Anche il professore Peppino Russo se ne è andato- di A.Gargano

Anche il professore Peppino Russo se ne è andato- di A.Gargano

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Ha deciso che il momento era arrivato: troppo grandi le sofferenze, soprattutto negli ultimi mesi. Dieci anni di dialisi lo avevano prostrato nel fisico, ma nella mente era rimasto lucidissimo, pronto a scambiare, ancora ieri con i familiari, qualche battuta scherzosa, memore del suo spirito finemente ironico.

Ha semplicemente rifiutato il cibo, e nelle condizioni precarie in cui si trovava questo fatto ha agito d'innesco per una serie di reazione a catena che hanno avuto come conseguenza la sua fine, scelta e deliberata.
Era nato a Butera Peppino Russo, che il 13 aprile avrebbe compiuto 87 anni: di famiglia modesta, aveva fatto sacrifici enormi per frequentare le scuole e quindi la facoltà di matematica all'Università di Catania, da cui si dovette però allontanare; venne a Palermo ed a vivere a Bagheria ritrovando il filo della suo paese d'origine in una città che proprio i principi di Butera avevano, forse involontariamente, fondato, e dove si ritrova dopo la laurea nel 1948.

La festa di laurea, al tempo impossibile considerate le ristrettezze economiche, gliela faranno a sorpresa e cinquanta anni dopo, i figli.

Viene in contatto con quegli esponenti allora veramente coraggiosi animati dagli ideali del socialismo e speranzosi del sol dell'avvenire, che allora a Bagheria si chiamavano  Ignazio Buttitta, Paolo Aiello "u siddunaru", Gino Lo Giudice, Peppino Speciale, Masino Scaduto, Nino Cirrincione, Mimmo e Ignazio Drago, Nino Gambino, Silvestre Scardina, Agostino Aiello e l'elenco potrebbe continuare per qualche centinaio di righe.

Faremmo più facilmente a scrivere i nomi di chi resta.

Erano intellettuali, professionisti, artigiani, braccianti, che coltivavano un sogno: una società più umana più giusta, senza sfruttatori né sfruttati, insomma in una parola sola : il comunismo. Sogno ? utopia? Forse. Però ci credevano e per questo obiettivo si battevano dentro e fuori le istituzioni.

Peppino Russo diventa un dirigente di questo grande movimento di popolo.

La sua cultura e la sua passione politica lo portano ad emergere ed a rappresentare assieme a Ignazio Buttitta, Peppino Speciale, Nicola Stallone, Mimmo Drago, Nino Cirrincione quelli che un tempo si definivano gli intellettuali "organici" alla classe operaia. Erano il nostro fiore all'occhiello, la prova vivente che la classe lavoratrice, gli ultimi della terra, ( i "campagnuoli" come venivano quasi con una punta di disprezzo chiamati a Bagheria), era la classe portatrice di valori generali, nei quali coinvolgere anche la borghesia colta e avveduta.

Giuseppe Russo percorre di pari passo la carriera accademica e quella politica: a Bagheria viene eletto consigliere comunale del partito Comunista nel 1958, rieletto nel 1963, e quando nel 1966 nel fronte moderato si apre una breccia, mettendo assieme il gruppo comunista allora forte di undici consiglieri, assieme d un gruppo di persone perbene, ricordiamo il dottore Masino Di Leonardo, il dottore Pietro Belvedere, il dottore Pietro Lo Cascio, l'avv. Aurelio D'Amico, ecc.... e un gruppo di transfughi democristiani, viene eletto sindaco di Bagheria.

Dura lo spazio di una estate, poco più di tre mesi la giunta presieduta dal sindaco comunista Peppino Russo, ma sono sufficienti per fare approvare al consiglio la nomina di una commissione di indagine sugli scandali urbanistici dei primi anni '60, con Peppino Speciale presidente, assessore all'urbanistica Antonio Martorana, e Vincenzo Drago, vero animatore e motore della Commissione, che in pochi mesi produce una corposa relazione sugli illeciti urbanistici, che andrà ad alimentare una indagine dell'allora pubblico ministero Rocco Chinnici, che nel 1970 consentirà il rinvio a giudizio di politici, tecnici e funzionari comunali che andranno a processo.

Quel sindaco e quella giunta guidata da Peppino Russo rappresentarono per decenni nell'immaginario collettivo di migliaia di braccianti e di lavoratori bagheresi il momento più alto e significativo di rappresentanza della volontà popolare nelle istituzioni di governo locale.

In quel periodo Peppino Russo in forza del suo prestigio e del suo carisma viene anche in più occasioni candidato al Senato della Repubblica nel collegio Bagheria-Corleone, forse il peggiore della Sicilia per il partito comunista, ottenendo però a Bagheria e nel circondario sempre una messe di voti.

Rieletto nel 1969 in consiglio è protagonista assieme a Nicola Stallone di un episodio di grande generosità politica, oggi inimmaginabile.

Il Partito comunista aveva candidato tre capilista: un comunista Peppino Speciale, un indipendente di sinistra, se non andiamo errati Pietro Lo Cascio, ed un socialista del PSIUP, Pietro Rotino, con l'impegno politico di portarli tutti e tre in consiglio comunale.

I conti si rivelarono sbagliati: in quel voto del novembre del 1968 il partito comunista arretrò, scendendo da undici a otto consiglieri.

Il terzo capolista, Rotino, non fu eletto, e risultò addirittura il secondo dei non eletti. Bene: il partito chiese allora un "sacrificio" al professore Russo, e al dottore Stallone che si dimisero in sequenza per consentire l'ingresso in consiglio comunale di Pietro Rotino.

Entrambi senza battere ciglio aderirono alla richiesta.

Credo che questo gesto possa essere assunto come testimonianza di un modo di fare e di credere nelle politica, di cui ahimè non c'è più traccia.

Negli anni successivi , per oltre vent'anni mise le sue competenze a disposizione di quella che allora era una grande azienda costruita dai e per i lavoratori, la Cooperativa edile "La Sicilia" , cu cui fu amministratore e revisore.
Quindi all'inizio degli anni '80 indicato dal Partito Comunista a rappresentarlo all'interno dei Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale, compito cui attese con grande scrupolo.
Ha dato tanto ai suoi quasi concittadini Peppino Russo, così come abbiamo detto di altri due uomini mancati in queste ultime due settimane, Salvatore Provenzani e Nino Cirrincione.
E soprattutto ha dato tanto ai più deboli, a quelli che un tempo erano considerati gli ultimi della società: gli ha dato la sua intelligenza, il suo spirito di sacrificio, il suo impegno, gli ha dato una speranza, gli ha dato gli strumenti della conoscenza per farli crescere, ed è stato esempio di valori veri.

La politica come servizio: principio facile a dirsi, ma difficilissimo a praticarsi

Anche negli anni '70 quando un inevitabile conflitto si aprì anche a Bagheria con la generazione più giovane, fu tra quelli che con la sua lungimiranza e la sua attenzione cercò sempre di capire e di sanare i motivi delle divisioni.
Lo ricorderemo sempre: e vogliamo finire ricordandone una delle sue smisurate passioni, quella per il mare, inconsueta per un uomo che veniva dai paesi dell'entroterra siciliano.
Ad Aspra o a Capo Zafferano, il professore Russo, così lo chiamavamo, con gli occhiali e il coltello da sub stare ore e ore a setacciare il mare a ridosso degli scogli per riempire il suo retino di muccuni, patelle e granchiolini.

Addio, Peppino!

 

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