Cronaca

Nel corso di una mirata attività di polizia giudiziaria effettuata all’interno del porto di Palermo, nella mattinata di sabato 20 ottobre u.s., i militari dell’Unità di P.G. della Guardia Costiera di Palermo hanno sorpreso, in flagranza di reato, n°3 cittadini extracomunitari, da tempo residenti in Italia, prossimi a imbarcare, su traghetti di linea con destinazione il porto di Tunisi, con numerose parti meccaniche e di carrozzeria di ciclomotori oggetto di furto occultati all’interno delle proprie autovetture.

In particolare, i militari della Capitaneria, avuta precedente notizia da fonti confidenziale che indicavano uno dei possibili soggetti dediti all’attività delinquenziale, eseguivano opportuni accertamenti, ivi compresa una attenta attività di appostamento e pedinamento che permetteva di individuare non solo il soggetto di cui era stata data l’informazione confidenziale, ma anche altri individui che, a bordo di un’altra autovettura, si accompagnavano a quest’ultimo per la medesima attività illecita.

Pertanto i militari, dopo aver appurato che a bordo delle autovetture risultavano presenti numerosi sacchi in plastica di notevoli dimensioni e che da alcuni di questi si poteva notare la presenza sospetta di pezzi riconducibili a parti di ciclomotori, prima che gli stessi imbarcassero a bordo dei traghetti col preciso intento di lasciare il territorio nazionale, procedevano a fermare i tre soggetti avviando i necessari controlli. Al termine degli stessi veniva accertato che, gli extracomunitari B.T. tunisino classe 1983, H.Y.S.E. tunisino classe 1988 e B.N. tunisino classe 1988, tutti in possesso di regolare permesso di soggiorno, detenevano illecitamente i seguenti pezzi di ciclomotori e motocicli oggetto di furto, verosimilmente perpetrati nel territorio ragusano, tutti opportunamente smontati e con matricole abrase:

N. 3 radiatori; Parti di telaio e pezzi di carrozzeria; N.2 serbatoi; N. 2 marmitte; N. 2 sospensioni; Parti di telaio tagliati; N.2 blocchi motore Yamaha; N.6 ruote per scooter e ciclomotori; Parti di impianto elettrico e frenante; N.2 forcelle (una provvista di manubrio); Parti varie di carrozzeria (carter) di colore nero; N. 1 zaino con materiale elettrico; N.1 blocco motore Yamaha; N.1 manubrio con cavi Yamaha BWS; N.5 carter da carrozzeria colore blu con livrea Yamaha BWS + sellino; Pezzi di carrozzeria Yamaha nero (cruscotto, specchietto, pedane e sellino); Pezzi di carrozzeria Yamaha Majestic grigio (sellini, carene e impianti elettrici, sottosella e parabrezza).

Alcuni dei pezzi sopra indicati, tra cui un blocco motore è stato rinvenuto occultato, tra gli indumenti dei soggetti, all’interno di una valigia.

Accertato l’illecito commesso, sotto il diretto e costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, venivano esperiti tutti gli accertamenti di Polizia giudiziaria conseguenti, che portavano al deferimento dei soggetti per il reato di ricettazione ed al sequestro di tutti pezzi detenuti.

La presente attività, che si inserisce nell’ambito di un mirato programma di controlli rivolto ad un costante monitoraggio delle attività e delle operazioni che si svolgono quotidianamente in ambito portuale di Palermo e che ha già portato all’individuazione di altri soggetti extracomunitari posti in arresto per le medesime violazioni, farebbe emergere l’esistenza di un canale privilegiato, verso la Tunisia, di un articolato ed organizzato traffico di pezzi di ricambio di provenienza furtiva che alimenta il mercato extracomunitario.

 

 

 

 

Ormai sembra essere diventata una abitudine contagiosa: le discussioni animate in chiesa o in comune per chi si sposa civilmente o nelle sale del banchetto nuziale, che portano le cose a finire come si diceva già un tempo a zitaggiu i vastasi, tendono a contagiare anche gli extracomunitari.

Ne fa fede quando accaduto la notte scorsa  di cui danno notizia i Carabinieri: intorno all’01.30, in via Giovanni Meli a Palermo presso il ristorante “Tina Pica” quando, durante un ricevimento nuziale, la cena si è trasformata in un campo di battaglia.

Ad affrontarsi due nutrite fazioni di cittadini nigeriani, che se le sono date di santa ragione per un contrasto nato tra due degli invitati, entrambi “particolarmente interessati” ad una giovane e avvenente loro connazionale.

Solo con l’arrivo di una decina di gazzelle dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile e della Compagnia di Palermo Piazza Verdi, si è riusciti a sedare gli animi ed a porre fine alla baraonda che aveva coinvolto alcuni dei 200 invitati.

Quindi, sono stati tratti in arresto, con l’accusa di rissa aggravata e lesioni, tre nigeriani residenti a Palermo: ISIGUZO TOCHI Kingsley Chima classe 1974, OKOLIE Cristian Choarlibe classe 1983 ed OMOLADE Oluwashegun Akeem classe 1983; per ciascuno dei tre è stato necessario ricorrere alle cure degli ospedali Civico e Policlinico per ferite da arma da taglio con prognosi tra i 7 e gli 8 giorni.

Nella giornata di ieri i tre connazionali, sottoposti a rito della direttissima, dopo la convalida degli arresti il G.I.P. li sottoponeva alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

Sono in fase di valutazione i danni arrecati all’esercizio commerciale e ad una macchina parcheggiata in prossimità del locale.

Fonte  Ufficio provinciale Stampa dei carabinieri

Una vasta operazione antimafia della polizia in corso a Palermo ha consentito di smantellare il mandamento della "Noce". 

Gli agenti della squadra mobile stanno eseguendo 41 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip su richiesta della Dda, con le accuse di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, interposizione fittizia, possesso ed uso illegale di armi da fuoco ed altri reati.  

Agli arrestati vengono vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, interposizione fittizia, possesso e uso di armi da fuoco. L'indagine è stata coordinata dal Procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm Lia Sava, Gianluca De Leo e Francesco Del Bene.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno consentito agli investigatori di ricostruire i vertici e l'intero organigramma delle tre 'famiglie' mafiose del mandamento della Noce, quella omonima e quelle di Altarello e di Cruillas-Malaspina.

Sono stati anche identificati gli esattori del 'pizzo' che i clan imponevano a numerosi imprenditori e commercianti dei quartieri controllati.

Alcune delle vittime, questa volta, hanno denunciato le estorsioni collaborando con gli investigatori.

Cosa nostra aveva inoltre messo le mani su una fiction televisiva andata in onda nei mesi scorsi, 'Il segreto dell'acqua' con Riccardo Scamarcio tra i protagonisti.

In particolare, i boss mafiosi del mandamento della Noce sarebbero riusciti a imporre alcune assunzioni sul set della produzione di 'Magnolia fiction' a Palermo per girare alcune scene, ma i responsabili della produzione hanno denunciato l'estorsione alla Squadra mobile.

Un'estorsione che si inseriva in un'indagine già avviata mesi prima dalla Dda di Palermo che aveva intercettato diversi esponenti di spicco.
 

da adnkronos

La Polizia ha già individuato tre persone che hanno in qualche modo agevolato la fuga di Samuele Caruso, dopo che il ragazzo aveva infierito a coltellate sulle due sorelle Petrucci, uccidendo Carmela e ferendo gravemente Lucia, che era stata un tempo la sua ragazza, considerandosi tradito, così ha detto alla polizia, perchè la ragazza aveva riallacciato i rapporti con un precedente amico.

In base alla ricostruzione dei fatti, riportata dalla Repubblica di oggi, il giovane omicida feritosi da solo mentre vibrava i colpi di coltello rivelatisi mortali per Carmela, subito dopo il fatto, allontanatosi a piedi dal luogo del delitto, ha telefonato ad un amico di Bagheria che è andato a prenderlo in macchina portandolo nella propria casa dove la madre ha provveduto a medicare alla meno peggio la ferita e a dargli una maglietta pulita.

A Bagheria sarebbe arrivato nel frattempo anche un cugino di Samuele; sarebbe stato questo cugino ad accompagnarlo alla stazione ferroviaria dove poi la polizia lo ha trovato e arrestato.

I tre si difendono dicendo che non sapevano nulla dell'assassinio perpetrato da Samuele che a loro aveva detto di essere stato convolto in una rissa, ma intanto in attesa di approfondimenti i tre "soccorritori" sono stati denunciati per favoreggiamento.

Intanto il GIP Maria Pino ha convalidato il fermo del giovane che nell'udienza preliminare si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le accuse nei confronti del giovane sono omicidio volontario e tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili e abietti motivi.

Il giovane omicida in carcere è stato messo in cella di isolamento.

Lunedì sera intanto si è svolta a Palermo una fiaccolata cui hanno oltre duemila ragazzi con in testa lo striscione "100 a scuola, 100 nella vita...", che si è snodata dalla sede del Liceo classico Umberto I, in via Parlatore, sino a via Uditore dove la ragazza abitava.

Al passaggio del corteo tanta gente ai balconi e tanti appalusi per ricordare Carmela.

 

Altri articoli...

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.