Lo sfincione prodotto De.C.O.? e perchè no?- di LaboratorioB

Lo sfincione prodotto De.C.O.? e perchè no?- di LaboratorioB

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Bagheria versa in uno stato di degrado culturale, economico e sociale che ci fa vedere le imminenti elezioni amministrative

come un'opportunità di cambiamento quanto mai necessaria. Per troppo tempo la nostra città, attanagliata da una radicata e cancerogena presenza mafiosa, ha vissuto - e vive - un letargo che ha visto di fatto mortificare ogni aspirazione ad un sano sviluppo e il sacrosanto diritto a vivere in una dimensione di normalità.

E in questo contesto di profonda disillusione e scoraggiamento, il LaboratorioB vuole concentrarsi (come promesso a noi stessi e a Bagheria il giorno della nostra nascita) sull'elaborazione e la proposta di soluzioni che possano contribuire ad un sano sviluppo del nostro paese.

Bagheria ha enormi potenzialità che, di fatto, non sono sfruttate: la nostra storia, la nostra cultura, la straordinaria ricchezza del nostro territorio, sono tutti punti di forza su cui dobbiamo fare leva per ripartire.

Un primo esempio di sviluppo, attiene a quella che è la prima industria mondiale per fatturato, il turismo, capace di attivare positivamente il moltiplicatore keynesiano tanto utile alla nostra economia.
Ci sono flussi turistici che si snodano tra spiagge sovraffollate, villaggi organizzati, navi da crociera e ingorghi autostradali.

E flussi, in continua crescita, che guardano ai luoghi carichi di storia, di tradizioni, di cultura e di buona tavola, ovvero, alle "comunità locali" che non sono più solo sedi organizzative, per lo più subordinate, delle attività ricettive e dei servizi, ma soggetti che intervengono direttamente nel definire la vacanza, fornendo ad essa opportunità e significati originali.

Un turismo, questo, che potrebbe vedere Bagheria come meta privilegiata: il nostro clima, la presenza del mare, la strategica posizione territoriale posta tra le mete di Palermo e Cefalù, lo straordinario patrimonio monumentale e la nostra sopraffina gastronomia sono tutti ingredienti che, se corredati dei servizi integrati necessari in termini di ricettività, trasporto, organizzazione di eventi culturali e gastronomici, solo per fare alcuni esempi, potrebbero garantire l'inserimento della nostra città nei circuiti nazionali ed internazionali.

Ciò ovviamente significa che le nostre spiagge e le nostre strade dovrebbero essere più pulite dei nostri salotti di casa, che le ville e i musei di città dovrebbero essere dotati di quei servizi di ristoro e accoglienza che garantiscono l'afflusso dei visitatori, che gli eventi d'arte e cultura dovrebbero avere priorità su attività di intrattenimento mancanti di appeal per i visitatori, che Aspra dovrebbe essere valorizzata come località marinara vera e propria e non come mero luogo di passeggiata serale per le famiglie dello hinterland.

Tra le innumerevoli risorse presenti sul territorio, capace di suscitare motivi di forte attrazione, è senza dubbio la gastronomia.

Se, infatti, i piatti che ogni giorno si consumano nelle diverse parti del Mondo sono sempre più simili, contemporaneamente si è affermata la ricerca del cibo tradizionale o tipicamente locale, che come tale assume una sua importanza in quanto espressione della cultura di uno specifico territorio.

In questa prospettiva, la gastronomia svolge la funzione di comunicare una tradizione, di generare valore nel territorio e di attrarre l'interesse dei viaggiatori e dei media, distribuendo peraltro inaspettate ricchezze nel territorio. In sostanza, la gastronomia è stata paragonata al linguaggio: come questo, essa possiede vocaboli (i prodotti e gli ingredienti) che si organizzano secondo regole di grammatica (le ricette che danno valore agli ingredienti trasformandoli in pietanze) e di retorica (i comportamenti conviviali).

L'analogia non funziona solo sul piano tecnico-strutturale, ma anche per i valori simbolici di cui entrambi i sistemi sono portatori: esattamente come il linguaggio, l'attività culinaria contiene ed esprime la cultura di chi la pratica, è depositaria delle tradizioni e dell'identità di gruppo.

LaboratorioB ritiene che un primo passo in tal senso, potrebbe essere quello di tutelare i piatti tipici della cucina bagherese.

Per esempio, lo sfincione bagherese potrebbe ottenere la c.d. Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.), un marchio di qualità che, scongiurando forme di alterazione, falsificazione ed estinzione del prodotto, gli conferisce, con un iter burocratico semplificato e meno costoso dei più noti marchi Dop e Igp, riconoscibilità e quindi maggiori chance di valorizzazione-promozione-commercializzazione.

La Denominazione Comunale di Origine non fa altro che leggere e comprendere le potenzialità e le necessità di molte realtà territoriali esistenti oggi in Italia, Bagheria compresa:

-o l'esistenza di produzioni agroalimentari locali la cui qualità è indiscussa e la cui rinomanza e rilevanza in termini d'identificazione con il territorio è elevata e, pertanto, suscettibile di esprimere importanti ricadute sullo sviluppo e sulla promozione dello stesso;
-o la richiesta di certificazione comunitaria riguarda un numero limitato di prodotti rispetto all'ingente patrimonio alimentare locale, poiché finalizzata esclusivamente a scopi imprenditoriali.

Quanto LaboratorioB presenta è solo un esempio delle innumerevoli iniziative che potrebbero essere realizzate e delle quali la politica dovrebbe occuparsi per dare a Bagheria la speranza di una rinascita economica e culturale. Bisogna farla finita col parlare e scrivere solamente di cose che non vanno, dei problemi che ormai da decenni soffocano la città, provocando nei cittadini sfiducia e disaffezione per Bagheria.

Insomma, è giunto il momento di abbandonare sia lo scoramento sia la sete di affari da realizzare a spese dei bagheresi e di Bagheria e cominciare a mettere su una classe politica capace e operosa, rimboccarsi le maniche e iniziare a lavorare sperimentando una rinascita bagherese.

LaboratorioB