Cronaca

Saranno più o meno un centinaio a manifestare con un nastro tricolore al braccio, sfilando da Piazza Madrice sino alla sede comunale, dove verranno accolti dal sindaco Lo Meo che si farà trovare proprio sul portone d'ingresso del Comune.

Ad aprire il corteo lo striscione "Il sindaco...siamo noi"

Ci sono i rappresentanti di alcune associazioni, Noi cittadini, Bagheria bene comune, Associazione rifiuti zero, quattro assessori, Cirafici, Tarantino, Maggiore e Tornatore, un piccolo drappello di consiglieri comunali quelli dell'Altra Bagheria soprattutto.

Tra la gente che partecipa al corteo ci sono il presidente del consiglio comunale di Santa Flavia Nino Mangione e l'assesore alla solidarietà sociale Antonio Coffaro.

Del tutto assenti i partiti di opposizione che in questi ultimi giorni hanno sottolinenato che quella solidarietà e quell'aiuto richiesti da Lo Meo per cui le opposizioni avevano manifestato la loro disponibilità, sono stati di fatto lasciata cadere dal sindaco per beghe interne ai partiti di maggioranza.

Quel tavolo tecnico che poteva essere lo strumento attraverso cui far emergere una serie di intenti e obiettivi comuni tra maggioranza ed opposizione e che poteva servire a rafforzare la posizione contrattuale di Lo Meo, di fatto non è mai stato avviato..

E in questo vuoto e isolamento politico in cui si trova Lo Meo si è innestato l'attacco scomposto ed elettoralistico del presidente della Regione Raffaele Lombardo, che incontrando i dipendenti Coinres che non ricevono stipendio da tre mesi, ha minacciato di sospensione, senza andare troppo per il sottile, alcuni sindaci del Coinres.

Non è stata una manifestazione di popolo, nè poteva esserlo, ed è stato lo stesso sindaco a notarlo, e a dirlo ai presenti, con una certa amarezza, che "la città non c'era".

Nè poteva esserci dal momento in cui la luna di miele, quel feeling che si crea tra elettori e sindaco nei primi mesi di mandato è stato traumaticamente troncato dal provvedimento del raddoppio della Tarsu, che sta avendo conseguenze disastrose, non solo da un punto di vista politico ma anche finanziario, oltre che da una serie di scelte politiche e di governo della città che hanno lasciato perplessi anche osservatori neutrali.

Facciamo l'esempio del raddoppio della Tarsu: una previsione di entrata pari a circa sei milioni di euro, il cuo gettito reale è stato sinora solo di qualche centinaio di migliaia di euro, certifica che al di la del fatto specifico si è rotto qualcosa che lega nel patto sociale i cittadini rappresentati e i loro rappresentanti nelle istituzioni.

Lo Meo spiega ai manifestanti le cose che in questi giorni ha ripetuto centinaia di volte: "non voglio licenziare nessuno, ma intendo pagare solo quelli che lavorano a Bagheria, occorre riqualificare gli amministrativi, occorre avviare la diffferenziata".

E poi aggiunge- "II presidente Lombardo con i suoi discorsi non aiuta a rasserenare gli animi e non ci viene incontro; tra l'altro la Regione che vuole mettere le mani nelle casse comunali, non ha ancora fatto pervenire al Comune le somme di competenza per il secondo semestre."

"Quali soldi vuol prendere- si interroga Lo Meo - se la Regione non ci accredita neanche le somme che ci spettano"?

Lunedì il primo incontro dei sindaci con i tre nuovi commissari nominati dalla Regione per amministrare il Coinres e che si aggiungono ai due commissari ad acta già presenti.

Martedì una convocazione dal prefetto per un chiarimento. Ma tira brutta aria.

A Bagheria per esempio il mancato pagamento di corpose spettanze arretrate ad una serie di capi, autisti e vigilanti del Coinres per riconoscimento di qualifiche o mansioni superiori o per straordinario prestato ha fatto scattare la solidarietà di gruppo.

Ben sette autisti hanno ottenuto di potersi mettere contemporaneamente in permesso sindacale, paralizzando di fatto per due giorni i servizi di raccolta.

"E chi ha autorizzato questa contemporanee astensioni dal lavoro che si stanno traducendo in un accumulo di spazzatura per le strade? si chiede ancora Lo Meo.

"Sono loro stessi che si gestiscono - lamenta Lo Meo: noi non abbiamo alcun titoto per mettere lingua e dobbiamo subire senza fiatare, dobbiamo pagare e basta".

Ma se ci fossero i soldi, vivaddio, ma il problema vero è che di soldi non c'è n'è più e la gente questo raddoppio di Tarsu è molto restia a pagarlo.

Quasi trenta anni ci sono voluti per smantellare lo scempio, frutto dell'arroganza mafiosa e della politica condiscendente con la mafia, speriamo ora che non ce ne vogliano altri trenta perchè l'Arco azzuro possa tornare ad essere visitabile, in maniera certamente regolamentata.

Il primo paradosso è che mentre i mafiosi spianavano la roccia  uscivano camionate di pietra e entravano camionate di calcesrtuzzo, nessuno dei proprietari vicini osava fiatare, ora che proprietario è diventato il comune tutti a fare storie per potere rendere l'arco azzurro fruibile e visitabile.

Oggi per vedere il ripristino dei luoghi e affacciarsi sullo splendido belvedere occorre mettersi d'accordo con qualche tecnico del comune che detiene le chiavi del cancello d'ingressso.

Per i comuni mortali, nisba.

Si attende ancora l'esito dell'inevitabile contenzioso, o accordo che dir si voglia, circa il diritto di passaggio con i proprietari che consenta l'acceso per curiosi, turisti e visitatori.

Da oltre un anno, ci dicono, le carte giacciono polverose all'Ufficio legale del Comune in attesa di cosa non sappiamo.

Il sindaco Lo Meo che deteneva sino a qualche mese fa la delega per l'urbanistica, crediamo che non si sia mai occupato della cosa, adesso spetta al nuovo assessore all'Urbanistica o all'assessore ai lavori Pubblici, sbloccare, speriamo in tempi rapidissimi, questo incredibile in toppo.

Tra l'altro la notizia che l'area dell'Arco azzurro, è stata inserita tra i siti di interesse geologico nazionale come ci ha detto in una intervista il geologo Emanuele Doria, l'esperto che ha curato il consolidamento dell'arco e la riqualificazione del sito, potrà mobilizzare un turismo di nicchia, interessato a vedere da vicino una delle cose più belle della nostra costa.

Una domanda a sindaco e assessori competenti: quanto dovremo aspettare perchè, ripetiamo in maniera regolamentata, si possa tornare ad ammirare l'Arco azzurro, senza dover andarea cercare l'amico tecnico comunale.

Aspettiamo risposta.

Giovedì 7 giugno alle ore 18.30, l'assessorato allo Sviluppo territoriale e Ufficio Europa del Comune di Santa Flavia, diretto dal vicesindaco Lia Emmiti, organizza a villa Filangeri, di concerto con  gli esperti del GAl Metropoli est, un incontro di animazione terrritoriale per illustrare il Piano di sviluppo locale sul tema "Il Distretto turistico locale" rivolto a tutti gli operatori del territorio.

Durante la serata sono previsti dopo  'intervento di saluto del sindaco di Santa Flavia Salvatore Sanfilippo e l'intervento introduttivo di Lia Emmiti, assessore allo sviluppo territoriale, una serie di contributi degli esperti Massimo Pugliese e Gaetano Sardina a chiarimento delle misure 312, 313, e 323, aventi ripettivamente e per oggetto il Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese; l'Incentivazione di attività per il turismo rurale; la Tutela e la riqualificazione del patrimonio rurale.

Saranno presenti altresì Ciro Coniglio, presidente del GAl- Metropoli est e Salvatore Tosi, direttore generale.

Questo incontro è una delle prime iniziative concrete che vede protagonista la nuova amministrazione insediatasi due settimane fa.

Chiunque fosse interessato potrà partecipare.

 

nella foto di copertina  il vicesindaco di Santa Flavia e assessore allo sviluppo economico Lia Emmiti

 

Nella giornata di ieri domenica 3 giugno 2012 il parroco della Chiesa Madre di Bagheria Don Giovanni La Mendola ed i confrati della Confraternita di San Giuseppe durante un momento di preghiera hanno notato che tra i paramenti solenni di San Giuseppe e del Bambino Gesù tenuto in braccio nel gruppo statuario, mancava la corona argentea che solitamente nelle processioni solenni risplende in capo appunto a Gesù bambino.

Si ipotizza che il furto sia avvenuto tra il 27 maggio e il 3 giugno. Mentre scriviamo i carabinieri della "scientifica" stanno rilevando eventuali impronte digitali nell'altare dove è avvenuto il furto e nel luogo dove di solito sono custoditi i paranenti sacri.

Non sono stati però asportati nè il bastone d'argento con le varie placche votive, forse difficile da occultare, nè l' aureola in capo al Santo, questa fissata con una vite, mentre la corona sul Bambin Gesù stava semplicemente poggiata sul capo.

Considerato che la statua del Santo Patrono si trova circa a metà della navata nella parte destra della Chiesa Madre, ed è facilmente raggiungibile, è da ipotizzare che il malvivente non abbia incontrato nessuna difficoltà nell'asportare la corona per poi trafugarla verso l'esterno dentro una borsa o in uno zainetto, magari in un momento in cui in Chiesa non c'era nessun fedele.

Per cercare di risalire con la massima precisione al giorno in cui il furto è avvenuto si stanno visionando i filmati girati in occasione delle comunioni e dei matrimoni celebrati negli ultimi giorni.

Capita spesso infatti che gli operatori nel corso delle cerimonie inquadrino la statua di San Giuseppe; ed è  è stato pertanto possibile verificare che già sabato e domenica scorsi la corona non adornava più il capo del Bambino.

Padre Giovanni La Mendola ci ha dichiarato: "In questo momento di grande dolore e sconcerto,  riflettiamo sulle motivazioni che possono avere spinto a questo gesto sacrilego, che colpisce non solo la nostra Chiesa, ma l'intera comunità di Bagheria, di cui S.Giuseppe è il Santo Patrono;paradossalmente potremmo definirlo un segno dei tempi".

La corona argentea è un manufatto artigianale che risale alla metà del settecento, anche se non è noto nè l'autore nè il donatore.

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in copertina Una immagine dell'ultima processione di San Giuseppe

all'interno  Il simulacro del Santo dopo il furto

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