Cronaca

Stanotte, a nove mesi esatti dall’ultima retata, gli agenti della sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno chiuso il cerchio su altri otto presunti affiliati accusati di mafia ed estorsioni.

Tra gli arrestati c’è pure un minorenne: il suo ruolo nell’organizzazione, con tutti i dettagli del blitz, saranno delineati dagli investigatori in una conferenza stampa che si terrà alle 10.30 negli uffici della Squadra mobile alla presenza del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e del questore Nicola Zito.

L’operazione di oggi, denominata «Agrìon», è in qualche modo un seguito delle inchieste Atropos (ottobre 2012) e Atropos 2 (marzo 2013) che finora hanno portato all’arresto di una cinquantina di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi.

Tra queste, figurano anche gli ultimi vertici del mandamento, come Franco Picone e il suo braccio destro Fabio Chiovaro (che finirono in cella lo scorso anno con altre 40 persone) e il loro successore, Renzo Lo Nigro, arrestato a marzo.

Durante le indagini gli investigatori hanno fatto piena luce su un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore e sulla violentissima rappresaglia compiuta che ha coinvolto anche un parente della vittima, pestati a sangue a colpi di mazza per essersi rifiutati di pagare il pizzo.

Martedì scorso tra i vicoli della Noce e di Altarello due uomini armati di pistola hanno seminato il panico, raggiungendo un artigiano e sparandogli a una gamba.

L’uomo, Vincenzo Di Cristina, di 56 anni, il 16 novembre aveva già subìto un avvertimento in via Scillato, davanti casa sua, dove qualcuno gli bruciò l’auto. L’allarme in Procura è scattato quando oltre ai suoi precedenti sono stati analizzati anche quelli del figlio, arrestato nella retata di marzo con l’accusa di essere l’autista di Lo Nigro.

Assieme al falegname Giuseppe Castelluccio, 37 anni, considerato il nuovo capofamiglia, sono finiti in carcere Carlo Russo, Giovanni Buscemi, Marco Neri, Angelo De Stefano, Massimiliano Di Majo e il marocchino Chercki El Gana. 

Assieme a lui, il G.U.P. Gugliemo Nicastro, dopo due sole udienze, ha rinviato a giudizio la moglie Concetta Argento, la segretaria Stefania Scaduto, l'ex assessore regionale al Territorio Luigi Gentile, e l'ex direttore regionale dell'agenzia per l'impiego Rino Lo Nigro, fissando la prima udienza del processo il 4 marzo 2014, davanti alla IV sezione del Tribunale penale di Palermo.

Rimane fuori dal giudizio in questa fase Francesco Riggio ex presidente del Ciapi, la cui posizione, per un difetto di notifica, è stata stralciata, ma che potrebbe essere riunito al procedimento principale, se in futuro,  superata la questione procedurale, un altro G.U.P dovesse deciderne il rinvio a giudizio.

Fuori dal processo Domenico Di Carlo, ex rappresentante del Consorzio ASI, che ha ottenuto il rito abbreviato re l'ex assessore al terirtorio Gian Maria Sparma, che ha patteggiato un anno e sei mesi, dopo avere ammesso le proprie responsabilità.

L'indagine ruota attorno a 5.000.000 di euro che il manager Fausto Giacchetto, grazie alla compiacenza, o addiruttura la complicità, di politici e dirigenti regionali, sarebbe riuscito a pilotare verso le aziende di comunicazione che a lui facevano riferimento.

Gli imputati sono a vario titolo accusati di associazione a delinquere, truffa e falso in atto pubblico.

Attualmente Giacchetto si trova agli arresti domiciliari.

Sono ben nove i computer che ignoti hanno trafugato  dal comune di Bagheria, non è ancora chiaro se nella notte di venerdì o di sabato. Ad essere presi di mira sono stati l'Ufficio legale dove sono stati rubati i due computer in dotazione, e l'Ufficio Tasse dove ben sette computer hanno preso il volo assieme ad alcune unità di memoria.

In questo momento gli uomini della Polizia scientifica ede l Commissariato di Bagheria stanno facendo i rilievi per verificare la presenza di impronte digitali o comunque di tracce o elementi utili per risalire agli autori del gesto.

Diverse le ipootesi su come e quando possa esere stato realizzato il furto: ad accorgersene stamattina sono stati gli impiegati degli uffici coinvolti, ma nulla esclude che l'azione criminosa possa essere stata perpetrata già nella notte di venerdì.

Secondo i primi accertamenti i ladri dopo avere svuotato sui pavimenti degli uffici  i sacchi neri della spazzatura li hanno utilizzati per asportare la refurtiva. Ipotesi anche sulla via di accesso utilizzata: se, come parebbe, i malviventi sono entrati scavalcando il cancello della villetta Ugdulena, o anche se approfittando della iniziative di Natale in cantiere che si svolgono proprio nella villetta siano riusciti a penetrare negli uffici e ad acquattarsi attendendo poi la notte per portare a termine il furto.

Sicuramente per allontanarsi hanno utilizzato l'accesso secondario al comune di via Goethe la cui serratura è risultata manomessa.

Al di là del danno economico, ed era forse questo l'obiettivo del ladri, c'è il danno  sicuramente più grave legato al furto delle unità di memoria, perchè in queste erano custoditi dati importanti e le posizioni dei contribuenti oltre che di quanti hanno contenziosi aperti con il comune.

Anche se il comune conserva i dati in una memoria esterna ci vorrà del tempo per ricostruire le singole posizioni dei contribuenti e questo potrebbe riverberarsi sulle casse comunali, già dissestate di suo, con ritardi o omissioni di versamenti.

Comunque la prima impressione degli inquirenti, in considerazione dei numerosi furti di computer perpetrati nelle scuole, e che non rintracciabile un criterio selettivo nel furto delle memorie, porterebbe ad escludere che i ladri abbiano voluto provocare ad arte un danno che vada al di la del valore venale delle apparechhiature rubate.

Intorno a mezzogiorno di venerdì 6 dicembre a Bagheria, la volante della Polizia è stata allertata dal titolare di una grossa catena di vendita di elettrodomestici: giunti sul posto gli agenti hanno avuto segnalato dai dipendenti del centro commerciale di via Luigi Giorgi cap., il sospetto che una coppia, un uomo maturo ed una donna molto più giovane, volesse tentare una truffa.

Ricevutane la descrizione, i poliziotti hanno poco dopo individuato nelle immediate vicinanze dell'esercizio, un uomo e una donna che corrispondevano alla descrizione ricevuta, all'interno di una Mercedes classe A.

Hanno proceduto prima alla identificazione e successivamente alla perquisizione della borsa della donna, da dove sono saltate fuori tre carte di identità, tre tesserini sanitari riportanti il codice fiscale e tre buste paga, documenti che ad un primo sommario esame sono parsi agli agenti palesemente contraffatti.

Condotti a questo punto i due in commissariato, è saltata fuori tutta la storia, ricostruita come un mosaico dagli inquirenti: la coppia aveva tentato una truffa, chiedendo alla finanziaria di riferimento dell'esercizio, il finanziamento per acquisti di elettrodomestici per un importo di 1.400 euro; qualcosa però nell'istruttoria della pratica non aveva convinto il responsabile dell'attività commerciale che aveva appunto informato la Polizia.

Ma da indagini più approfondite è venuto fuori che, qualche giorno fa, esattamente il 4 dicembre, i due avevano, in questo caso portato a termine, con gli stessi documenti contraffatti, una truffa per un valore di 1.700 euro acquistando apparecchi vari ed elettrodomestici presso l'omologo esercizio commerciale di  Termini Imerese della stessa azienda.

In parole povere la donna apponeva la sua foto vera sui documenti contraffatti.

A questo punto una perquisizione in casa della coppia, che risiede a Croceverde-Giardini, ha confermato i sospetti: sono stati ritrovati alcuni degli apparecchi illecitamente acquisiti con la falsa documentazione e cioè autoradio, stampanti ed lettrodomestivi bianchi di varia natura.

Inevitabile quindi l'arresto per truffa e per il possesso di falsi documenti atti all'espatrio , (e cioè le carte di identità che risultavano falsamente rilasciate dal comune di Bagheria), per la donna Maria Di Maggio, palermitana di 28 anni, incensurata, mentre per l'uomo G.S., 58 anni, di Ficarazzi, peraltro noto alle forze dell'ordine per precedenti specifici, è scattata la denuncia per tentata  truffa.

La donna, che ha giustificato il gesto con la precarietà della propria condizione economica, nella giornata di oggi si è visto convalidare l'arresto dal Gip di Termini Imerese, che al termine dell'udienza di convalida l'ha rimessa in libertà con l'obbligo di firma presso il Commissariato di Brancaccio, rinviando al 15 gennaio 2014 l'udienza per la determinazione della pena.

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