"Dal Papa ci aspettiamo una parola di fiducia e di incoraggiamento"

"Dal Papa ci aspettiamo una parola di fiducia e di incoraggiamento"

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Abbiamo ritenuto importante alla vigilia della visita del Papa Benedetto XVI a Palermo di ascoltare Padre Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa, ed attento osservatore dei problemi della società di oggi

Domenica 3 Ottobre il Papa Benedetto XVI in visita a Palermo: quale è il valore di questo evento?


Il valore dipenderà da ciò che il papa dirà. I vescovi hanno voluto questo momento perché il Papa dicesse qualcosa di incoraggiante per la Chiesa in Sicilia. In questo momento la Sicilia ha bisogno di riflessione, di speranza. Anche la Chiesa non ha più la forza profetica che dovrebbe avere.


Anche Lei talvolta ha avvertito su questa difficoltà della Chiesa di aprirsi verso il nuovo, verso il diverso?

Perché secondo me è subentrata un po' di paura. La società si allontana sempre più dalla vita ecclesiale. Da parte nostra, pare che ci si limiti ad affermare dei principi, senza addentrarci nei problemi della gente. Certo la gente si allontana anche per altri motivi. Ma la Chiesa non deve voltarsi dall'altra parte, deve avere la capacità di dialogare e di capire il mondo che cambia.

La Chiesa e i preti pedofili: il Papa Benedetto XVI ha chiesto scusa ed è stato molto netto su questo punto. E' stata rimarginata questa ferita tra la Chiesa e la società?

Io spero che si rimargini. Il papa ha detto che le vittime dei pedofili sono dei martiri. Ancora peggio è quando i bambini rimangono vittime di quelli che dovrebbero essere degli educatori, delle figure di riferimento. Dunque la Chiesa non deve soltanto condannare, ma fare una profonda riflessione: la Chiesa deve capire come sia stato possibile che questi errori siano accaduti.

Parliamo di una delle piaghe che attanaglia la Sicilia: la mafia. Pensa Lei che il Papa Benedetto XVI così come Papa Giovanni Paolo II nel 1996, debba intervenire su questo punto, e che debba dire qualcosa sul sacrificio di Padre Puglisi?

Io mi auguro che Benedetto XVI dica una parola chiara sulla mafia , perché anche all'interno della Chiesa c'è un affievolimento su questa problematica. Anche perché non essendosi più verificati omicidi eclatanti l'attenzione generale è scemata. Io invece sono convinto che quello della mafia è un problema ancora aperto.

Possiamo vederlo ogni giorno: non c'è sviluppo. La mafia tende ad affliggere il tessuto produttivo con un sistema oppressivo e clientelare. Il Papa deve ricordare con forza e chiarezza il martirio di Padre Pino Puglisi, parroco di frontiera, ucciso dalla mafia.

Lei nel 1983, assieme ai presbiteri della provincia di Palermo, fu promotore di un documento che fece epoca, e che segnò una vera svolta nel giudizio che la Chiesa dava sulla mafia,e sui rapporti con la politica. " Basta con politici ai funerali dei mafiosi" era il titolo di quel documento.
Cosa è cambiato da allora?

Quello fu un segnale importante anche s e non accolto da tutti, perché coinvolgeva l'intera società nella lotta contro la mafia. Finalmente la lotta contro la mafia non era più la battaglia di una sola parte politica, ma di quanti avevano preso coscienza del problema al di là di schieramenti politici e sociali.

La marcia Bagheria-Casteldaccia del 1983 che coinvolse migliaia di giovani studenti di braccianti, di operai, di semplici cittadini, di credenti e non, e di partiti diversim fece capire che la mafia è una forma di schiavitù per la nostra terra: quella marcia rappresentò la ribellione alla guerra di mafia che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Oggi quell'attenzione e quella tensione si è affievolita.

Sì, è vero, ci sono gruppi di giovani e meno giovani a Bagheria ed altrove che mantengono fermo questo impegno contro la mafia, ma quello che manca è la coralità che si realizzò in quegli anni.

Padre Stabile , Lei ha festeggiato, qualche settimana fa settanta anni.
Ha attraversato larga parte del secolo scorso ed uno scorcio di quello attuale. Ha conosciuto la Chiesa del cardinale di Palermo Ernesto Ruffini, molto prudente se non addirittura silente sul tema della mafia. Cosa è cambiato da allora?

Veda, allora c'era la paura del comunismo,e questo portò ad una politicizzazione del tessuto ecclesiale. Tutto era improntato al rapporto amico-nemico, oggi venuto meno.
In mezzo c'è il Concilio Vaticano II che ha liberato la Chiesa dalla paura indirizzandola al dialogo, cioè alla capacità di capire, di ascoltare anche le ragioni degli altri.
Così ci siamo resi conto che il pericolo per la nostra terra non era più il comunismo, ma la mafia.

Con il comunismo avevamo anzi dei valori comuni, la solidarietà, il riscatto dei più deboli e degli oppressi, ci dividevano la dittatura che in quei paesi fu instaurata e l'eccessiva ideologizzazione.
Poi ci si è resi conto che si poteva intraprendere un cammino comune e noi giovani preti dialogavamo con chiunque.

Alla Chiesa non poteva interessare la guerra contro il nemico, ma il dialogo con l'altro. Noi siamo figli del Concilio, Don Pino Puglisi era figlio del Concilio. Con il Concilio diventa centrale la parola di Gesù Cristo, perché è attraverso la parola del Vangelo che si misura e si giudica tutto il resto.

 

 

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