C'è un nuovo pentito nella famiglia mafiosa di Bagheria

C'è un nuovo pentito nella famiglia mafiosa di Bagheria

cronaca
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La notizia che ad Altavilla Milicia circolava già da diverse settimane ha trovato conferma: Vincenzo Gennaro, residente ad Altavilla Milicia ed  arrestato nel blitz del maggio scorso, da circa due mesi collabora con la magistratura, ed i suoi familiari sono già sotto protezione in una località segreta.

Un altro pentimento nella famiglia mafiosa di Bagheria che sembrava impermeabile da questo punto di vista: prima Stefano Lo Verso a Ficarazzi, quindi Giuseppe Carbone a Casteldaccia, poi ancora un pentito di peso come Sergio Flamia, che si sta rivelando una  vera miniera di informazioni per la lunga militanza malavitosa, ed ora il milicioto  Vincenzo Gennaro, che di vicende di mafia ne conosce pure tante, perchè girava nei cantieri ad incassare il pizzo, ed aveva sperimentato, proprio per 'venire incontro' alle difficoltà economiche degli imprenditori il pizzo a metro quadro.

In effetti, a volerla buttare sul ridere, dopo la pizza a metro, il pizzo a metro quadro ci voleva.

Non più quindi quel 3% fisso sull'importo dei lavori che aveva sempre rappresentato il pedaggio di cosa nostra che gravava sulle imprese ma un sistema più duttile e comprensivo dei problemi che attraversa l'intera economia del territorio.

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Vincenzo Gennaro che ha 57 anni, geometra, ufficialmente era responsabile per la sicurezza in vari cantieri dei comuni che gravitano intorno a Bagheria, ma di fatto era la longa manus di cosa nostra per incassare il dazio mafioso.

In questi giorni le sue dichiarazioni vengono depositate agli atti dell'inchiesta legata all'operazione 'Argo', inchiesta che i magistrati inquirenti si avviano a chiudere chiedendo per gli imputati il rinvio a giudizio forti anche delle dichiarazione dei pentiti.

Secondo quanto scrive Salvo Palazzolo sulla Repubblica di oggi, Gennaro starebbe confermando le tensioni che c'erano all'interno della famiglia mafiosa di Bagheria, dovute ad un antagonismo ravvicinato tra Carmelo Bartolone e Sergio Flamia di fatto i due luogotenenti che avrebbero potuto aspirare a ruoli di capifamiglia e Gino Di Salvo, forse troppo avanti negli anni e troppo preso dai suoi affari, per potere mettere un freno alle ambizioni degli aspiranti capimafia.

Ma i problemi, come stanno accertando gli inquirenti, venivano anche dalla presenza dei due ispano-canadesi, poi ritrovati bruciati in discarica, Juan Fernandez Paz e Fernado Pimentel, la cui presenza era in qualche modo spia di un orizzonte più ampio in cui si muovevano alcuni mafiosi bagheresi e casteldaccesi soprattutto.

E la eliminazione di due personaggi di tale spessore, decisa, ormai sembra certo, in Canada, doveva però avere un avallo autorevole a Bagheria: ma se, come pare, il reggente della famiglia  Gino Di Salvo non sapeva nulla sulla scomparsa dei due canadesi, chi aveva dato allora l'autorizzazione per la loro eliminazione? 

E' l'interrogativo al quale investigatori e magistrati stanno cercando di dare una risposta.

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