Il neonato ritrovato in balcone salvato dalla professionalità dei soccorritori del 118

Il neonato ritrovato in balcone salvato dalla professionalità dei soccorritori del 118

cronaca
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Concordano tutte le testimonianze nell'attribuire alla prontezza di riflessi e allo spirito di abnegazione dei sanitari e infermieri del 118 e di quelli ospedalieri,  se il neonato di poche ore ritrovato ieri a Bagheria su un balcone al 1° piano attiguo a quello della casa in cui era stato partorito, è stato letteralmente strappato alla morte.

Dai primi immediati soccorsi prestati subito dopo il ritrovamento e sull'ambulanza che lo conduceva in ospedale,  il neonato già  con i segni dell'ipossia causata dalle difficoltà respiratorie, con una temperatura corporea di 24°, come ha dichiarato il responsabile della neonatologia del 'Buccheri, dr. Gianpiero Pinna,  è emersa non solo la professionalità ma la umanità dei soccorritori.

Il neonato di qualche ora già freddo e viola per l'insuficiente ossigenazione,  viene scaldato subito con un phon, viene intubato: se fossero trascorsi anche solo solo dieci, quindici minuti piuttosto che di una vita salvata staremmo a parlare, ancora una volta, delle tragiche conseguenze di un dramma figlio dei pregiudizi, dell'ignoranza, della solitudine.

Praticamente morto quando è stato ritrovato, con un blocco cardiaco a dire dei soccorritori, già ieri sera il neonato, anche se prematuro di qualche settimana, respirava autonomamente ed aveva assunto un pò di latte.

La trasposizione di un simbolismo banale quanto vero della vicenda di ieri: la vita che si rivela ancora una volta, e nell'essere apparentemente più debole e indfeso, più forte della morte.

 La madre del neonato, che viene descritta dai sanitari come confusa, viene ora assistita dall'equipe dei psicologi, mentre pare che ancora non è stato 'qualificato' il reato che ha commesso, se abbandono di neonato o altro.

Si vedrà più avanti.

Intanto sui media accanto alla rabbia, all'indignazione e alle espressioni di disprezzo verso una madre 'snaturata' e 'schifosa', emergono anche considerazioni più riflessive.

Certo il gesto della donna  è stato terribile, crudele, insensato: ma noi giudichiamo con gli strumenti e con i criteri della normalità eventi 'straordinari' , il comportamento cioè di una mente che non ha più equilibrio, nè consapevolezza, nè capacità di distinguere il bene dal male; e ci viene troppo facile impancarci a sapientoni.

Il dramma di questa donna sola, che deve a tutti i costi nascondere il frutto di un incontro nato forse per caso, o forse dall'illusione di aver trovato una persona amica e comprensiva in una vita di amarezze, o frutto solo di un momento di debolezza, come scrive qualcuno - non è piuttosto una lezione per il nostro egoismo perbenista e bigotto?

Possibile che nessuno, tra i vicini e i familiari, si fosse accorto dello stato di gravidanza della donna? ed il padre del neonato dov'era ? non si è anche lui sottratto ad una responsabilità ? possibile che nessuno abbia teso una mano per capire e eventualmente aiutare e soccorrere ?

Nessuno saprà mai cosa è scoppiato nella testa di questa donna, quando si è ritrovato tra le mani questo piccolo essere, a dover fare delle operazioni che solo l'istinto e la natura ti fanno compiere, che magari piangeva e urlava rischiando di farla 'scoprire', dal padre ottantenne e cieco e dalla sorella.

Dare giudizi sommari è facile, troppo facile; insultare, inveire, disprezzare, è nell'ordine naturale delle cose.

Quante volte però di fronte ai drammi di una famiglia, di una persona, drammi che accadono sotto i nostri occhi, ci giriamo dall'altra parte per far finta di non vedere ?

 

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