Cronaca

La vicenda dolorosa raccontata sul 'Giornale di Sicilia' in edicola oggi, è iniziata 40 anni fa, allorchè N.B. oggi 67 anni, fu ricoverata al policlinico di Palermo e subì delle trasfusioni, in seguito alle quali si ammalò di epatite C.

Oggi la 3 sezione civile del Tribunale di Palermo ha condannato il Ministero della salute a rifondere la donna con un indennizzo di 36.000 euro, oltre 7.100 di spese legali. 

Ad assisterla sono stati gli avvocati Giancarlo Sciortino e Valeria Balistreri.

La donna nel 1999, quindi ben 25 anni dopo le trasfusioni, cominciò a manifestare uno stato di malessere, che la costrinsero a fare una serie di accertamenti e analisi da cui risultò la sua positività al virus dell'apatite C.

altNel 2001 la commissione medica dell'Ospedale militare riconobbe il rapporto causa-effetto tra le trasfusioni subite 25 anni prima e l'insorgenza della patologia infettiva.

Anche la perizia d'ufficio disposta dal Tribunale ha confermato non solo che la terapia trasfusionale fosse compatibile con la patologia emersa anche dopo tanto tempo, ma che non esistessero altre cause di rischio biologico o genetico che abbiano potuto favorire l'insorgenza della patologia.

L'indennizzo  stato calcolato tenendo presenti diversi parametri, dall'invalidità residuale, all'età in cui la paziente scopri di avere contratto la malattia, alle sofferenze psicofosiche patite in conseguenza dell'assenza delle necessarie cautele che il Ministero avrebbe dovuto disporre per prevenire il rischio di contagio.

 

In ordine alle affermazioni fatte dal sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e dal responsabile dell'urbanistica ing. Vincenzo Aiello, che testualmente riportiamo dal sito del comune:

“Intanto mi preme sottolineare che un giornale on line locale ha scritto una cosa non corretta dice il sindaco non è vero infatti quanto scritto da BagheriaNews che cito: “la variante di ampliamento, da anni in gestazione che non viene recepita nel nuovo schema di piano regolatore generale”. E’ vero esattamente il contrario”.

Il nuovo piano regolatore ha previsto l’ampliamento del cimitero sin dalla data del 30 giugno 2012; il nuovo PRG è stato consegnato appunto il 30 giugno 2012 – spiega Vincenzo Aiello, responsabile Ufficio del Piano – e già a quella data il piano aveva previsto l’ampliamento del cimitero”.

Su queste affermazioni ci corre l'obbligo di fare delle precisazioni.

Si ritenne intorno al 2006-2007 di appaltare all'esterno l'incarico del project financing per progettare la variante di ampliamento del cimitero, su disposizione firmata  dall'allora responsabile della sezione urbanistica dr.ssa Marina Marino.

L'esame della variante ha seguito il normale iter procedurale e il rilascio dei necessari nulla osta: l'ipotesi di progetto pressocchè perfezionata in tutti i passaggi, fu consegnata 'brevi manu' all'ingegnere Vincenzo Aiello, che peraltro in diverse occasioni e nelle competenti commissioni, assessore ai Lavori pubblici Gino Di Stefano, aveva portato il proprio contributo alla discussione.

E' anche vero che la variante non approdò mai in consiglio comunale e l'atto è quindi formalmente inesistente e che quindi non potè avvenire una trasmissione formale con tanto di lettera di accompagnamento della variante al responsabile dell'Urbanistica ing. Aiello.

In questo senso affermiamo che la variante non è stata 'calata' nella ipotesi di revisione del piano regolatore generale di recente adottato.

Nel frattempo, a partire dal giugno del 2010, intervennero tutte le note vicende circa l'annullamento del Piano regolatore generale che esitarono in un incarico di redazione della revisione generale del piano regolatore affidato dal sindaco Lo Meo agli uffici comunali; vero è che nel nuovo Piano regolatore generale è previsto l'ampliamento del cimitero comunale, e non potrebbe essere altrimenti, come è vero che nel dibattito del 21 marzo 2014  che si concluse con la sfiducia a Lo Meo, il consigliere Gino Di Stefano, supportato da altri consiglieri, affermò che nel PRG adottato le previsioni circa l'ampliamento del cimitero erano state influenzate da interessi privati, tirando esplicitamente in ballo parentele del sindaco Lo Meo.

Se la memoria non ci inganna l'intera vicenda, variante cimitero, è stata anche oggetto di una interrogazione presentata dal partito democratico qualche settimana prima della sfiducia a Lo Meo.

In ogni caso ci faremo carico con il tempo di andare a recuperare tutte le carte per metterle sul tavolo e capire e far capire se insabbiamento ci sia stato o no.

bagherianews.com  il direttore  responsabile   Angelo Gargano

 

Controlli e perquisizioni anti droga sono stati compiuti dalla Polizia Municipale di Ficarazzi nel corso di un'operazione congiunta alla locale stazione dei Carabinieri, nella notte tra lunedi 30 giugno e martedì 1 luglio.

L'intervento è stato finalizzato alla lotta del narcotraffico che sta coinvolgendo il territorio comunale ed è consistito in controlli preventivi presso le piazze principali di Ficarazzi e in un posto di blocco nelle vicinanze di Piazza Macchiarella.

Intanto, dr. Filippo Oliveri, comandante della Polizia Municipale di Ficarazzi non esclude la possibilità di altri interventi nel tentativo di sgominare bande di spacciatori, che operano sul territorio.

Secondo l'amministrazione Martorana l'operazione contro il narcotraffico a Ficarazzi si traduce in segni di civiltà e di riserbo che l'istituzione comunale vuole lanciare alla cittadinanza, grazie all'operato attento dell'arma dei Carabinieri e della Polizia Municipale.
''... Mi congratulo con fierezza con la PM e l'arma dei Carabinieri per la loro insistente presenza sul territorio contro il piccolo narcotraffico...'', ha chiosato il sindaco, Avv. Paolo Francesco Martorana, a proposito di operazioni come queste, volte a stabilire i normali parametri di civiltà e legalità di un territorio.

 

Maria Luisa Domino
Ufficio Stampa
Comune di Ficarazzi

 

La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato, in città e in provincia, tre ristoranti, un’impresa di costruzioni, villini e terreni, oltre a disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro.

Il provvedimento, eseguito su ordine della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, ha riguardato due soggetti.

Il primo è un sessantaduenne originario di Torretta (PA), già arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, nel marzo 2010, nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Architetto”. Lo stesso aveva subito un sequestro di beni nel 2012 ed era stato ancora prima coinvolto in inchieste per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e tratto in arresto, nel 1988, nell’ambito dell’operazione “Iron Tower”.

Il secondo è il fratello del primo: condannato in via definitiva nel 2010 a sette anni di reclusione, per traffico di stupefacenti, è attualmente imputato di “associazione a delinquere di stampo mafioso” dinanzi alla Corte di Appello di Palermo, presso la quale è stata impugnata la sentenza di assoluzione emessa in primo grado.

Il sequestro ha riguardato beni ed attività economiche intestate a congiunti e familiari dei due ma di fatto riconducibili a questi ultimi. Infatti, gli accertamenti eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, uniti agli elementi indiziari acquisiti in vari procedimenti penali agli atti della locale Procura, tra cui anche dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato come le disponibilità siano da considerarsi frutto di attività illecite o del reimpiego dei relativi proventi, visto che i redditi dichiarati dai rispettivi nuclei familiari sono risultati palesemente sproporzionati rispetto al valore dei beni e delle attività commerciali possedute.
 

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