Cronaca

La Polizia ha già individuato tre persone che hanno in qualche modo agevolato la fuga di Samuele Caruso, dopo che il ragazzo aveva infierito a coltellate sulle due sorelle Petrucci, uccidendo Carmela e ferendo gravemente Lucia, che era stata un tempo la sua ragazza, considerandosi tradito, così ha detto alla polizia, perchè la ragazza aveva riallacciato i rapporti con un precedente amico.

In base alla ricostruzione dei fatti, riportata dalla Repubblica di oggi, il giovane omicida feritosi da solo mentre vibrava i colpi di coltello rivelatisi mortali per Carmela, subito dopo il fatto, allontanatosi a piedi dal luogo del delitto, ha telefonato ad un amico di Bagheria che è andato a prenderlo in macchina portandolo nella propria casa dove la madre ha provveduto a medicare alla meno peggio la ferita e a dargli una maglietta pulita.

A Bagheria sarebbe arrivato nel frattempo anche un cugino di Samuele; sarebbe stato questo cugino ad accompagnarlo alla stazione ferroviaria dove poi la polizia lo ha trovato e arrestato.

I tre si difendono dicendo che non sapevano nulla dell'assassinio perpetrato da Samuele che a loro aveva detto di essere stato convolto in una rissa, ma intanto in attesa di approfondimenti i tre "soccorritori" sono stati denunciati per favoreggiamento.

Intanto il GIP Maria Pino ha convalidato il fermo del giovane che nell'udienza preliminare si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le accuse nei confronti del giovane sono omicidio volontario e tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili e abietti motivi.

Il giovane omicida in carcere è stato messo in cella di isolamento.

Lunedì sera intanto si è svolta a Palermo una fiaccolata cui hanno oltre duemila ragazzi con in testa lo striscione "100 a scuola, 100 nella vita...", che si è snodata dalla sede del Liceo classico Umberto I, in via Parlatore, sino a via Uditore dove la ragazza abitava.

Al passaggio del corteo tanta gente ai balconi e tanti appalusi per ricordare Carmela.

 

PALERMO - Sono definite ''stabili'' dai medici dell'Ospedale Cervello di Palermo le condizioni di Lucia Petrucci (foto in alto), 18 anni, ferita gravemente ieri dall'ex fidanzato che ha ucciso la sorella, Carmela Petrucci (foto in basso), di 17 anni, intervenuta per difenderla. Lucia ha subito una serie di interventi chirurgici per chiudere le ferite, in particolare nella parte lombare destra, provocate dai fendenti che fortunatamente non hanno leso organi vitali. Si erano temute anche conseguenze motorie, ma alla fine sono state escluse. Da stamane Lucia, che non è mai stata ritenuta in pericolo di vita, non è più intubata, sebbene resti ricoverata in via precauzionale nel reparto di Rianimazione e la prognosi resti riservata. Oggi è prevista l'autopsia della giovane uccisa.

Al quarto piano dell'ospedale ci sono i parenti e gli amici delle ragazze, entrambe studentesse del liceo classico Umberto I, uno dei più prestigiosi di Palermo. I nonni disperati hanno chiesto "una pena esemplare". "Ci vuole l'ergastolo - hanno urlato al magistrato - Carmela aveva 17 anni e noi non la vedremo più. Vigliacco, vigliacco". Il preside della scuola, riunita stamattina in assemblea, ha letto una lettera indirizzata alla famiglia, ai docenti e agli studenti: ''La violenza si è presentata veloce e distruttiva nelle nostre vite, si è scagliata con il suo peggiore volto sulla nostra comunità scolastica e con maggiore severità sulla famiglia di Carmela e di Lucia, una famiglia come le nostre, una famiglia che abbiamo deciso essere la nostra. Perché avvertiamo forte il dolore della mamma e del papà di Carmela, del fratello che è stato allievo del nostro istituto, indoviniamo lo smarrimento che si impadronirà di Lucia una volta dissoltisi gli effetti degli anestetici, quando il suo corpo si avvierà a guarigione, come sembra probabile e come noi auspichiamo'', ha scritto il preside Vito Lo Scrudato.

alt"Ciao, Carmela. Ti ricorderemo sempre così. I tuoi compagni e docenti dell'Umberto" è la scritta che campeggia sul sito del liceo . Accanto alla scritta c'è una foto di Carmela sorridente, che passeggia in riva al mare. Oggi è giornata di lutto al Liceo Umberto. Le due sorelle frequentavano la terza L, la stessa classe, perché Carmela, di un anno più piccola di Lucia, aveva iniziato a frequentare la scuola a cinque anni.

Oggi gli studenti saranno in piazza per manifestare contro l'assassinio e la violenza sulle donne: "Di fronte alla tragica morte oggi a Palermo di una ragazza di 17 anni e il ferimento della sorella per mano di un giovane di 22 anni, ex fidanzato di una delle ragazze, siamo sconvolte e addolorate. Siamo di fronte all'ennesimo episodio non più tollerabile di violenza maschile contro la donna. Nonostante le nostre ripetute sollecitazioni le istituzioni continuano ad ignorare il grave fenomeno del 'femminicidiò purtroppo in espansione. Pretendiamo che si mettano subito in atto tutte le azioni (legate all'educazione, alla prevenzione e alla tutela) e gli interventi utili a evitare il perpetuarsi di tali comportamenti lesivi della libertà e della vita delle donne" scrive in una nota il Coordinamento antiviolenza 21 luglio. Alle 17 ci sarà un presidio in piazza Castelnuovo, davanti al teatro Politeama.

Tratto da Repubblica.it

Negli ultimi tre giorni un coordinamento delle forze di sicurezza comprendente pattuglie di Polizia anche provenienti da Palermo, agenti della Guardia di Finanza, del NO.PA. della Polizia municipale e della Capitaneria di porto, hanno proceduto ad una complessa operazione di controllo del territorio di Bagheria al fine di prevenire e reprimere reati contro la salute e la sicurezza dei cittadini, violazioni del codice della strada, o alle normative di pubblica sicurezza.

Nell'operazione sono state impegnate decine di pattuglie che hanno operato 25 posti di blocco: una particolare attenzione è stata rivolta ai luoghi dove viene esercitato commercio del pescato; sono state infatti controllati 1 superrmercato all'interno del quale si esercita la vendita di pesce, 7 pescherie fisse e 7 ambulanti.

Sono state rilevate violazioni ed omissioni e sanzionate alcuni commercianti per il mancato rispetto sulle norme di igiene e di conservazione del pesce,  per la vendita di specie non consentite (tonno rosso), oltre che per frode alimentare; 85 Kg. di pesce malconservato sono stati distrutti, mentre 26 Kg. considerati commestibili sono stati devoluti in beneficenza.

Sono state controllate 190 persone, oltre a 25 già sottoposti a provvedimenti limitativi della libertà personale.

Sono state  elevate  33 contravvenzioni al Codice della Strada, sono stati sottoposti a sequestro 1 veicolo e 1 motoveicolo, 2 patenti sono state ritirate, 7 soggetti sono stati segnalati all'Autorità giudiziaria.

Sono state elevate multe per sanzioni amministrative per 8.600  euro e per 2.400 euro per violazioni di norme del codice stradale.

Sono stati anche controllati diversi centri scommesse, la cui documentazione autorizzativa  prodotta circa l'esercizio dell'attività  verrà sottoposta ai controlli amministrativi.

E’ stato un lavoro paziente e certosino, quello compiuto dal personale dalla Squadra Investigativa del Commissariato “Bagheria”: ma alla fine, dopo oltre un anno e mezzo di indagini ed il compimento di minuziosi accertamenti tecnico-scientifici, è stato possibile assicurare alla giustizia il pluripregiudicato palermitano Francesco MANZELLA (cl. 85), rapinatore del quartiere Falsomiele, scarcerato nello scorso mese di luglio dal carcere di Pagliarelli: è lui, secondo gli inquirenti, ad avere seminato il panico a Bagheria - unitamente ad una coppia di complici sui quali viene mantenuto uno stretto riserbo – nei primi mesi del 2011.

Due rapine in altrettante villette isolate, a distanza di circa un mese l’una dell’altra, con le medesime modalità operative e la stessa efferatezza nei confronti degli occupanti: picchiati, imbavagliati e chiusi a chiave in uno stanzino, mentre i tre componenti della banda – due dei quali armati di pistola e tutti travisati con calzamaglia sul viso e guanti in lattice - facevano razzia di danaro, gioielli e armi legalmente detenute dai proprietari.

Un rebus per gli investigatori, anche perché a Bagheria non si erano fino ad allora registrati episodi con una dinamica simile: sin dalle prime battute, tutto lasciava immaginare che ad operare fossero stati dei professionisti provenienti dal capoluogo, sia per il marcato accento palermitano riferito dai testimoni, sia perché è lì che operano vere e proprie “batterie” di rapinatori, spesso trasfertisti in provincia ed anche fuori regione.

Due colpi all’apparenza perfetti, evidentemente pianificati da tempo, perché la banda aveva dimostrato di conoscere bene le abitudini degli occupanti, gli orari di uscita e rientro in casa, l’eventuale presenza di cani e/o allarmi acustici, l’assenza di telecamere, l’installazione di una cassaforte a muro: favoriti dalla scarsa illuminazione pubblica di quella zona e dalla sua vicinanza con lo svincolo autostradale, i tre rapinatori (sicuramente gli stessi nei due episodi) avevano potuto agire indisturbati e guadagnarsi con facilità una via di fuga. 

Ma quando nel secondo episodio - risalente al marzo del 2011 – si è compreso di avere a che fare con la stessa banda che aveva colpito poche settimane prima in quella zona, gli investigatori hanno capito che ancor più dei testimoni dovevano poter “parlare”le prove fisiche.

Grazie ad un corretto isolamento della scena del crimine da parte della Volante intervenuta sul posto, ad un sopralluogo “da manuale” operato dagli operatori della Scientifica ed una brillante intuizione investigativa dei componenti la pattuglia, è stato possibile procedere alla repertazione di ciò che ha poi inchiodato il MANZELLA ed ha consentito di dare un nome ai suoi complici: la chiave di un auto di grossa cilindrata, evidentemente smarrita nella fuga e rinvenuta lungo un viottolo sterrato attiguo alla villa; tracce di bulbi piliferi e frammenti di guanto di lattice in prossimità della cassaforte a muro.

La prima ha consentito al personale del Commissariato di risalire, con non poche difficoltà, alla marca ed al modello della vettura e, successivamente, al numero di targa e all’intestatario del veicolo.

A seguire, poi, l’esame delle utenze telefoniche in uso al soggetto, il traffico telefonico registrato in quei giorni, l’effettiva presenza di quell’apparato cellulare nel territorio di Bagheria in entrambi gli episodi delittuosi; i contatti con i complici nei giorni e nelle ore precedenti e successive alle due rapine.

Indizi e sospetti che, per quanto precisi e concordanti, non potevano assurgere a valore di prova, se non fosse stato per il decisivo contributo investigativo fornito dal Settore Indagini Biologiche della Polizia Scientifica di Palermo: un team di elite, coordinato dalla biologa Paola DI SIMONE, che attraverso quei pochissimi e minuscoli frammenti repertati sulla scena del crimine è comunque riuscito ad isolare un profilo genetico.

A quel punto è stato sufficiente acquisire il DNA del sospettato numero uno - in quel momento detenuto in carcere per altre rapine commesse a Palermo – ed attendere l’esito degli esami di laboratorio.

Una volta avuta la conferma scientifica tanto attesa, il Pubblico Ministero Gianluca DE LEO, titolare delle indagini sulle due rapine, ha potuto richiedere l’emissione di una misura cautelare nei confronti del MANZELLA, nel frattempo tornato in libertà.

Il GIP presso il Tribunale di Palermo dr. Guglielmo NICASTRO, condividendo pienamente l’impianto accusatorio ed accogliendo in toto l’istanza della pubblica accusa, ha così emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del predetto MANZELLA - eseguita nel pomeriggio di ieri – con l’accusa di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso, nonché detenzione illegale di arma da fuoco.

Stretto riserbo, come si diceva poc’anzi, sulla identità dei due complici e del basista locale che ha consentito di individuare gli obiettivi da colpire: anche per loro – pluripregiudicati come il MANZELLA - potrebbero scattare, nelle prossime ore, analoghi provvedimenti restrittivi della libertà personale. 

Comunicato Stampa Commissariato PS Bagheria

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