Cronaca

Negli ultimi tre giorni un coordinamento delle forze di sicurezza comprendente pattuglie di Polizia anche provenienti da Palermo, agenti della Guardia di Finanza, del NO.PA. della Polizia municipale e della Capitaneria di porto, hanno proceduto ad una complessa operazione di controllo del territorio di Bagheria al fine di prevenire e reprimere reati contro la salute e la sicurezza dei cittadini, violazioni del codice della strada, o alle normative di pubblica sicurezza.

Nell'operazione sono state impegnate decine di pattuglie che hanno operato 25 posti di blocco: una particolare attenzione è stata rivolta ai luoghi dove viene esercitato commercio del pescato; sono state infatti controllati 1 superrmercato all'interno del quale si esercita la vendita di pesce, 7 pescherie fisse e 7 ambulanti.

Sono state rilevate violazioni ed omissioni e sanzionate alcuni commercianti per il mancato rispetto sulle norme di igiene e di conservazione del pesce,  per la vendita di specie non consentite (tonno rosso), oltre che per frode alimentare; 85 Kg. di pesce malconservato sono stati distrutti, mentre 26 Kg. considerati commestibili sono stati devoluti in beneficenza.

Sono state controllate 190 persone, oltre a 25 già sottoposti a provvedimenti limitativi della libertà personale.

Sono state  elevate  33 contravvenzioni al Codice della Strada, sono stati sottoposti a sequestro 1 veicolo e 1 motoveicolo, 2 patenti sono state ritirate, 7 soggetti sono stati segnalati all'Autorità giudiziaria.

Sono state elevate multe per sanzioni amministrative per 8.600  euro e per 2.400 euro per violazioni di norme del codice stradale.

Sono stati anche controllati diversi centri scommesse, la cui documentazione autorizzativa  prodotta circa l'esercizio dell'attività  verrà sottoposta ai controlli amministrativi.

E’ stato un lavoro paziente e certosino, quello compiuto dal personale dalla Squadra Investigativa del Commissariato “Bagheria”: ma alla fine, dopo oltre un anno e mezzo di indagini ed il compimento di minuziosi accertamenti tecnico-scientifici, è stato possibile assicurare alla giustizia il pluripregiudicato palermitano Francesco MANZELLA (cl. 85), rapinatore del quartiere Falsomiele, scarcerato nello scorso mese di luglio dal carcere di Pagliarelli: è lui, secondo gli inquirenti, ad avere seminato il panico a Bagheria - unitamente ad una coppia di complici sui quali viene mantenuto uno stretto riserbo – nei primi mesi del 2011.

Due rapine in altrettante villette isolate, a distanza di circa un mese l’una dell’altra, con le medesime modalità operative e la stessa efferatezza nei confronti degli occupanti: picchiati, imbavagliati e chiusi a chiave in uno stanzino, mentre i tre componenti della banda – due dei quali armati di pistola e tutti travisati con calzamaglia sul viso e guanti in lattice - facevano razzia di danaro, gioielli e armi legalmente detenute dai proprietari.

Un rebus per gli investigatori, anche perché a Bagheria non si erano fino ad allora registrati episodi con una dinamica simile: sin dalle prime battute, tutto lasciava immaginare che ad operare fossero stati dei professionisti provenienti dal capoluogo, sia per il marcato accento palermitano riferito dai testimoni, sia perché è lì che operano vere e proprie “batterie” di rapinatori, spesso trasfertisti in provincia ed anche fuori regione.

Due colpi all’apparenza perfetti, evidentemente pianificati da tempo, perché la banda aveva dimostrato di conoscere bene le abitudini degli occupanti, gli orari di uscita e rientro in casa, l’eventuale presenza di cani e/o allarmi acustici, l’assenza di telecamere, l’installazione di una cassaforte a muro: favoriti dalla scarsa illuminazione pubblica di quella zona e dalla sua vicinanza con lo svincolo autostradale, i tre rapinatori (sicuramente gli stessi nei due episodi) avevano potuto agire indisturbati e guadagnarsi con facilità una via di fuga. 

Ma quando nel secondo episodio - risalente al marzo del 2011 – si è compreso di avere a che fare con la stessa banda che aveva colpito poche settimane prima in quella zona, gli investigatori hanno capito che ancor più dei testimoni dovevano poter “parlare”le prove fisiche.

Grazie ad un corretto isolamento della scena del crimine da parte della Volante intervenuta sul posto, ad un sopralluogo “da manuale” operato dagli operatori della Scientifica ed una brillante intuizione investigativa dei componenti la pattuglia, è stato possibile procedere alla repertazione di ciò che ha poi inchiodato il MANZELLA ed ha consentito di dare un nome ai suoi complici: la chiave di un auto di grossa cilindrata, evidentemente smarrita nella fuga e rinvenuta lungo un viottolo sterrato attiguo alla villa; tracce di bulbi piliferi e frammenti di guanto di lattice in prossimità della cassaforte a muro.

La prima ha consentito al personale del Commissariato di risalire, con non poche difficoltà, alla marca ed al modello della vettura e, successivamente, al numero di targa e all’intestatario del veicolo.

A seguire, poi, l’esame delle utenze telefoniche in uso al soggetto, il traffico telefonico registrato in quei giorni, l’effettiva presenza di quell’apparato cellulare nel territorio di Bagheria in entrambi gli episodi delittuosi; i contatti con i complici nei giorni e nelle ore precedenti e successive alle due rapine.

Indizi e sospetti che, per quanto precisi e concordanti, non potevano assurgere a valore di prova, se non fosse stato per il decisivo contributo investigativo fornito dal Settore Indagini Biologiche della Polizia Scientifica di Palermo: un team di elite, coordinato dalla biologa Paola DI SIMONE, che attraverso quei pochissimi e minuscoli frammenti repertati sulla scena del crimine è comunque riuscito ad isolare un profilo genetico.

A quel punto è stato sufficiente acquisire il DNA del sospettato numero uno - in quel momento detenuto in carcere per altre rapine commesse a Palermo – ed attendere l’esito degli esami di laboratorio.

Una volta avuta la conferma scientifica tanto attesa, il Pubblico Ministero Gianluca DE LEO, titolare delle indagini sulle due rapine, ha potuto richiedere l’emissione di una misura cautelare nei confronti del MANZELLA, nel frattempo tornato in libertà.

Il GIP presso il Tribunale di Palermo dr. Guglielmo NICASTRO, condividendo pienamente l’impianto accusatorio ed accogliendo in toto l’istanza della pubblica accusa, ha così emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del predetto MANZELLA - eseguita nel pomeriggio di ieri – con l’accusa di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso, nonché detenzione illegale di arma da fuoco.

Stretto riserbo, come si diceva poc’anzi, sulla identità dei due complici e del basista locale che ha consentito di individuare gli obiettivi da colpire: anche per loro – pluripregiudicati come il MANZELLA - potrebbero scattare, nelle prossime ore, analoghi provvedimenti restrittivi della libertà personale. 

Comunicato Stampa Commissariato PS Bagheria

Non ha trovato conferma quanto era stato scritto da gds.it che Samuele Caruso (nella foto in alto), il giovane che ha ucciso a coltellate una ragazza di 17 anni, Carmela Petrucci (foto in basso) e ferito gravemente la sorella Lucia, sarebbe bagherese.

Gli inquirenti sono riuscitia risalire rapidamente all'identità dell'assassino attraverso le indicazioni fornite dalla sorella ferita ed hanno arrestato il Caruso alla stazione di Bagheria, mentre era in partenza probabilmente per sottrarsi all'arresto; l'hanno intercettato grazie alla tracce del suo cellulare.

Non trova conferma però la notizia che il Caruso sarebbe bagherese anzi altri siti online dicono invece che il giovane, figlio di un imprenditore, è palermitano e vive in via Oreto con i genitori.

Sono riusciti ad individuarlo grazie a tracce di sangue che il giovane aveva perduto per una ferita provocata durante l'aggressione, e per le segnalazioni del suo cellulare.

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Gli inquirenti sono già riusciti a ricostruire, grazie alle testimonianze della sorella, l'omicidio della diciassettenne: le due ragazze erano state lasciate proprio davanti la loro abitazione in via Uditore, 14  dalla nonna, che le aveva accompagnate a casa dopo l'uscita della scuola, il Liceo Classico Umberto I che entrambe frequentano, ed avevano subito notato  il Caruso che da tempo, dopo avere avuto pare una storia con Lucia, o un contatto su facebook, continuava a perseguitarla.

Le ragazze si sono subito allarmate, hanno suonato precipitosamente il campanello il campanello sollecitando il fratello ad aprire la porta, ma il Caruso si è scagliato contro Lucia con un coltello; la sorella più piccola si è interposta per difendere la sorella, cadendo sotto la furia omicida del Caruso.

 

Malgrado l'ora di grande movimento quasi nessun testimone, tranne la sorella che anche se ferita è riuscita a dire ai soccorritori il nome dell'assassino.

Nella mattinata di oggi si è svolta a Bagheria una articolata operazione a tutela dei consumatori: decine tra agenti della Polizia municipale amministrativa e del NO.PA., di agenti di polizia amministrativa del Commissariato di Pubblica Sicurezza e di operatori della Capitaneria di porto, delegazione di Porticello, hanno proceduto ad effettuare una ventina di controlli in attività commerciali esercenti la vendita di pesce al minuto.

Dodici gli esercizi con sede fissa controllati e sei gli esercenti il commercio ambulante di pesce: diverse multe e contravvenzioni legate alla cattiva conservazione del pescato o alla mancata tracciabilità del prodotto; per alcuni titolari arriverà anche una denuncia alla Procura della Repubblica per inadempienze e carenze in particolar modo nel procedimento di conservazione del pesce.

Centinaia di chili di pesce sono stati sottoposti a sequestro giudiziario: la quota che è stata ritenuta ai controlli commestibile, diverse decine di chili,  sono stati devoluti in beneficenza.

L'iniziativa rientra in un programma di prevenzione e controllo delle attività di vendita di prodotti alimentari, come dicevamo in premessa, a tutela della salute del consumatore.

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