Cronaca

Intorno alle 13 di oggi mentre era in corso la seduta odierna del consiglio comnale, un lavoratore con contratto a tempo già licenziato come gli altri ex Temporary, ha fatto irruzione all'improvviso dentro l'aula dove si stava svolgendo la seduta e con una bottiglia piena di benzina ha cominciato a urlare e inveire minacciando di darsi fuoco.

L'uomo, C.D.S. le iniziali, si era già tolta la camicia e mentre brandiva la bottiglia e l'accendino, il comandante dela Polizia Urbana Costantino Di Salvo con l'ausilio di altri consiglieri comunali è riuscito a bloccarlo in tempo.

La presidente, Caterina Vigilia, sentiti i capigruppo ha deciso di sospendere la seduta, alla quale sin dal mattino erano presenti una decina di dipendenti a contratto del Coinres licenziati, che chiedevano a gran voce che si discutesse sul perchè non si erano trovate le risorse per progarli sino a asettembre, mentre invece i soldi si trovano per pagare mezzi e uomini delle ditte private.

Quattro auto andate quasi completamente distrutte dalle fiamme nella notte di domenica a Bagheria. L'incendio si è sviluppato sulla S.S. 113 ad un centinaio di metri da villa Cattolica, intorno alle due di questa notte. 

Le auto sono una Jeep Cherokee, una VolkswagenTiguan ( e non Golf come avevamo scritto in un primo momento), una Daewoo Matiz euna Fiat Panda che è quella uscita con meno danni, rispettivamente di B.S. di anni 43, P.L., 59 anni, S.R. di 38, e B.D. di 50 anni.

E' probabile che in considerazione della poca gente che abita nella zona l'allarme possa essere scattato in ritardo;: è presumibile che il fuoco sia partito, (o sia stato appiccato), da una sola auto e da quella si sia diffuso alle altre che si trovavano parcheggiate vicino, oppure che il liquido infiammabile utilizzato, e cosparso per terra, abbia coinvolto le altre vetture.

Sono dovuti intervenire i Vigili del fuoco per spegnere le fiamme; i pompieri  peraltro non hanno trovato nelle vicinanze alcun elemento utile per potere fare una ipotesi riscontrabile.

Questo incendio segue di appena 24 ore  quello avvenuto nella notte di sabato a Porticello, dove ad essere presi di mira sono stati i furgoni di una ditta di commercio del pesce.

In questo caso, per fortuna, il mezzo più costoso, un camion frogorifero era stato messo tempestivamente in sicurezza dai proprietari.

La Polizia è intervenuta intorno alle tre quando le fiamme erano praticamente spente.

Da un primo sommario esame non sembra emergere alcuna relazione con gli incendi degli autofurgoni adibiti a trasporto pesce verificatosi la notte prima a Porticello.

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Due furgoni, adibiti al trasporto del pesce, intorno alle tre della notte scorsa sono andati a fuoco a Porticello in via Salvatore  Quasimodo: le fiamme hanno investito un auto, una Golf, posteggiata poco distante rispetto ai furgoni .

Un terzo furgone frigorifero, posteggiato in vicinanza dei primi due,  sarebbe stato messo in salvo dai proprietari, riportando danni minimi.

Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per spegnere l'incendio. I mezzi sono di proprietà di una famiglia di commercianti A. e. A. L.C. che riforniscono di pesce pescherie e ristoranti, e sono considerati in paese dei grandi ed onesti lavoratori.

Le risultanze dell'incendio lasciano pochi dubbi sulla matrice dolosa del gesto. Nell'ultimo anno e mezzo ad essere presi di mira a Porticello sono stati commercianti e rigattieri, che sono stati oggetto di numerose rapine nelle ore antelucane, allorchè si accingevano, avendo indosso parecchio denaro contante, a comprare il pesce al mercato.

Nei mesi scorsi sono stati incendiati almeno una decina di mezzi tra furgoni frigoriferi ed auto appartenenti ad esercenti l'attività di commercio del pescato.  

E' da tempo che la Polizia indaga per riuscire ad individuare i responsabili di questi episodi.  

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La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dopo una serie di indiscrezioni circolate da tempo sulle amicizie pericolose del bomber rosanero, interrogherà Fabrizio Miccoli come indagato.

Gli investigatoried il p.m. hanno preso una clamorosa decisione:  hanno notificato al giocatore un avviso di garanzia, che ipotizza due reati pesanti: estorsione e accesso abusivo a un sistema informatico.

La prima contestazione è una clamorosa novità: il capitano rosanero avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa, il recupero di alcune somme dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine.

E i modi di Lauricella junior sarebbero stati piuttosto bruschi. La seconda accusa, per cui Miccoli era già stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa (come anticipato da Repubblica il 14 maggio) si riferisce invece a quattro schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante.


Le accuse nascono proprio dalle indagini finalizzate alla ricerca di Antonino Lauricella, il re della Kalsa poi arrestato dalla polizia nel settembre 2011.

Per molti mesi la Dia tenne sotto controllo Mauro Lauricella, anche intercettando le quattro misteriose schede telefoniche di cui adesso deve rispondere Miccoli.

Fra quei dialoghi non emersero conversazioni utili per la ricerca del capomafia della Kalsa, ma sono saltate fuori le amicizie pericolose del giocatore del Palermo.

Al telefono, Miccoli e Lauricella insultavano persino il giudice Giovanni Falcone: "Quel fango di Falcone", canticchiavano i due amici su un Suv mentre sfrecciavano per le vie di Palermo.

E al telefono davano appuntamento a un altro amico in modo davvero rivoltante: "Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone".

 

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