Due stabilimenti industriali, un impianto di calcestruzzi, quattro edifici adibiti ad uffici, 14 appartamenti a Bagheria, due ville ad Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi, 22 magazzini, altrettanti terreni edificabili, 28 auto, 21 veicoli industriali, una barca,147 rapporti bancari.
Una stima prudente fa ascendere il valore di questi beni ad oltre 500 milioni di euro, se si pensa che in un solo conto corrente i magistrati trovarono nel 2003 al momento dell'arresto 44 milioni di euro di liquidità.
Beni che con una sentenza della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduto da Cesare Vincenti, sono state confiscate , e passeranno dunque, se la sentenza verrà confermata inn Cassazione, allo Stato.
Questi beni sinora sono stati sotto sequestro giudiziario amministrati dal dr. Andrea Dara.
L'avvocato di Aiello, Sergio Monaco, che ha tentato con una perizia di parte di dimostrare la "compatibilità di questi beni con il reddito che il suo assistito realizzava lecitamente con il suo lavoro, ha preannunciato appello.
La Cassazione aveva dichiarato inammissibile anche una richiesta di spostamento del processo da Palermo per "legittima suspicione"
Il presidente Cesare Vincenti ha invece accolto le tesi dell'accusa, sostenuta dall'ex procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e dal sostituto Dario Scaletta, che Aiello avrebbe invece gestito denaro di mafia e che gli ulteriori arricchimenti fossero il frutto di un patto scellerato con una serie di autorità sanitarie oltre che con l'allora presidente della Regione Totò Cuffaro che gli consenti la corresponsione di rimborsi non previsti,e artatamente sovrastimati, con tariffe "ad personam".
Le indagini su Aiello scaturirono dalle dichiarazioni del pentito di Caccamo Antonino Giuffrè e coinvolsero poi i due marescialli Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo ed il maresciallo-deputato Antonio Borzacchelli tutti condannati in primo grado, nel procedimento "Talpe".
Nella foto di copertina: un gruppo di dipendenti dell'ATI group durante una manifestazione di protesta