mentre oggi anche i più tonti arrivano ad arraffare un diploma.
In compenso però si leggeva più di oggi, e si coltivavano passioni quali il cinema, la musica lirica o sinfonica e i dibattiti culturali, molto più di oggi.

C’era anche una maggiore passione politica, c’era una identità e un senso di appartenenza più forte, come più forte era il senso delle istituzioni, anche se i vizi della politica e dei politici sono sostanzialmente sempre gli stessi.

Promesse facili, demagogìa tanta, clientelismo sfrenato, risultati pochi, attaccamento morboso alle poltrone e al potere, uso disinvolto delle risorse pubbliche, e qua ci fermiamo, perché poi, secondo la celebre battuta del dottore Randazzo nel film Jonnhy Stecchino, “ si va sul penale”.

Per questo vogliamo ricordare qualche episodio e qualche personaggio della politica di un tempo.

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Siamo nei primi anni ‘80, quasi trenta anni fa; ad Aspra non c’era ancora il depuratore, ma ad ammorbare l’aria e intossicare i polmoni, ci pensava la OLII EROS, del signor Lo Bianco di Caccamo, azienda che produceva olio di sansa; la sansa, come è noto è quanto rimane della pasta delle olive dopo la prima spremitura; e per sovrappiù riutilizzandola, dopo l’ulteriore spremitura, (la cosiddetta sansa “esausta” ) come combustibile per gli impianti.

Insomma un bel pastrocchio ecologico-ambientale.

Gli asparuoti protestavano soprattutto quando nel periodo della molitura delle olive, i venti ricacciavano sul centro abitato quei fumi tossici, emessi dalle alte ciminiere dell’oleificio.
Quindi delegazioni, proteste e scioperi, e fu in quegli anni che prese corpo l’unico serio tentativo di fare di Aspra un comune autonomo, anche se la fine si dovettero contentare di un più modesto consiglio di quartiere, come si chiamava allora.
Nell’occasione che ricordiamo le proteste portarono alla convocazione straordinaria del consiglio comunale di Bagheria.
Un fatto storico, se si pensa che, a quei tempi il consiglio si riuniva, se andava bene, ogni due tre mesi.
Quando arrivò il momento, aula consiliare colma sino all’inverosimile, centinaia e centinaia di asprensi: uomini, donne, grandi e piccini stipati nell’aula, nei corridoi, nelle scale, ovunque.

Clima di tensione, e paura che la protesta potesse degenerare.


I consiglieri dell’opposizione pronti a dare, come demmo, battaglia.
Per avere però un’idea dei rapporti di forza politici ,occorre ricordare, che ad Aspra su circa 2000 voti validi, la Democrazia Cristiana ne prendeva quasi 1.500, qualche centinaio tra socialisti , repubblicani e missini, poco meno di 100 i comunisti.
Per noi era quindi una occasione importante, almeno così credevamo, per mettere in difficoltà il partito di governo, la mitica “balena bianca”.

Inizia il dibattito,
che allora era il sindaco a presiedere, e secondo procedure non scritte, dal partito più piccolo al più forte gli oratori si alternavano sul podio, e a seconda della loro posizione politica difendevano o attaccavano l’Amministrazione: gli asparuoti, e questo fu il primo campanello d’allarme, applaudivano imparzialmente tutti, mettendo tutti, maggioranza e opposizione sullo stesso piano, anche se a dire il vero gli applausi più convinti erano andati al Movimento Sociale e al Partito Comunista.

Si avvia verso il podio per ultimo, il capogruppo della Democrazia Cristiana, il partito veramente responsabile di quella situazione, perché gli impianti della Olii Eros non venivano di fatto mai ispezionati, da parte delle autorità sanitarie, allora comunali, , per controllarne il regolare funzionamento.

Grande silenzio e grande attesa per quanto dirà.


L’oratore la prende alla larga e comincia dalla fine, cioè dai ringraziamenti: Ringrazio il sindaco - esordisce - per avere voluto convocare questa bella e partecipata assemblea cittadina; ringrazio gli assessori che con la loro presenza danno lustro a questa seduta; ringrazio i consiglieri presenti di maggioranza e di opposizione per l'attenzione e l'interesse con la quale seguono gli interventi; ringrazio il Capitano dei carabinieri e il Dirigente del Commissariato per averci onorato stasera della loro autorevole presenza (leggero inchino degli interessati); ringrazio -continuava imperterrito il nostro - i capigruppo dei partiti per le belle e sentite parole che hanno dette, e che - aggiunge rivolto al sindaco - La invito a tenere nel giusto conto; ringrazio le centinaia di persone che sono venute stasera a trovarci, facendo anche sacrifici, perché stanno ritardando la cena, e che stanno democraticamente ad ascoltarci, ed infine e citiamo testualmente “ringraziando, ringraziando noi continuiamo e continueremo sempre a ringraziare”, a voce via via sempre più alta come a chiudere un comizio.

Voi non ci crederete: fu un osanna, un tripudio, un trionfo, un' apoteosi; un uragano e una marea di applausi “asparuoti” e di grida d'incitamento sommerse l’oratore, che, visibilmente commosso e compiaciuto ritornò sul suo scranno.

Il sindaco prese atto e il consiglio finì lì.

E fu così che si chiuse la seduta in cui dovevamo mettere in croce la D.C.; finì che fummo noi a mettere una croce sul tentativo di portare gli asparuoti verso la retta via...

E mentre si andava via il nostro capogruppo, il carissimo e sempre presente nella nostra memoria Peppino Speciale, incrociando il suo omonimo, capogruppo della D.C., non potè fare a meno di sbottare e di apostrofarlo:

”Fifiddu, a virità è ca tu si 'nfasciafraschi e ‘ncrucchiaviddichi”.


E Fifiddu di rimando: “Cucinu Pippinu, a virità è ca tu, l’asparuoti, unni i canusci, comu i canuscemu nuatri”.

Parole vere e sante.

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