Cronaca

A fronte dei 1500 chilometri di coste, isole minori comprese, sono solo cinque quest'anno cinque le spiagge siciliane ad avere ottenuto LA "BANDIERA BLU", quella che è una sorta di certificazione di qualità dal FEE, una Fondazione internazionale per l'educazione ambientale.

La "bandiera blu" non premia solo la trasparenza delle acque, ma la presenza e la qualità di tutta una serie di servizi da quelli di salvataggio in spiaggia a quelli che promuovono il turismo con significative iniziative di carattere culturale ed enogastronomico.

In Sicilia le spiagge premiate sono Lipari e Vulcano nelle Eolie, Santa Maria del Focallo e Ciricà a Ispica, Pozzallo e Marina di Ragusa, sempre nel ragusano. ,e Menfi in provincia di Agrigento.

In testa a questa speciale classifica è la Liguria con 18 "bandiere blu" sulle 246 sparse in tutta Italia.

Molte spiagge- ha spiegato il presidente della FEE Italia Claudio Mazza - rinunciano a candidarsi perchè i criteri per la selezione sono estremamente rigorosi, e vanno dal numero minimo di bagnini per Km di spiaggia, sino alla percentuale di raccolta differenziata dei comuni di appartenenza che deve superare il 15%.

Quest'anno non hanno presentato istanza Ustica,( non abbiamo personale sufficiente per istruire la pratica ha detto il sindaco),  e San Vito Lo Capo, che negli anni scorsi hanno ricevuto la "bandiera".

Per Menfi invece è il sedicesimo riconoscimento, per Ragusa il quarto.

dai giornali

Gli atti persecutori, comunemente conosciuti come stalking, sono una fattispecie di reato riconosciuti circa tre anni fa e previsti e puniti dall’articolo 612 Bis del Codice Penale.

Sono diversi gli stalker arrestati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo negli ultimi anni, l'ultimo in ordine cronologico e sato fermato ieri a Ficarazzi (venerdì 11 maggio ndr)

Il primo episodio risale allo scorso fine settimana a Ficarazzi (Pa), comune alle porte del capoluogo dove i Carabinieri della locale Stazione hanno tratto in arresto un 30enne nato a Milano ma di fatto residente a Palermo.

L’uomo nel primo pomeriggio di venerdì scorso si era recato presso la comunità dove la ex moglie era ospitata, e noncurante della presenza del personale e dei volontari dell’associazione, la ingiuriava minacciandola.

L’episodio era solo l’ultimo in ordine di tempo di una sequela interminabile di “incontri” tra i due, dal momento della loro separazione legale. Lui non era riuscito ad accettare il fatto di doversi separare dalla moglie, sposata nel 2008 e dai due figli di 5 ed un anno, e per questo motivo aveva iniziato a pedinarla ed a controllarla, seguendola nei suoi movimenti, arrivando perfino a minacciarla ed ingiuriarla.

La ragazza, poco più che 20enne era caduta in un perdurante e grave stato d’ansia e di paura, temendo gravi conseguenze per la propria incolumità e per quella dei suoi figli, così come raccontato ai Carabinieri.

L’ex marito, arrestato in flagranza dai Carabinieri durante l’ultima “visita”, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria è stato prima trattenuto prima nelle camere di sicurezza e poi sottoposto a rito direttissimo presso il Tribunale di Palermo al termine del quale dopo la convalida gli è stato imposto il divieto di avvicinarsi alla dimora o ai luoghi frequentati dalla vittima.

ufficio stampa provinciale Carabinieri

E’ successo nel pomeriggio di ieri a Misilmeri, dove l’equipaggio di una gazzella del Nucleo Radiomobile della Compagnia cittadina, impegnata in un posto di controllo sull’asse autostradale all’altezza di Villabate ha fermato un’autovettura con due persone a bordo.

I due alla richiesta dei Carabinieri di esibire i documenti si mostrati immediatamente preoccupati ed impazienti di andare via.

Identificati il conducente in MARTINO Carmelo, nato Serradifalco (CL) classe 1948, ivi residente in via Padre Giuseppe Ingrao, ed il passeggero in MESSINA Alfonso, nato Serradifalco (CL) classe 1969, ivi residente in Vicolo Garofalo, di fatto domiciliato a Bagheria (PA) in via Papa Giovanni XXIII, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti sono stati sottoposti a perquisizione.

Un accurato controllo dell’autovettura ha permesso di rinvenire nel vano portabagagli, una scatola per scarpe contenente 5 chili di hashish suddivisi in 50 panetti da 100 grammi l’uno.

I due fermati a seguito della perquisizione sono stati trovati in possesso della somma in contanti di 800 €, presumibile provento illecito dello spaccio di sostanze stupefacenti.

L’intero quantitativo di stupefacente sequestrata, sarà inviato al L.A.S.S. (Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti) del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, per accertare l’esatto principio.

MARTINO Carmelo e MESSINA Alfonso, condotti in Caserma, sono stati dichiarati in arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tradotti presso casa circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Martino Carmelo                  Messina Alfonso

 

Palermo, 11 maggio 2012 

ufficio stampa provinciale Carabinieri

I Carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese (dottoressa Stefania GALLI) su richiesta della Procura della Repubblica (Procuratore Alfredo MORVILLO e Sostituto Procuratore Antonia PAVAN), nei confronti di PIZZO Giuseppe, 58enne, operaio edile di Belmonte Mezzagno, incensurato, gravemente indiziato di essere l’autore dell’assassinio e della distruzione del cadavere di ADEKUNLE Nike Favour, la ragazza nigeriana di appena 21 anni il cui corpo bruciato fu rinvenuto la mattina del 21 dicembre in località Marraffa di Misilmeri.

La ragazza era scomparsa il 15 dicembre come denunciato ai Carabinieri da alcune sue connazionali, molto preoccupate per l’assenza di notizie.

L’ultima cella agganciata dal suo cellulare intorno alle 11.00 riconduceva al territorio di Misilmeri. Poi più nulla. Fino al ritrovamento del cadavere carbonizzato, lasciato sul ciglio di una strada interpoderale nel mezzo di ogni tipo di rifiuto.

Le indagini sull’omicidio prendono le mosse dalle testimonianze delle connazionali, ricercate con insistenza dai militari della Compagnia di Misilmeri, che per giorni percorrono la Favorita, avvicinando le ragazze e cercando di superare – non senza difficoltà – il loro riserbo per trovare una pur minima descrizione sull’ultimo avvistamento di ADEKUNLE.

Effettivamente il giorno della sua scomparsa la ragazza è presente nel parco e viene notata per l’ultima volta salire a bordo del Pick-up nero di un cliente sconosciuto.

Nel contempo, altre ricerche riguardano i luoghi del rinvenimento del cadavere. I militari del RIS di Messina - intervenuti per gli accertamenti tecnico-scientifici – concordano sul fatto che il corpo fosse stato bruciato proprio in quella discarica, condotto in quella strada probabilmente già esanime.

A questo punto, la conoscenza dei luoghi e la memoria investigativa di alcuni militari recuperano un dato essenziale: nei pressi dell’anonima strada interpoderale sorge un villino di campagna. Il proprietario è tale PIZZO Giuseppe, un operaio edile di Belmonte Mezzagno, rimasto coinvolto nel 2001 in una brutta storia di rapina.

All’epoca, una prostituta nigeriana era stata portata dalla Favorita in quel casolare, intrattenendosi con PIZZO. Subito dopo, la giovane denuncia ai Carabinieri di essere stata rapinata del proprio denaro, mentre veniva riaccompagnata a Palermo. Le indagini su quel caso portarono il PIZZO davanti al Tribunale, in un processo conclusosi con l’assoluzione.

altLa circostanza appare singolare per tutte le analogie che presenta con il caso attuale, talché i Carabinieri incominciano a concentrare la loro attenzione proprio su PIZZO. In effetti, il muratore di Belmonte possiede un Pick-up di colore nero e il suo cellulare registra contatti telefonici con quello della giovane vittima.

Il giorno di Natale del 2011 è un giorno di gran lavoro per tutti - magistrati e Carabinieri – alla caserma di Misilmeri. In un serrato confronto, PIZZO viene messo di fronte alle sue responsabilità, che respinge. Ma le meticolose perquisizioni dell’abitazione, del villino e dell’autovettura conducono al ritrovamento di importanti tracce.

All’interno della vettura dell’indagato viene repertata una macchia di sangue che gli esami di laboratorio ricondurranno al DNA della vittima. Inoltre, presso il villino è presente una pianta di papiro i cui resti si trovano anche accanto al cadavere carbonizzato. Così pure per le zolle di terreno intorno al villino, le cui tracce sono repertate sotto le scarpe del cadavere.

Tutto questo fa pensare che il corpo della ragazza sia stato inizialmente nascosto dal PIZZO in un luogo nei pressi del casolare per essere poi portato presso la discarica e qui bruciato. La pioggia di quei giorni tuttavia non consente la completa carbonizzazione del corpo e aiuta gli investigatori a trovare gli importanti indizi.

Analogie investigative, sopralluoghi meticolosi e precise analisi di laboratorio determinano ora un complesso impianto accusatorio di cui PIZZO è chiamato a rispondere.

 

Palermo, 10 maggio 2012 

ufficio stampa provinciale Carabinieri 

nella foto di copertina ADEKUNLE Nike Favour; nella foto in basso Pizzo Giuseppe

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